SOVRANITÀ TECNOLOGICA

Chips Act, è già tempo di una revisione: l’appello dell’Esia alla Ue



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La European Semiconductor Industry Association invita ad accelerare sui finanziamenti e a elaborare un nuovo pacchetto di misure, rispetto a quello approvato lo scorso anno, che preveda meno restrizioni all’export e un focus sulle aree in cui le aziende europee hanno maggiore competitività. E serve la nomina di un responsabile della politica industriale a livello comunitario

Pubblicato il 3 set 2024



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L’Unione europea dovrebbe accelerare l’erogazione di strumenti finanziari volti a promuovere l’industria dei semiconduttori, prevedendo un nuovo pacchetto di sostegni e nominando un responsabile che coordini le iniziative a livello comunitario. A dirlo è l’Esia (European Semiconductor Industry Association), che riunisce i principali player europei attivi nel settore. Il gruppo ha lanciato un vero e proprio appello, chiedendo una versione 2.0 del Chips Act che prenda anche in considerazione minori restrizioni all’esportazione, il sostegno a settori in cui le aziende europee sono già avvantaggiate e, per l’appunto, un’accelerazione nella distribuzione degli aiuti.

Perché urge una revisione del Chips Act

Esia – che rappresenta aziende del calibro di Infineon, StMicroelectronics e Nxp, oltre a enti di ricerca come Imec, Fraunhofer e Cea-Leti – ha affermato che si dovrebbe lanciare un “Chips Act 2.0 immediato”. Si tratterebbe di modificare un framework che sta ora muovendo i primi passi. Il primo Chips Act, infatti, è stato varato nell’aprile 2023, ed era stato presentato come un piano di sovvenzioni da 43 miliardi di euro volto a incrementare la quota europea del mercato globale dei chip fino al 20% entro il 2030.

Una recente analisi critica condotta dal think tank tedesco Interface ha rilevato che, sebbene l’Europa non sia sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo fissato da Thierry Breton e che negli ultimi 40 anni non abbia detenuto il 15% del mercato globale, il primo Chips Act ha ha avuto il merito di focalizzare l’attenzione dei politici sul settore.

Tra i progetti più importanti previsti dalla legge sui chip vi sono un impianto da 10 miliardi di euro che la taiwanese Tsmc ha inaugurato il mese scorso a Dresda e un progetto da 30 miliardi di euro pianificato da Intel a Magdeburgo, in Germania.

Tuttavia, a causa delle difficoltà economiche di Intel, il progetto di Magdeburgo non ha ancora ottenuto l’approvazione dell’Ue per gli aiuti ed è stato ritardato, sollevando dubbi sulla sua realizzazione.

Esia: no a un approccio troppo difensivo

Per quanto riguarda le politiche di esportazione, Esia dice di riconoscere la necessità di proteggere la tecnologia e garantire la sicurezza. Tuttavia, “è necessario un approccio più positivo alla sicurezza economica, basato sul sostegno e sugli incentivi, piuttosto che un approccio difensivo che si basa su misure restrittive e protettive”.

Per esempio, all’olandese Asml, specializzata nello sviluppo e nella produzione di macchine per fotolitografia utilizzate per realizzare chip ad altre prestazioni, è stato impedito di spedire la metà superiore della sua gamma di prodotti ai clienti in Cina, in quanto l’Unione Europea e i Paesi Bassi si sono allineati alle restrizioni guidate dagli Stati Uniti, volte a rallentare i progressi tecnologici e militari cinesi.

Il primo ministro olandese Dick Schoof ha dichiarato venerdì che il suo governo valuterà gli interessi economici di Asml quando renderà più severe le regole che limitano le esportazioni in Cina.

 

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