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Chip, assist di Taiwan agli Usa: Tsmc accelera sulla gigafactory in Arizona

Il governatore, Doug Ducey, in visita a Taipei: la costruzione dell’impianto procede velocemente. “Pronti ad accogliere altre aziende del settore”

Pubblicato il 31 Ago 2022

Chip

I chip amplificano le frizioni tra Usa e Cina. Dopo la visita della speaker della Camera, Nancy Pelosi, e altre tre delegazioni Usa è arrivato a Taiwan anche il governatore dell’Arizona, Doug Ducey, per incontrare la presidente Tsai Ing-wen e il ministro degli Esteri Joseph Wu e partecipare allo “Us Business Day”, evento che promuovere opportunità d’investimento tra Taipei e Washington.  La visita non è stata gradita da Pechino che ha esortato gli Usa “a rispettare il principio della Cina unica e a interrompere ogni scambio ufficiale con la regione di Taiwan”.

Il viaggio di Ducey a Taiwan

Per Ducey è l’occasione per fare il punto sulla giga factory da 12 miliardi che Tsmc, il chipmaker taiwanaese tra i leader mondiali nelle produzione di semiconduttori, sta realizzando in Arizona. “Tsmc – ha detto Ducey – sta facendo progressi importanti nella costruzione del suo nuovo impianto: a poco più di due anni Tsmc ha completato la costruzione della struttura principale”.

Durante il suo viaggio, Ducey visiterà anche le aziende di semiconduttori e le università con programmi dedicati ai microprocessori, nel tentativo di espandere la cooperazione tra il suo stato e l’isola. Taiwan ha stretti legami economici e commerciali con l’Arizona, dove circa 100 aziende taiwanesi hanno effettuato investimenti, principalmente nei settori dei semiconduttori, dell’aviazione e dell’elettronica.

Nei giorni scorsi la presidente Tsai Ing-wen, nel corso di un incontro con la senatrice Usa Marsha Blackburn, si è detta pronta a rafforzare la cooperazione con gli Stati Uniti nel campo dei semiconduttori e dell’alta tecnologia.

“Dobbiamo lavorare insieme per creare catene di approvvigionamento più sicure e resilienti – ha detto Tsai – Sono felice di vedere aziende di Taiwan che vogliono investire nell’industria dei semiconduttori statunitense. Siamo impazienti di rafforzare la cooperazione con gli Stati Uniti nel campo dei semiconduttori e in altri settori dell’alta tecnologia e di rispondere insieme alle sfide economiche dell’era post-pandemica.

La reazione della Cina

Ducey è il secondo governatore americano a visitare Taiwan dopo quello dell’Indiana Eric J. Holcomb; il Congresso Usa ha inviato tre missioni di cui la prima, il 2-3 agosto, guidata dalla speaker della Camera Nancy Pelosi, all’origine della reazione di Pechino e di sette giorni di manovre militari dell’Esercito cinese.

Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian ha fatto sapere che la Cina avrebbe “adottato misure forti per salvaguardare la sua sovranità e la sua integrità territoriale”. Nel frattempo, le forze armate di Pechino continuano a operare intorno all’isola, tenendo alta la pressione militare.

Chip, le frizioni Usa-Cina

Gli Usa guardano con estrema attenzione al destino di Taiwan. L’isola che la Cina considera suo territorio, conta la produzione di circa il 26% della domanda di semiconduttori mondiali, percentuale che supera il 90% nel settore dei microchip di ultima generazione. E il 65% dei chip utilizzati negli Stati Uniti sono realizzati a Taiwan. È chiaro che un’ingerenza della Cina avrebbe impatti anche sulla fornitura di semiconduttori agli Usa.

Gli Stati Uniti si stanno muovendo, dunque, sia sul fronte diplomatico con l’arrivo di delegazioni istituzionali a Taipei sia con un piano di produzione interno. Nei giorni scorsi il presidente il presidente Usa Joe Biden ha firmato un ordine esecutivo per l’attuazione del Chips and Science Act che prevede finanziamenti al settore dei semiconduttori e la ricerca pari a 52,7 miliardi di dollari.

Il Chips and Science Act mira ad incrementare gli sforzi per rendere gli Stati Uniti più competitivi rispetto alla Cina. Sovvenzionando la produzione e ampliando i fondi per la ricerca, si punta dunque ad alleviare una persistente carenza che ha colpito vari settori, dalle automobili alle armi, dalle lavatrici ai videogiochi.

La legge prevede anche un credito d’imposta sugli investimenti per gli impianti di produzione di chip per un valore stimato di 24 miliardi di dollari.

L’ordine di Biden stabilisce sei azioni chiave per l’attuazione del provvedimento e istituisce una task force, composta da 16 membri, e co-presieduta National Economic Director Brian Deese, National Security Advisor Jake Sullivan, and Acting Office of Science and Technology Policy Director Alondra Nelson. Nella task force  siederanno anche i segretari di Difesa, Stato, Commercio, Tesoro, Lavoro ed Energia.

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