Sembra tutto pronto per l’entrata in Borsa di Cerved. Il gruppo attivo nelle informazioni sul rischio di credito ha infatti proposto agli investitori un piano basato sulla riduzione del debito e la trasformazione in public company nei prossimi 4 anni. Cerved ha aperto l’offerta agli investitori retail (cui è destinato il 10% delle azioni), dopo quella per istituzionali (cui spetterà il 90%) iniziata venerdi a Londra.
La Consob ha dato il via libera all’operazione di vendita e sottoscrizione di 84 milioni di azioni, in parte derivanti da un aumento di capitale (53,6%) ed in parte poste in vendita dai due azionisti di riferimento Capital Partners e Chopin Holding (46,4%). L’offerta si chiuderà il 18 giugno e il prezzo – ad oggi previsto tra i 5 e i 6,5 euro ad azione – sarà invece fissato il 19 giugno, con inizio della contrattazione il martedì successivo.
La società ha proposto quindi un percorso di crescita basato sul business tradizionale della credit information accompagnato da nuove attività come la valutazione e gestione dei crediti in sofferenza e le soluzioni per il marketing. Si prevedono nuove acquisizioni mirate, anche se le risorse dell’Ipo saranno destinate a ridurre l’indebitamento e il costo del capitale. “Subito dopo l’Ipo rimborseremo 250 milioni. Oggi paghiamo 54 milioni di interessi, e dopo il rimborso ne pagheremo 39”, ha commentato l’amministratore delegato di Cerved, Gianandrea De Bernardis, aggiungendo che nel 2016, quando la società potrà ristrutturare il debito, questo onere scenderà ulteriormente a 22 milioni, liberando altre risorse per la crescita. “Il debito che prima dell’Ipo era a 5,5 volte l’Ebitda dovrebbe scendere a tre”, rassicura l’ad.
Il gruppo ha chiuso il primo trimestre dell’anno con 79,3 milioni di ricavi (in progresso del 7,5%) e un Ebitdadi 38,1 milioni (+4,5%), confermando la crescita organica di fatturato e margini realizzata negli ultimi anni. Nel periodo 2009-2013, infatti Cerved ha visto salire i ricavi da 254 a 313 milioni di euro, con un incremento medio del 5,2%, mentre l’Ebitda passava da 120 a 152 milioni dfi euro, con una crescita media annua del 6,3%.
Il management, in ogni caso, conta sull’Ipo per migliorare la struttura del capitale e aumentare la generazione di cassa, con conseguenze anche sui dividendi:” La politica aziendale prevede che il cash flow, se nn utilizzato per l’M&A, venga distribuito. E bisogna considerare che le nostre acquisizioni non sono operazioni grandissime”, ha aggiunto l’ad spiegando che l’azienda sta già guardando diversi dossier e potrebbe annunciare una nuova operazione straordinaria entro fine anno.