Dopo i disordini in Gran Bretagna, stupì la celerità della polizia nel rintracciare grandi quantità di arruffapopolo, agguantati dalle telecamere a circuito chiuso (Closed-circuit television – Cctv). Il Web diffuse alquanti allarmismi circa i sistemi Cctv sparsi per Londra, ipotizzando 4 milioni di telecamere, in grado di catturare immagini a 360° in HD per rendere riconoscibili i volti e leggibili le targhe dei veicoli persino a trecento metri. Fonti ufficiali ridimensionarono la quantità a 2 milioni.
E in Italia? Meglio che i contribuenti non sappiano quante sono le telecamere inutilmente installate dove il 15 ottobre scorso misero Roma a ferro e fuoco. Vi sono milioni di telecamere a Roma, ma cercare i vandali è solo questione di fortuna perché non è la quantità di telecamere a fare la differenza, bensì il sistema integrato di stoccaggio delle immagini e la loro lettura celere, al fine di consentire l’associazione fra le immagini acquisite e i dati di archivio, per poter di arrivare all’identità del soggetto. In Gran Bretagna questo sistema c’è, a Roma no; oppure se c’è non lo usano o non lo sanno usare. Se sia o meno un vantaggio per la privacy lasciamolo decidere ad altri.
Non è secondario rilevare che le spese italiane per i 500mila agenti delle polizie sono il doppio di quelli dedicati alle occhiute polizie britanniche.
E ci congratuliamo con Paola Severino, nuovo Guardasigilli, che fra i suoi primi atti d’ufficio, esecrò i braccialetti elettronici strapagati a Telecom nel 2001 e inutilizzati finora. Tripwire segnalò lo scialo, inutilmente, un paio d’anni fa, ricordando che i braccialetti impiegati in Gran Bretagna sono 50mila. E si capisce che poi speculano contro di noi…