Le restrizioni all’esportazione di semiconduttori dettate dal Dipartimento del Commercio Usa hanno determinato l’interruzione del rapporto di lavoro tra i fornitori statunitensi di apparecchiature per la produzione di chip e l’azienda cinese Yangtze Memory Technologies (Ymtc). A rivelarlo è stato il Wall Street Journal. Ymtc è una delle nuove 31 aziende cinesi inserite ieri nella lista di entità che non possono acquistare determinati prodotti statunitensi.
I partner di Ymtc Kla e Lam Research, per esempio, hanno già sospeso ogni supporto tecnico e di aggiornamento per le apparecchiature già installate e hanno richiamato i dipendenti statunitensi impiegati in Ymtc, il principale produttore di semiconduttori in Cina. Sebbene le decisioni possano avere carattere temporaneo, sono segnali di un irrigidimento sull’esportazione di tecnologia americana che potrebbe far avanzare la potenza militare di Pechino.
In seguito alla divulgazione della notizia, le azioni di Kla stanno perdendo lo 0,12%, mentre quelle di Lam Research stanno guadagnando lo 0,75%.
Samsung e Sk Hynix esentati per anno dalle restrizioni
I colossi sudcoreani dei conduttori Samsung Electronics e Sk Hynix hanno invece ottenuto un’esenzione di un anno dalle nuove restrizioni statunitensi che bloccano le esportazioni di chip avanzati e relative apparecchiature in Cina.
Il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha infatti concesso alle due imprese l’autorizzazione a continuare a ricevere apparecchiature per la produzione di chip e altri articoli necessari per mantenere la produzione di chip di memoria in Cina.
La reazione di Pechino: “Una pratica che danneggia l’economia mondiale”
La Cina ha replicato all’iniziativa degli Stati Uniti accusando l’amministrazione Biden di abusare delle misure di controllo delle esportazioni per mantenere un’egemonia scientifica e tecnologia e ostacolare “arbitrariamente” le imprese cinesi. “Tale pratica è contraria al principio della concorrenza leale e alle regole del commercio internazionale“, ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri cinesi Mao Ning durante una conferenza stampa, avvertendo che la decisione “non solo danneggerà i diritti e gli interessi legittimi delle società cinesi, ma anche gli interessi delle società statunitensi” e “infliggerà un duro colpo alle catene industriali e di approvvigionamento globali oltre che alla ripresa economica mondiale. Politicizzando le questioni tecnologiche e commerciali e usandole come strumento e arma, gli Stati Uniti non possono frenare lo sviluppo della Cina, ma si faranno solo del male e si isoleranno quando la loro azione si ritorcerà contro”, ha concluso Mao.
E Tsmc taglia gli investimenti annuali del 10%
Subodorando i venti di tempesta in arrivo, Taiwan Semiconductor Manufacturing Co (Tsmc) ha annunciato l’intenzione di ridurre la sua spesa in conto capitale per il 2022 a circa 36 miliardi di dollari, attribuendo la decisione alle sfide dovute all’aumento dei costi inflazionistici del prossimo anno. La società ha dunque ridotto il budget di investimento annuale di almeno il 10% parlando di un tono più cauto alla domanda nei prossimi mesi.
Questo nonostante l’utile trimestrale sia aumentato dell’80% grazie alle forti vendite dei processori utilizzati nei data center e nelle auto elettriche. Il predominio del gruppo nella produzione di alcuni dei chip più avanzati al mondo per clienti di fascia alta come Apple e Qualcomm ha in effetti protetto il business dalla recessione già segnalata da altri produttori di chip, tra cui Amd e Micron Technology. E per il quarto trimestre, Tsmc prevede comunque un aumento del 29% delle entrate, che saranno comprese tra i 19,9 miliardi e i 20,7 miliardi di dollari, rispetto ai 15,74 miliardi dell’anno scorso.
La società ha affermato che i suoi data center e le attività automobilistiche sono rimaste stabili per ora e che la sua attività nel complesso sarà più resiliente del più ampio settore dei chip che probabilmente diminuirà nel 2023.