L'ASTA IN FRANCIA

Champions League, Sfr-Altice scippa i diritti a Vivendi

A sorpresa la trasmissione della Uefa in Francia 2018-2021 aggiudicata alla società Tlc per 1 miliardo, il doppio dell’asta 2015-2018. Si scalda l’attesa sul fronte italiano: chi competerà con Sky?

Pubblicato il 12 Mag 2017

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L’asta per i diritti della Champions League in Francia per il triennio 2018-2021 si è chiusa con un risultato a sorpresa: a soffiare la competizione Uefa a Canal+, pay tv controllata da Vivendi, e ai canali controllati da Quatar di belN sports è stata Sfr, secondo operatore telefonico transalpino controllato da Altice, con un’offerta da 350 milioni di euro per ogni stagione, il doppio di quanto pagato dai vincitori dell’asta precedente, e quasi 400 milioni di euro in più rispetto alla cifra a cui era stata aggiudicata l’asta in Italia per il 2015-2018, vinta da Mediaset Premium (220 milioni di euro a stagione per il triennio).

Sfr inoltre, dopo essersi aggiudicata i diritti per la trasmissione dei match della Premier league inglese, mirerebbe anche a concorrere per accaparrarsi i diritti per la Francia dell’atra competizione Uefa, l’Europa League, di cui è attesa l’asta a breve. Oltre ai diritti per la Francia, Altice ha confermato di aver ottenuto anche i diritti non esclusivi per la trasmissione della Champions league in lingua francese in Lussemburgo, Svizzera e principato di Monaco.

E’ ora prevedibile che la perdita dei diritti della Champions league possa creare qualche difficoltà a Canal+, che nelle scorse stagioni aveva la possibilità di trasmettere un match a settimana della competizione (diritto pagato 50 milioni), mentre il resto dei match se l’erano aggiudicato i canali sportivi di belNSport, che grazie a questo avevano ottenuto un’impennata di abbonamenti.

In ogni caso la reazione di Canal+ rimane fredda: “La Champions League – affermano alcune fonti della pay Tv citate da Italia Oggi – non rappresenta che 15 partite all’anno di cui solo tre o quattro con il Paris Saint Germain, la squadra più amata dai francesi e che, quindi, fa più ascolti. Il resto, francamente, è poco significativo per il nostro mercato interno”.

Quanto a belN sports, la Tv qatariana farà leva per le prossime stagioni sui diritti già acquisiti sul campionato francese, la League 1, sul campionato top 14 di rugby e sulla Formula 1.

Oltre che in Francia, il prezzo dei diritti per la Champions league è sensibilmente salito anche nel Regno Unito, dove ad aggiudicarseli è stata recentemente BT, che ha battuto Sky sborsando 1,2 miliardi di sterline per il triennio, un terzo in più di quanto lo stesso operatore telefonico aveva offerto prendendo i diritti per il triennio che si sta concludendo.

Due a questo punto gli interrogativi aperti: il primo riguarda il modello di business che Sfr adotterà per sfruttare al meglio questa vittoria sul mercato francese, e che potrebbe fare da apripista per altri Paesi europei, dimostrando come gli operatori Tlc siano sempre più “avidi” di contenuti tanto da insidiare i network televisivi, mirando a clienti aggiuntivi e quindi risultati importanti di fatturato grazie ai contenuti. Una strategia che evidenzia come per il futuro sarà sempre più importante sfruttare per la trasmissione, oltre alla tradizionale Tv, anche gli altri supporti digitali come smartphone e i tablet.

L’altro interrogativo è come si comporterà a questo punto il mercato Italiano, e chi saranno i concorrenti di Sky per aggiudicarsi i diritti dell’asta imminente. Se da una parte infatti Mediaset Premium, dopo le difficoltà affrontate negli ultimi anni e l’accordo sfumato con Vivendi, che sta avendo strascichi giudiziari tra le due società, ha già lasciato intendere di non essere disposta a “svenarsi” per ottenere di nuovo i diritti della Champions, non è detto che non si facciano avanti altri concorrenti: da questo potrebbe dipendere l’esito della gara e l’eventuale ridimensionamento della cifra di aggiudicazione. Una discesa che però sembra essere messa in dubbio da quello che sta succedendo nel resto d’Europa, dove la Champions league diventa progressivamente più cara per chi vuole trasmetterla in tv o sui media digitali.

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