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Chip, la Germania stoppa la vendita della giga factory di Elmos ai cinesi

Il governo Scholz ha posto il veto su un accordo che avrebbe ceduto la fabbrica di Dortmund a Silex Microsystems Ab, di proprietà della Sai Microelectronics of China. “Necessità di tutelare le aree di produzione critiche”

Pubblicato il 10 Nov 2022

europa3, chip

Il governo tedesco ha deciso di bloccare la vendita di una fabbrica di chip di Dortmund a un investitore cinese. Si tratta nello specifico di un impianto di proprietà della società Elmos, che aveva già annunciato di essere stata informata dal ministero dell’Economia che la vendita della sua fabbrica a Silex Microsystems Ab, di proprietà della Sai Microelectronics of China, “molto probabilmente” sarebbe stata vietata. L’operazione da 85 milioni di euro era prevista per dicembre. La società cinese ha fatto sapere che analizzerà la decisione “per quanto riguarda eventuali violazioni materiali dei diritti delle parti e decidere se intraprendere un’azione legale”.

La Germania punta a tutelare le aree di produzione critiche

“È importante è il messaggio politico che lanciamo: siamo un’economia di mercato aperta, dove gli investimenti esteri – anche da paesi al di fuori dell’Unione – sono desiderati e benvenuti, ma un’economia di mercato aperta non è un’economia di mercato ingenua”, ha spiegato il ministro dell’Economia, Robert Habeck, commentando la decisione.

Sebbene l’accordo non fosse molto significativo dal punto di vista finanziario e la tecnologia coinvolta apparentemente non fosse nuova, il deal ha sollevato preoccupazioni sulla possibilità di mettere parte della capacità di produzione tedesca in ambito It in mani cinesi. Il ministro Habeck ha affermato che il governo ha bloccato in questi giorni un altro investimento pianificato da un investitore al di fuori dell’Unione Europea, senza però fornire ulteriori dettagli perché l’operazione è ancora soggetta a clausole di riservatezza commerciale della società coinvolta. Habeck ha precisato che la sicurezza in Germania deve essere protetta e “c’è una particolare necessità di tutelare le aree di produzione critiche”.

La strategia del governo Scholz

Il governo di Scholz, che ha quasi un anno, ha fatto segnare un netto allontanamento dall’approccio fermamente trade-first del predecessore Angela Merkel nei confronti della Cina. In programma c’è il varo di una “strategia globale per la Cina”, che però è ancora in sospeso. Una cosa è certa: il ministro degli Esteri Annalena Baerbock e altri hanno chiarito che la Germania vuole evitare di ripetere gli errori commessi con la Russia, che forniva più della metà del gas naturale circolante nel Paese.

Scholz d’altra parte incoraggia le aziende a diversificare senza boicottare a prescindere gli affari con Pechino. “Non vogliamo il disaccoppiamento dalla Cina“, ma “ridurremo le dipendenze unilaterali nello spirito di una diversificazione intelligente”, ha dichiarato il premier tedesco.

Commentando l’intera vicenda, un portavoce del ministero degli Esteri cinese, Zhao Lijian, ha precisato che non sapeva della vendita della fabbrica di chip, ma ha esortato il governo Scholz a trattare allo stesso modo le aziende cinesi. Zhao ha invitato la Germania a “fornire un ambiente di mercato equo, aperto e non discriminatorio per il normale funzionamento di tutte le società” e a evitare di “usare la sicurezza nazionale come pretesto per il protezionismo”.

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