La partita dei chip di Intel non è ancora chiusa per l’Italia: la Regione Veneto resta in lizza per ricevere parte degli investimenti europei del colosso dei semiconduttori e ospitare uno stabilimento di assemblaggio e packaging.
“Ci sono dibattiti in Germania e Polonia che non sono irrilevanti, ma nella fase di selezione e short list i veneti ci sono a pieno titolo“, ha affermato il presidente del Veneto, Luca Zaia, in merito al progetto che vedrebbe la fabbrica di chip Intel sorgere nel Veronese.
Chip in Italia, il Veneto c’è. Ma decide Intel
Nei giorni scorsi, gli annunci del colosso americano sugli investimenti in altri Paesi (in Ue ma anche fuori dall’Europa) hanno fatto temere un allontanamento dal progetto iniziale che prevedeva un ruolo anche per l’Italia nel maxi-piano da 80 miliardi di euro per rendere l’Europa capace di soddisfare autonomamente parte della sua domanda (crescente) di semiconduttori. Secondo quanto indicato l’anno scorso, gli investimenti includono oltre 33 miliardi di euro in nuove strutture produttive, di cui 17 miliardi per la gigafactory in Germania, 12 miliardi per l’ampliamento di strutture esistenti in Irlanda e 4,5 miliardi per la realizzazione in Italia del primo impianto europeo di back-end (packaging) per la fabbricazione di chip.
“Il dato concreto – ha affermato Zaia – è che dobbiamo attendere la decisione di Intel, non su dove farlo, ma se lo farà davvero. Il governo si è attivato e ha avuto modo di incontrare i vertici. Noi, da parte nostra, abbiamo fatto carotaggi di terreni e immaginato un’area anche maggiore di quella necessaria. Per noi Intel è il ‘non plus ultra’, ma dopo aver lavorato così tanto su quell’area, posso dire che resterà ideale da candidare a livello internazionale. Di movimento ce n’è, ma oggi siamo solo concentrati sulla partita Intel”, ha concluso.
Accordo già fatto in Germania
In Germania l’accordo è stato trovato: Intel investirà 30 miliardi nel paese, come indica la lettera d’intenti siglata qualche giorno fa per la realizzazione di due fabbriche di wafer per i chip con sede a Magdeburgo, nello Stato di Sassonia-Anhalt. Previsto anche un supporto governativo che include incentivi pari – secondo indiscrezioni di stampa – a 9,9 miliardi di euro.
Intel ha acquisito il terreno per gli impianti a novembre del 2022 e si prevede che la prima frabbrica entrerà in produzione tra quattro o cinque anni, a seguito dell’approvazione della Commissione europea del pacchetto incentivi legati al Chips Act.
Date le tempistiche e la scala dell’investimento attuale, Intel ha pianificato di produrre semiconduttori utilizzando le più avanzate tecnologie di transistor dell’era Angstrom. Il sito di Magdeburgo servirà sia i prodotti di Intel che i clienti di Intel Foundry Services.
La nuova fabbrica Intel in Polonia
Nei giorni scorsi Intel ha annunciato anche un nuovo impianto all’avanguardia di assembly & test che sorgerà nei pressi di Wrocław, in Polonia, con un investimento che arriverà fino a 4,6 miliardi di dollari. Una volta completata, la struttura darà lavoro a circa 2.000 dipendenti, ai quali vanno aggiunti quelli indiretti che serviranno per la costruzione della struttura e quelli dell’indotto.
“Questo impianto è differente e non sostituisce quello oggetto di interlocuzioni aperte con il governo italiano, annunciato lo scorso anno – ha tuttavia chiarito Intel a CorCom -Il nuovo impianto pianificato in Polonia è simile agli impianti di assembly & test che Intel ha già aperto in altre parti del mondo, mentre l’impianto discusso in Italia, come annunciato, riguarda un diverso processo nell’ambito della fase di back-end della produzione, con tecnologie nuove e innovative”.
La Regione Veneto ha accelerato l’iter
Intanto il Consiglio regionale del Veneto ha approvato all’unanimità la Risoluzione “Azioni regionali per l’insediamento di Intel nel territorio veronese”, presentata dal primo firmatario, il consigliere Alberto Bozza (FI). Il provvedimento offre sostegno alla Giunta regionale nello sforzo di favorire, in sinergia con il mondo industriale, l’insediamento della multinazionale statunitense dei chip a Vigasio, nel Veronese, per la parte assemblaggio e confezione.
“L’investimento darà sviluppo e occupazione al territorio del Nordest, con importanti ricadute per tutta la filiera collegata all’hitech”, si legge nella nota per i media. “La Risoluzione auspica anche che la Giunta regionale dia corso ad una intensificazione della fase precontrattuale, al fine di poter proporre al partner soluzioni di mercato migliorative rispetto ad altri potenziali interlocutori”.
L’hub evento per l’imballaggio e l’assemblaggio di semiconduttori dovrebbe generare fino a 5mila nuovi posti di lavoro – 1.500 diretti e 3.500 dall’indotto – a seguito di un investimento attorno ai 5 miliardi. Sempre secondo indiscrezioni, lo Stato si farebbe carico di un finanziamento fino al 40%. Il via dei lavori sarebbe fra il 2025 e il 2027.
La strategia di Intel per competere con Tsmc
Intel ha intanto fornito agli investitori un aggiornamento sul suo piano di rilancio che punta a rendere il colosso Usa più competitivo rispetto al concorrente Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (Tsmc), che è un produttore per conto terzi e già adotta le tecnologie più avanzate. Entro il 2026 Intel dovrà mettersi al passo, affermarsi nel ruolo di contractor con la divisone Intel Foundry Services e, anche, tagliare i costi per 10 miliardi di dollari.
Se Intel raggiunge le capacità di Tsmc, può competere per i contratti per costruire chip ad alte prestazioni da aziende come Apple, Nvidia e Qualcomm, che non gestiscono la propria produzione ma la affidano a terzi, come Tsmc o Samsung. Intel ha detto che si aspetta di annunciare un cliente chiave per la sua attività di fabbricazione entro la fine dell’anno.
“Foundry services affronterà le stesse dinamiche di mercato delle loro controparti di fonderia”, ha indicato il Cfo David Zinsner agli analisti. Intel dovrà competere sui volumi “attraverso le prestazioni e il prezzo” (un annuncio che per ora, però, non ha convinto gli azionisti).
L’azienda continua intanto a investire in Israele, dove il gigante statunitense dei semiconduttori spenderà 25 miliardi di dollari per un nuovo impianto nella città meridionale di Kiryat Gat.
Il nuovo stabilimento di Intel, come annunciato nei giorni scorsi dal governo di Tel Aviv, aprirà entro il 2027 e sarà operativo almeno fino al 2035. Non si tratta del primo investimento del genere: l’azienda americana è presente nel paese mediorientale da quasi cinquant’anni ed è il più grande datore di lavoro ed esportatore privato. Ma, come ha osservato il primo ministro Benjamin Netanyahu, 90 miliardi di shekel, ovvero 25 miliardi di dollari, sono “il più grande investimento di sempre da parte di una società internazionale in Israele”.