Si scalda la corsa mondiale all’Intelligenza artificiale integrata nei software. Dopo la scesa in campo del “nuovo” Bing – il motore di ricerca di Microsoft – con funzionalità AI, anche Opera, il browser utilizzato per navigare in rete, integrerà in “Shorten” le funzionalità derivate direttamente da ChatGpt, il chatbot che ha dato il “la” alle applicazioni di Intelligenza artificiale “conversazionale”. Così come è recente il debutto di Google nella AI con il progetto Bard.
Cosa si potrà fare con Shorten
La prima novità che ChatGpt porterà in Opera è “Shorten”, un modo per creare in automatico dei riepiloghi di articoli e pagine web visitate. Quando diventerà disponibile al pubblico, si vedrà nel browser una nuova icona a destra della barra degli indirizzi. Toccandola si aprirà una barra laterale in cui ChatGpt fornirà un riepilogo puntato della pagina web che si sta navigando.
La società sta lavorando su altre funzionalità basate sull’intelligenza artificiale che sostiene “aumenteranno” l’esperienza di Opera, ma la società non ha specificato in dettaglio cosa comporteranno.
L’annuncio di “Shorten” arriva nella stessa settimana in cui Microsoft ha svelato la volontà di riprogettare Edge, il proprio software di navigazione che ha sostituito Internet Explorer, per aggiungere funzioni basate sull’intelligenza artificiale.
Il concorrente di Google si chiama invece Bard, chatbot alimentata dalla piattaforma LaMda. Nei giorni scorsi Mountain View aveva annunciato un investimento da 300 milioni di dollari nella startup Anthropic che ha già sviluppato Claude, un chatbot rivale di ChatGpt.
A quota 1 milione gli iscritti al nuovo Bing
Intanto raggiunge quota 1 milione il numero di persone iscritte alla fase di test del “nuovo” motore di ricerca di Microsoft, Bing, con funzionalità di intelligenza artificiale. Il colosso di Redmond aveva svelato il progetto a seguito di un forte investimento in OpenAI, l’organizzazione che sviluppa il chatbot ChatGpt. Il traguardo è stato superato in meno di 48 ore.
Ma il lavoro di Microsoft nel campo dell’intelligenza artificiale non si ferma alla ricerca web. Stando a quanto riporta il sito The Verge, l’azienda integrerà ChatGpt anche in applicazioni popolari come Word, PowerPoint e Outlook.
I mercati promuovono l’exploit di Microsoft nell’Intelligenza artificiale: il titolo della società mostra un rialzo del 3,2% nell’indice S&P 500; la scorsa settimana, grazie a un rialzo superiore al 5%, Microsoft ha raggiunto il valore di mercato di 2.000 miliardi di dollari, sull’onda dell’euforia per l’integrazione dell’intelligenza artificiale in Bing ed Edge, mossa paragonata dall’amministratore delegato Satya Nadella alla nascita del cloud nel 2007-2008.
Anche la Cina scende in campo
Le Big tech cinesi non stanno a guardare. Anche Alibaba a Baidu, oltre a JD.com e NetEase, hanno annunciato le loro intenzioni di lanciare prodotti in stile ChatGPT. Le grandi aziende si sono concentrate soprattutto sulle applicazioni aziendali e puntano a trovare un equilibrio tra i propri investimenti in tecnologie chiave e la stretta delle autorità di regolamentazione cinesi su temi antitrust e protezione dei dati.
“Da un lato i giganti cinesi della tecnologia devono convincere consumatori e investitori di non essere in ritardo nello sviluppo della nuova tecnologia – spiega Xin Sun, docente di affari cinesi e dell’Asia orientale al King’s College di Londra -. Dall’altro, devono muoversi in modo cauto per evitare di essere percepiti dal governo come sviluppatori di nuovi prodotti, servizi e modelli di business che potrebbero sollevare nuove preoccupazioni politiche e di sicurezza per il partito-Stato”.
Il “perché” del flop di Bard
Google ha lanciato la sua risposta a ChatGPT attraverso la chatbot Bard. Ma già dal debutto ha deluso le aspettative rispondendo in modo sbagliato a una domanda sul telescopio James Webb. Un errore che ha fatto crollare le azioni del colosso del 9%.
“Non puoi lanciare un sistema che dà risposte sbagliate – ha detto il presidente di Alphabet John Hennessy -. L’industria tecnologica deve essere attenta agli impatti sulla società civile. Penso che questi modelli di AI siano agli inizi: serve ancora capire come inserirli in un flusso di prodotti e farlo nel modo più corretto. Al momento è questo il nodo principale per l’industria”.
Il test di Bard aveva lo scopo di dimostrare che Google può contare su una tecnologia simile al popolare chatbot ChatGPT, ma la strada è ancora lunga, ha precisato Hennessy. “Penso che Google abbia esitato a lanciare Bard perché non pensava di essere ancora pronta – ha detto Hennessy -. Serviranno ancora 1-2 anni perché l’intelligenza artificiale generativa possa dimostrarsi uno strumento veramente utile per il pubblico più ampio”.