La crisi dei chip spinge i colossi mondiali ad alzare la posta sugli investimenti mentre traina le vendite e i risultati finanziari. Toshiba, secondo quanto riporta l’agenzia Reuters, investirà 125 miliardi di yen, ovvero oltre un miliardo di dollari, per moltiplicare di 2,5 volte la sua capacità di produrre semiconduttori per la gestione dei consumi di energia.
Il colosso industriale costruirà in Giappone una fabbrica di chip 300-millimetri per il controllo dei consumi energetici nelle automobili, nei dispositivi elettronici e nei macchinari industriali. L’impianto inizierà ad essere operativo a marzo del 2025.
L’obiettivo è soddisfare la domanda del mercato in forte crescita e, al tempo stesso, competere con rivali come Infineon, che ha appena annunciato un incremento del 50% degli investimenti per il 2022, pari a circa 2,4 miliardi di euro, per potenziare la capacità produttiva soprattutto nei chip destinati alle auto.
La tedesca Infineon continua a crescere
La stessa Infineon ha alzato le sue previsioni alle prestazioni finanziarie per il full year 2022, portando la stima sui ricavi a 13 miliardi di euro.
Nel primo trimestre il chipmaker tedesco ha visto crescere l’utile a 457 milioni di euro, ovvero 0,35 euro per azione, da 256 milioni di euro, ovvero 0,19 euro per azione nello stesso trimestre dello scorso anno. I guadagni rettificati per azione per il trimestre sono cresciuti a 0,41 euro da 0,28 euro nell’anno precedente. Il fatturato trimestrale è stato di 3,16 miliardi, in crescita del 20% su base annua. Infineon si aspetta un fatturato di circa 3,2 miliardi nel secondo trimestre dell’anno fiscale 2022.
La corsa dei chipmaker per soddisfare la domanda
Nel 2021 le aziende dei semiconduttori hanno speso su scala globale 146 miliardi di dollari per costruire nuove linee di produzione o nuove fabbriche e per fare ricerca e sviluppo, secondo Gartner. Tsmc, Samsung e Intel hanno rappresentato il 60% degli investimenti totali.
In particolare, la taiwanese Tsmc, il maggior contractor del settore, sta spendendo 100 miliardi di dollari in tre anni. L’americana Intel ha annunciato lo scorso marzo un investimento di 20 miliardi di dollari in due nuovi stabilimenti in Arizona, mentre in Europa ha in progetto una gigafactory e una serie di investimenti che potranno arrivare a un totale di 100 miliardi di euro in dieci anni. Stm, da parte sua, ha detto la scorsa settimana che raddoppierà gli investimenti del 2022 a 3,6 miliardi di dollari rispetto a quelli dell’anno scorso.
Per il periodo 2021-2025 la società di ricerca Bain prevede una spesa di capitale quasi doppia rispetto al periodo 2016-2020.
Questi investimenti si legano sia all’aumento della produzione in risposta alla “crisi dei chip”, ovvero la carenza di offerta rispetto a una domanda-boom, sia al costo delle tecnologie più innovative. I chipmaker che più spendono sono quelli che hanno dell proprie fabbriche, mentre produttori come Nvidia, Amd o Qualcomm non hanno bisogno di aumentare drammaticamente gli investimenti perché, osserva Forrester, sono “fabless” e affidano la produzione a terzi, come Tsmc.
L’Europa verso il suo primo Chips Act
L’Europa è troppo poco rappresentata nella catena produttiva dei chip e per questo l’Europa ha preparato una strategia che sarà presentata la prossima settimana dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Il capo dell’esecutivo Ue lo ha ribadito intervenendo a una conferenza sull’Europa digitale, il”Masters of digital 2022 event”, confermando le anticipazioni della scorsa settimana.
“La prossima settimana presenteremo un pezzo cruciale di questo programma, il primo Chips Act in Europa“, ha detto von der Leyen. “Voglio che diventiamo un attore forte in tutta la catena del valore dei chip. Entro il 2030, il 20% della produzione mondiale di microchip dovrebbe essere in Europa. È il doppio di oggi, in un mercato destinato a raddoppiare nel prossimo decennio. Quindi significa quadruplicare la produzione europea odierna”, ha specificato la presidente.
In arrivo i chip che “non dimenticano”
Sul fronte della ricerca, un team della Purdue University coordinato da Hai-Tian Zhang ha descritto sulla rivista Science i risultati ottenuti dalla realizzazione dei primi chip dotati di intelligenza artificiale per l’apprendimento continuo. Si tratta di un’innovazione che permette a questi chip di riconfigurarsi con impulsi elettrici a mano a mano che apprendono nuove informazioni. In questo modo riescono a conservare tutto ciò che apprendono.
I primi test indicano che le prestazioni dei nuovi chip sono decisamente superiori rispetto a quelle dei chip tradizionali e, rilevano i ricercatori, aprono le porte a una nuova elettronica ispirata al cervello umano e altrettanto efficiente nella capacità di imparare dall’esperienza.