IL DOSSIER

Cdp, Scannapieco: “Due reti Tlc sono inefficienti, va trovata una formula”

Il progetto di integrazione degli asset di Tim e Open Fiber resta la strada maestra secondo l’Ad di Cassa depositi e prestiti. No comment sul dossier Netco: “Non siamo parte in causa, nulla da dire”

Pubblicato il 25 Ott 2023

cdp

Ci sono due reti e credo che siano inefficienti allo stato attuale. Quindi bisogna trovare una formula, nel rispetto degli impianti antitrust, che porti maggiore efficienza. Ne beneficia il Paese in termini digitalizzazione e a questo bisogna tendere”. Dario Scanapieco, Ad di Cassa depositi e prestiti rilancia la questione dell’integrazione degli asset di Tim e Open Fiber che deve restare dunque il faro nell’ambito del progetto di una rete nazionale di Tlc.

Sulle offerte di Kkr per Netco e Sparkle Scannapieco si limita a dire che “in questo momento non siamo parte e non ho nulla da dire” ma ribadisce riguardo alla partecipazione in Tim (alla soglia del 10%) che “noi guardiamo a lungo termine e pensiamo che ci possa essere spazio e sia efficiente arrivare a una forma di migliore organizzazione del settore industriale. Questo rimane il nostro obiettivo di medio termine”.

Il doppio cda Tim

Due i cda Tim, uno il 3 e l’altro il 5 novembre, in calendario per la valutazione della doppia offerta pervenuta da Kkr: la proposta vincolante per la rete che include anche Fibercop e la nuova non vincolante per la società internazionale del Gruppo con richiesta di esclusiva. Per entrambe ipotizzata una deadline fino al 20 dicembre.

Il nodo Vivendi

Vivendi, azionista numero uno di Tim (alla soglia del 24%) ha inviato una nuova lettera al cda di Tim ribadendo di esser pronta ad impugnare l’eventuale decisione del board sulla vendita della rete, nel caso non venisse sottoposta all’approvazione di un’assemblea straordinaria. “La nostra posizione è molto chiara. Crediamo che l’offerta di Kkr, che questa volta è vincolante, sia una mossa importante per l’evoluzione del gruppo, e che la rete sia una parte importante di questa. Abbiamo affermato molte volte che il suo valore è di 30 miliardi e la nostra posizione oggi è che come principali azionisti con oltre il 23% dei diritti di voto vogliamo esprimere ufficialmente la nostra posizione in un’assemblea ordinaria o straordinaria degli azionisti”. Questa la posizione di Vivendi evidenziata nei giorni scorsi dal direttore finanziario Francois Laroze in occasione della presentazione agli analisti dei conti del terzo trimestre del gruppo francese.

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