LA TRIMESTRALE

Chip, per Nvidia 30 miliardi di ricavi ma crolla in Borsa: timori sui margini futuri



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Conti record oltre le attese degli analisti ma il colosso dei chip ha bruciato in un solo giorno 180 miliardi di capitalizzazione trascinandosi dietro le altre big hi-tech al Nasdaq e sulle Borse mondiali. Via a un piano di buyback da 50 miliardi. Negli Usa scatta l’allarme sui tagli annunciati da Intel che prevede di licenziare fino a 15mila dipendenti. A rischio il finanziamento monstre da 20 miliardi da parte del Governo?

Pubblicato il 29 ago 2024



Nvidia Santa Clara HQ

Il colosso Usa dei chip Nvidia ha archiviato il suo secondo trimestre fiscale 2025 con ricavi record di 30 miliardi di dollari, superiori alle attese, ma che mostrano un rallentamento della sua corsa, soprattutto rispetto al trimestre precedente. Dopo aver più che triplicato i ricavi negli ultimi trimestri, infatti, il gruppo di Santa Clara li ha ‘solo’ raddoppiati (+122% su un anno, +15% su base trimestrale), anche se mantiene un ritmo senza precedenti che stacca l’andamento del resto del settore.

I risultati non rassicurano gli investitori, che temono una brusca frenata nella corsa del colosso dei chip – tanto più che, per il terzo trimestre, sono previsti margini inferiori alle stime di mercato. Infatti, negli scambi after-hours seguiti alla pubblicazione del report finanziario, il titolo di Nvidia è arrivato a cedere fino al 6%, perdendo oltre 180 miliardi di capitalizzazione. I titoli di altre aziende tecnologiche hanno seguito Nvidia nel suo calo.

Nvidia, risultati record grazie a data center e Ai

I risultati del secondo trimestre sono comunque estremamente positivi: Nvidia ha generato un utile netto di 16,6 miliardi di dollari (+168% anno su anno, +12% su base trimestrale). L’utile per azione, escluse le voci straordinarie, si attesta a 68 centesimi, in rialzo rispettivamente del 152% anno su anno e dell’11% su base trimestrale, anche qui al di sopra del consensus (64 centesimi).

Da oltre due anni il colosso tecnologico registra prestazioni nettamente superiori alle aspettative del mercato, trimestre dopo trimestre. A spingere i risultati è la domanda delle schede grafiche (Gpu), chip con maggiori capacità di calcolo, essenziali per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale generativa; molti dei clienti sono aziende che gestiscono i data center.

Infatti, è record per i ricavi del business per i centri dati: 26,3 miliardi di dollari, in rialzo del 16% rispetto al primo trimestre e del 154% rispetto a un anno prima.

“I data center hanno difficoltà a modernizzare la propria infrastruttura It con capacità di elaborazione accelerate e intelligenza artificiale”, ha affermato il ceo e co-fondatore di Nvidia, Jensen Huang

In arrivo i chip Blackwell

Nella prima metà del suo anno fiscale Nvidia ha anche restituito 15,4 miliardi di dollari agli azionisti sotto forma di riacquisto di azioni e dividendi in cash. Questo mese il cda dell’azienda ha approvato un nuovo share buyback da 50 miliardi.

Nel terzo trimestre Nvidia prevede ricavi per 32,5 miliardi di dollari, una cifra superiore alle proiezioni di mercato, che anticipano 31,7 miliardi. Il margine lordo Gaap è atteso al 74,4%, mentre per l’anno intero dovrebbe attestarsi intorno al 75%.

“La domanda per Hopper rimane forte e le aspettative per Blackwell sono incredibili”, ha commentato ancora Jensen Huang, citato nella nota sui risultati finanziari.

Gli Hopper sono una famiglia di microprocessori di cui fa parte l’H100, il prodotto di punta dell’azienda, in assoluto il più apprezzato del settore e dal valore di diverse decine di migliaia di dollari ciascuno. A metà marzo Nvidia ha presentato Blackwell, una famiglia di Gpu erede della H100, che dovrebbe essere commercializzata entro la fine dell’anno. L’azienda lo ha definito “il chip più potente del mondo”.

Wall Street teme una brusca frenata

Tuttavia gli investitori temono che la corsa dei titoli tecnologici trainata dallo sviluppo dell’Ai sia insostenibile. I dati di Nvidia sono tutti superiori al consensus ma gli analisti sono preoccupati dalla gigantesca forbice tra la crescita anno su anno (a tre cifre) e quella su base trimestrale (a due cifre). Anche le stime sul terzo trimestre non hanno completamente convinto gli esperti. 

Nvidia è di fatto il “titolo più importante al mondo”, ha recentemente commentato Eric Jackson, di Emj Capital, parlando alla Cnbc. La trimestrale di Nvidia è “l’evento più importante per il settore tech degli ultimi anni”, si è spinto a dire Dan Ives, analista di Wedbush, citato dall’Investor’s Business Daily.

Dalla fine del 2022, grazie allo sviluppo e al successo dell’intelligenza artificiale, la capitalizzazione di Nvidia è aumentata di oltre nove volte, registrando un record a giugno e diventando, per un breve periodo di tempo, la società di maggior valore al mondo, superando Microsoft e Apple.

Intel taglia 15mila posti: a rischio i fondi del Governo Usa?

Ben diverso lo scenario per un altro colosso dei chip americano, Intel, che ha annunciato il taglio di 15mila posti di lavoro, nonostante abbia ricevuto il via libera del Dipartimento del Commercio Usa a un sostegno (tra finanziamenti a fondo perduto e prestiti) di quasi 20 miliardi di dollari. Adesso il Senatore Repubblicano Rick Scott ne chiede conto al ceo dell’azienda, Pat Gelsinger, perché il finanziamento era legato al potenziamento della produzione di chip e alla creazione di posti di lavoro negli Stati Uniti.

Il Commerce department americano ha annunciato a maggio un accordo preliminare per concedere a Intel 8,5 miliardi di dollari in grants, fino a 11 miliardi in prestiti e accesso a un credito fiscale del 25% sugli investimenti, indicando che la misura avrebbe sostenuto la creazione di oltre 10mila posti di lavoro nelle fabbriche e quasi 20mila posti nell’edilizia per la realizzazione degli impianti produttivi dei chip in Arizona, New Mexico, Ohio e Oregon.

Questo mese, tuttavia, Intel ha annunciato un piano per ridurre i costi di 10 miliardi nel 2025, che include un taglio di oltre il 15% dei dipendenti, la maggior parte da eseguirsi entro la fine di quest’anno. Adesso il Senatore Scott chiede all’azienda chiarimenti su quanti posti di lavoro saranno persi negli Usa e su quali siano le intenzioni di investimento di Intel, vista l’ingente quantità di soldi dei contribuenti americani stanziata per sostenere lo sviluppo del chipmaker in America.

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