Da una parte ci sono i capiufficio che fanno la posta ai propri collaboratori per pizzicarli nel momento in cui chattano o condividono post e foto su Facebook. Dall’altra ci sono sempre più aziende che incoraggiano i dipendenti a conoscersi e a cooperare sui social network per aumentare produttività e affiatamento.
Sembra proprio che l’immediatezza e l’informalità con cui si approcciano chat e forum siano capaci di liberare energie creative e favorire il lavoro di squadra nei tempi e nei modi che meglio si confanno alla logica del risultato. Tempi e modi che non sempre sono quelli delle riunioni-fiume. Ecco perché non solo gli specialisti della unified collaboration e dei software per la produttività, ma anche i social network squisitamente consumer stanno abbracciando un processo di ibridazione che promette di cambiare molte regole del gioco della vita d’ufficio.
A differenza dei social network tradizionali che li hanno ispirati, gli strumenti dedicati al business devono però avere determinate caratteristiche per rappresentare qualcosa di più di un semplice messenger: innanzitutto non possono prescindere dalla capacità di integrare e condividere con tutti i partecipanti alle sessioni documenti e file; devono saper dialogare con le piattaforme aziendali in cui sono inseriti, su desktop come sui dispositivi mobile; necessitano infine di soluzioni che garantiscano la sicurezza delle informazioni relative a dipendenti, progetti e organizzazione, attraverso credenziali e sistemi di notifiche a prova di privacy.
Il fatto che a gennaio persino Mark Zuckerberg abbia deciso di cimentarsi con la sfida lanciando la versione beta Facebook At Work la dice lunga sulle potenzialità di questa categoria di prodotti: At Work di fatto offre la stessa esperienza della versione consumer, pur separando il profilo personale da quello aziendale, e si contraddistingue per la possibilità di creare news feed, gruppi aperti, chiusi o segreti, pagine e notifiche su eventi, esportabili come avviene su strumenti più familiari al mondo dell’ufficio, a partire da Outlook di Microsoft, iCal di Apple e Calendar di Google. Nella fase di test della piattaforma è stato coinvolto un centinaio di imprese e, dato l’esito positivo, il roll out commerciale dovrebbe essere imminente. Privo di pubblicità, Facebook At Work funzionerà secondo un modello freemium.
L’altra novità recente è LookUp, la soluzione di LinkedIn (disponibile gratuitamente per iOs e desktop) grazie alla quale è possibile non solo cercare i profili dei colleghi aziendali (purché siano iscritti al network) in base al nome, alle competenze e al ruolo, ma anche approfondirne il background e scambiare messaggi. Risale tra l’altro a pochi giorni fa il lancio della prima piattaforma di instant messaging (una vera e propria chat, disponibile per il momento solo nella versione in lingua inglese), ma LinkedIn sta lavorando anche a Groups, tramite cui gli utenti potranno ricevere notifiche nel momento in cui appaiono nuovi post o discussioni nei gruppi a cui partecipano, e a un’assistente virtuale che possa competere con Cortana, Siri e Google Now.
Ma, come detto, i primi a notare le potenzialità di post e chat sul posto di lavoro sono stati proprio gli inventori del concetto di produttività informatica, da Sap, che con Streamwork dal 2010 propone la data analysis partecipativa, a Cisco, che con Jabber integra strumenti di telepresenza, instant messaging e file sharing. Oracle è invece sul mercato con Social Network. Per Giovanni Ravasio, Country Leader Applications di Oracle Italia, “lo strumento si rivela prezioso pure per le HR e il top management, che ora possono effettuare le proprie valutazioni anche in base a chi porta più valore all’azienda attraverso la condivisione di idee e proposte. Cambia persino il modo di ingaggiare nuove risorse”, dice Ravasio. “Le skill non vanno più cercate solo negli elenchi del CV, ora possono essere misurate in maniera non invasiva anche attraverso le conversazioni”.
Quello della valutazione indiretta è un metodo che piace pure a Microsoft, che con Yammer propone una logica di premiazione degli utenti capaci di distinguersi nei topic fornendo risposte utili alla community: il loro profilo, come avviene per esempio su Tripadvisor o ancor più similmente su Yahoo! Answers, viene aggiornato mettendo in evidenza la loro attitudine al problem solving. Ma a vincere è sempre l’organizzazione: in British Airways hanno aderito alla piattaforma Yammer 11 mila dipendenti su 41 mila, generando in 21 mesi un milione di post, che hanno influenzato le scelte aziendali sulla promozione dell’ingresso in flotta del nuovo velivolo A380 e sulla composizione degli amenity kit riservati ai viaggiatori. “Il social network si è rivelato molto più efficace delle mail sia nel comunicare problemi e ipotetiche soluzioni, sia rispetto ai tempi di risposta degli interessati e per quanto riguarda la spontaneità degli interventi”, dice Adrian Steel, Global Head of IT Operations di International Airlines Group, la capofila di British Airways.