Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden risponde all’appello dell’industria americana e firma un ordine esecutivo che mira a far fronte agli squilibri sulla supply chain globale dei chip che minano la capacità delle aziende Usa di produrre dispositivi hitech avanzati.
L’ordine chiede di passare in rassegna i prodotti chiave del settore, dai semiconduttori alle batterie per veicoli elettrici, che durerà 100 giorni. Successivamente, dovrà essere svolta una più ampia analisi a lungo termine su sei settori dell’economia americana. In questo secondo lavoro di ricerca potrà condurre a concrete raccomandazioni sulle azioni poliche da intraprendere per rafforzare le supply chain. Le raccomandazioni dovranno essere rapidamente attuate, ha sottolineato Biden in conferenza stampa, come riporta la testata Cnbc.com.
L’appello dell’industria: “Fondi federali per fabbriche di chip negli Usa”
L’America ha bisogno di chip fabbricati negli Stati Uniti per alimentare la sua potenza tecnologica, evitando qualunque interruzione sulla supply chain: questo l’appello indirizzato la scorsa settimana a Biden e firmato da un gruppo di associazioni (Sia, Advanced Medical Technology Association, Motor & Equipment Manufacturers Association) che rappresentano la manifattura, l’automotive e la produzione di apparecchi medicali. Le associazioni industriali hanno chiesto al presidente di spingere il Congresso ad accelerare i tempi sul programma per lo stanziamento di fondi federali per costruire nuove fabbriche di chip in America.
La trade war prima e la pandemia dopo hanno portato alla luce la rilevanza strategica di tecnologie come 5G, processori e intelligenza artificiale e l’importanza di supply chain stabili. Gli Stati Uniti hanno diversi campioni nazionali dei microprocessori, ma la fabbricazione è ampiamente concentrata in Asia e l’industria americana, si legge nella lettera al presidente, vuole chip non solo disegnati ma fabbricati negli Usa.
“Un pericoloso punto debole per la sicurezza e l’economia”
Diversi membri del Congresso, di entrambi i partiti, hanno sottolineato la necessità di agire sul fronte dell’indipendenza tecnologica nei chip. Le interruzioni sulla supply chain possono avere conseguenze pesanti per l’industria americana. Il leader della maggioranza al Senato, il Democratico di New York Chuck Schumer, ha affermato che “la produzione di semiconduttori è un pericoloso punto debole della nostra economia e della nostra sicurezza nazionale“.
Prima della firma dell’ordine esecutivo Biden ha incontrato proprio un gruppo di parlamentari bipartisan per discutere il tema e ha definito l’incontro “molto produttivo”.
Secondo la Semiconductor Industry Association americana gli Usa rappresentano solo il 12,5% della manifattura globale di semiconduttori.
Samsung pronta a potenziare la produzione negli Usa
La maggior parte della produzione di chip avanzati avviene in Asia dove hanno sede i colossi dell’assemblaggio in outsourcing come Tsmc (Taiwan semiconductor manufacturing co). Anche Samsung è in grado di gestire la produzione non solo per il proprio fabbisogno, ma per clienti terzi, centinaia di diverse aziende che progettano chip. La pandemia ha messo in evidenza i rischi della dipendenza dalla produzione in fabbriche estere, perché i lockdown hanno fermato la produzione e l’emergenza sanitaria ha reso più complesso il trasporto di merci.
Sia Tsmc che Samsung hanno in piano di aprire fabbriche negli Usa e potrebbero beneficiare dei fondi federali, se approvati.
Lo scorso mese Bloomberg ha riportato che proprio Samsung sarebbe pronta a mettere sul piatto 10 miliardi di dollari per costruire una nuova fabbrica di chip avanzati negli Stati Uniti. L’impianto, sito a Austin, Texas, produrrà circuiti logici, inclusi quelli a 3 nanometri (nm), e sarebbe il terzo impianto al mondo per il colosso sud-coreano a usare la tecnologia della litografia ultravioletta estrema per produrre chip.