L’Italia è al quarto posto nel mondo, insieme alla Francia e preceduta da Usa, Uk, Australia e Spagna, per numero di Chief Digital Officer (Cdo), figura professionale emergente in grado di “attraversare” trasversalmente vari settori di competenza, dal marketing alla gestione del personale, dall’Ict alla comunicazione. Sono dati che emergono dalla Chief Digital Officer Talent Map, studio elaborato da David Mathison (nella foto), imprenditore, esperto di new media e scrittore ma soprattutto founder del Cdo Club e curatore del Chief Digital Officer Summit, evento annuale su questi temi.
Presentato in anteprima ad aprile, il rapporto è stato ora pubblicato nella sua completezza e il Corriere delle Comunicazioni è in grado di svelarne i dettagli.
In generale emerge un dato positivo sull’evoluzione di questa innovativa figura professionale, impegnata a collaborare con tutte le unità di business di un’azienda supportando gli altri dirigenti per decisioni, piani di crescita e rischi associati alla rivoluzione digitale: nel 2013 il numero di Cdo nel mondo è raddoppiato rispetto all’anno precedente, raggiungendo quota 500. Una cifra oggettivamente ancora bassa, dovuta al fatto che si tratta di una professione inedita, ma in costante ascesa. Il Cdo Club stima che si arriverà a un migliaio di Cdo entro la fine del 2014.
Per quanto riguarda la collocazione geografica dei Chief Digital Officer, si segnala la costante ascesa dell’Europa. Il Nord America resta predominante, con il 68% degli assunti, in calo però dell’88% nel 2013 rispetto al 2012. Significativamente, tra i 250 nuovi Cdo assunti l’anno scorso a livello internazionale, la maggior parte non è nordamericana ma proviene da altre parti del mondo e più di 100 sono stati assunti in Europa. Il dato rilevante è proprio l’“esplosione” del fenomeno nel nostro continente, finora non particolarmente attratto dalla nuova figura professionale: i Cdo europei rappresentano ormai il 23% di quelli di tutto il pianeta, una cifra cresciuta del 7% rispetto all’anno precedente. Nel corso del 2013 sono stati assunti Cdo praticamente in tutti i Paesi europei, dall’Austria alla Repubblica Ceca fino alla Svizzera.
Come abbiamo visto l’Italia si conquista un buon quarto posto per numero assoluto di Cdo assunti nel 2013 nel mondo. In questo caso è la Germania a seguirci a ruota. Poi vengono Canada, Olanda e Finlandia.
La classifica cambia se si considerano i dati “per capita”, ovvero in relazione al numero degli abitanti di ciascun Paese. In questo caso il Paese con più Cdo rispetto alla popolazione è la Finlandia, seguita da Australia, Usa, Singapore e Uk.
In ogni caso, specifica lo studio, ormai i Cdo si trovano in quasi tutte le nazioni, dal Qatar al Libano, dalla Tailandia alla Turchia, dall’Argentina al Vietnam.
Quanto ai settori ricoperti, il 36% di tutti i Cdo sono nell’industria dell’advertising, poi nei media (18%) e nell’editoria (13%), ma è interessante notare che il 10% ha trovato lavoro nel no profit. Si tratta però di una professione ancora molto maschile: l’81% sono uomini. Il 98% ha tra i 30 e i 59 anni. La Talent Map rivela anche gli stipendi: in media un Cdo guadagna dai 250mila ai 500mila dollari all’anno, fino a punte di 700mila.
Tra gli esempi più interessanti di Chief Digital Officer c’è la 29enne Rachel Gorelick Sterne Haot, già fondatrice di start up e docente universitaria, che ricopre questo incarico per la Municipalità di New York e che quest’anno ha vinto il premio come miglior Cdo del mondo. Anche i Repubblicani hanno nominato un loro Cdo, Chuck De Feo, con l’obiettivo di sconfiggere alle prossime elezioni la macchina comunicativa guidata con successo nel 2012 da Michael Slaby, Chief Integration and Innovation Officer del presidente Barack Obama.
In Italia, invece, il fenomeno è agli albori. Tra i pochi a vantare un Chief Digital Officer c’è Messaggerie Italiane, che ha scelto per questo ruolo Vincenzo Russi.
Considerata la crescita dei Cdo in Europa, il prossimo summit dedicato all’argomento si terrà in Gran Bretagna il prossimo 29 ottobre.