LO STUDIO

Cellulare leva di inclusione finanziaria, nel mondo 600 milioni di “unbanked people”

Report Unravelling the Web di Mastercard: il mobile banking può ridurre di un terzo il numero di persone senza accesso ai servizi bancari. Ancora forte la propensione all’adozione di operatori non regolamentati

Pubblicato il 02 Apr 2019

mobile-banking

I cellulari leva l’inclusione finanziaria. Lo sostiene “Unravelling the Web”, studio condotto da Mastercard secondo cui la tecnologia mobile è cruciale per migliorare l’accesso ai servizi finanziari: in 15 paesi –  rappresentano oltre il 60% della popolazione globale che non ha accesso ai servizi bancari – 607 milioni di utenti dispongono di un telefono cellulare, ma non di un conto bancario. La tecnologia mobile potrebbe quindi fornire loro un accesso immediato ai vantaggi concessi dall’inclusione finanziaria.

Ad eccezione dell’India, in questi 15 paesi gli utenti in possesso di un telefono cellulare superano di diversi milioni coloro che possiedono anche un conto bancario (in Cina sono 204 milioni).

“Fornire esclusivamente l’accesso ai servizi finanziari non è però sufficiente – sottolinea Ann Cairns, Vice Chairman di Mastercard -. Per ottenere un impatto reale, le persone devono anche utilizzarli attivamente”. Infatti, a livello globale, il 20% delle persone con un conto bancario tradizionale o via mobile non lo ha usato per più di un anno, mentre sempre più persone usano il proprio account occasionalmente.

In assenza di servizi bancari, o laddove i prodotti finanziari sono usati in modo sporadico, è inevitabile che le persone si rivolgano a operatori informali, come i “club di risparmio del quartiere”, i creditori di denaro locali e i servizi di rimessa senza licenza.

La maggior parte delle persone a basso reddito mostra una maggiore propensione verso questi prodotti finanziari informali. Tuttavia, non hanno protezione legale, affrontano rischi significativi “e potrebbero pagare di più – sostiene la ricerca Mastercard – per un prodotto di qualità inferiore”.

Inoltre, la ricerca sottolinea testualmente che “la battaglia per l’inclusione non riguarda la creazione di comportamenti o di mercati completamente nuovi. Né si tratta di fornire un accesso semplice al sistema finanziario. Al contrario, riguarda il modo in cui operatori in buona fede e fornitori regolamentati possono fare un lavoro migliore per superare la concorrenza del settore informale”.

Anche il divario di genere pesa nella diffusione dei servizi bancari. Nei paesi in via di sviluppo, spiega la ricerca, è già presente un divario di 8 punti percentuali nella proprietà degli account (67% uomini vs 59% donne). Questo divario raggiunge la doppia cifra in molti paesi, come il Marocco e il Perù, e tocca il 30% in Pakistan e Bangladesh. Infine, le donne hanno una minore probabilità di vedere finalizzato o ricevuto un pagamento digitale così come di recuperare fondi di emergenza in caso di criticità, mentre c’è una maggiore probabilità che abbiano fatto ricorso a prodotti finanziari informali.

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