L’infrastruttura è senz’altro un elemento importante, senza il quale il “salto digitale” non può avvenire. Una base di connettività pensata per unire il Paese e collegarlo al resto del mondo, un’autostrada digitale che arrivi fino a casa degli italiani attraverso connessioni in fibra ottica, e che consenta davvero un accesso adeguato ai servizi di nuova generazione. Per fare il “salto digitale” però il Paese ha bisogno di ripensare a tutte le sue logiche di funzionamento, ai processi, al modo in cui si erogano i servizi, al modo in cui il cittadino si interfaccia con la Pubblica Amministrazione, solo per cominciare; la scuola, la fiscalità, la giustizia, il lavoro.
È come quando si affronta un importante progetto di “change management” per supportare il rilancio di una grande azienda sul mercato. Per noi italiani si tratta di una svolta epocale, che coinvolge tutte le fasce della popolazione. Molti cantieri sono già aperti in questo senso, si pensi a quanto si sta facendo per realizzare i punti dell’Agenda Digitale. Il ruolo del Governo è cruciale in tutti questi scenari, e la sfida più grande è culturale e formativa. Non basta infatti ripensare i servizi in maniera più efficiente ed erogarli mediante nuovi canali.
Bisogna contrastare la scarsa propensione al cambiamento che è tipica del nostro Paese, insegnare ai cittadini a vivere in un nuovo contesto digitale, sfruttando i vantaggi che derivano dall’uso di nuovi strumenti e riconoscendo i rischi ad essi correlati. Servono nuove regole per la burocrazia, che facciano convergere le modalità operative delle singole amministrazioni locali verso degli standard nazionali. Le lacune da colmare ad oggi sono davvero molte, ma è sicuro che il nostro Paese, come più volte ha dimostrato in passato, troverà il modo per vincere la sfida e tornare ad essere competitivo.