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Chips Act, il governo accelera. Urso: “In Cdm nei primi giorni di agosto”

Il ministro delle Imprese: “Il disegno di legge sulla microelettronica sarà la base per definire il Piano nazionale”. La presidente del Consiglio Meloni: “Lavoriamo per scorporare dal patto di stabilità gli investimenti che servono per la transizione digitale”

Pubblicato il 03 Lug 2023

Adolfo Urso

Il governo accelera sul Chips Act italiano. La possibile deadline di presentazione del provvedimento l’ha data il ministro delle Imprese e made in Italy, Adolfo Urso, intervenendo all’assembela di Ucimu. “Penso di riuscire a portare in Consiglio dei ministri prima della pausa estiva, nei primi giorni di agosto, il ddl sulla microelettronica che definirà il Piano Nazionale italiano, in similitudine al Chips act europeo per fare dell’Italia il paese ideale in cui investire sull’economia digitale e la tecnologia green”, ha detto il ministro.

Siderurgia e automotive gli altri dossier caldi

“Siamo stimolati anche dai risultati importanti ottenuti sull’attrattività del Paese sugli investimenti esteri. Quando siamo giunti al governo c’era un quadro fosco, previsioni secondo cui l’Italia avrebbe dovuto essere in recessione. Invece siamo in testa”, ha rivendicato Urso, sulle performance economiche nell’Ue.

“Lo spread era previsto insostenibile, invece anche questa mattina lo spread si riduce e la sostenibilità è sempre più garantita – ha ricordato – Avrebbero dovuto fuggire i capitali stranieri, invece la Borsa di Milano ha segnato un record storico ed è quella che cresce di più tra le europee. Erano previsioni negative, invece l’Italia ha sorpreso tutti”.

Ovviamente l’industria risente della recessione tedesca, “ma nel suo complesso l’economia italiana va meglio di quella di altri partner europei”. “In questo contesto dobbiamo affrontare alcune sfide significative”. E per questo, prima della pausa estiva “mi auguro di riuscire e reindirizzare in direzione della crescita altri due dossier: la siderurgia, siamo impegnati a realizzare il piano nazionale siderurigico, e poi l’automotive”.

Il governo, ha spiegato il ministro, punta a ridurre il delta tra produzione interna e immatricolazioni. “Va assolutamente ridotto e su questo siamo impegnati, puntiamo a un accordo di transizione con il gruppo Stellantis”, ha detto. E poi ci sta il turismo “che dà ottimi risultati e che può ancora crescere. Noi abbiamo fiducia nel nostro paese perché lo conosciamo – ha concluso Urso – e sappiamo che questo è il modo migliore per rispondere alle esigenze del mondo produttivo”.

Digitale, il governo punta a maggiore flessibilità per gli investimenti

Intervenendo all’assemblea annuale di Assolomabarda, invece, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha rimarcato la necessità di avere maggiore flessibilità per quel che riguarda gli investimenti destinati alla transizione digitale e green.

“Siamo impegnati sul nuovo fronte della governance europea”, con la riforma del patto di stabilità e crescita che “nella sua nuova versione dovrebbe privilegiare di più la crescita, senza la quale è difficile garantire stabilità” ha spiegato, sottolineando la necessità di “parità di condizioni nel mercato interno” con “una piena flessibilità dei fondi europei esistenti”.

“La sfida sulla riforma della governance è sugli investimenti – ha chiarito – Se l’Europa fa scelte strategiche come la transizione verde, la transizione digitale e la difesa non si possono punire le nazioni che investono in questi ambiti. Scomputare queste spese dai calcoli del patto di stabilità è una sfida prioritaria”.

Il protocollo Invitalia-Mimit

Sempre sul fronte della politica industriale il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) e Invitalia (Agenzia Nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa) hanno siglato un Protocollo di intesa per le attività di analisi utili alla definizione di un nuovo modello di politiche industriali.

Il Protocollo si inserisce nel percorso del Ministero delle Imprese e del Made in Italy per definire entro la prima metà del 2024 la nuova visione strategica di politica industriale “Made in Italy 2030”, agganciando i settori tradizionali di forza del sistema produttivo italiano alle trasformazioni digitali, tecnologiche, ambientali e geoeconomiche in corso.

Della durata di 3 anni, l’intesa – spiega una nota – intende valorizzare le competenze di Invitalia integrandole con la visione per una nuova politica industriale italiana che sta portando avanti il Mimit, attingendo alle comuni basi dati del Ministero e dell’Agenzia ed effettuando valutazioni di impatto delle politiche pubbliche e degli incentivi.

Il lavoro congiunto Mimit – Invitalia partirà da un’analisi dei fabbisogni del sistema industriale italiano e dei suoi punti di forza e debolezza, arrivando ad elaborare politiche industriali settoriali basate sull’identificazione dei comparti strategici, sull’ammodernamento delle filiere ma anche sul ripensamento del ruolo di sostegno dello Stato alle imprese.

Industria 4.0, i dati di Ucimu

Il 2022 è stato un anno decisamente positivo per l’industria italiana costruttrice di macchine utensili, robot e automazione che ha registrato incrementi a doppia cifra e messo a segno nuovi record per gran parte dei principali indicatori economici tra cui produzione e consumo. Con questi risultati – secondo i dati di Ucimu – l’industria italiana di settore si è confermata, ancora una volta, tra i principali protagonisti dello scenario internazionale ove è risultata quarta nella classifica di produzione, export e consumo. Il 2023 chiuderà ancora con segno positivo, e dunque con nuovi record per il settore, ma la raccolta ordini della prima parte dell’anno segna un rallentamento abbastanza marcato determinato dal clima di generale incertezza.

Secondo i dati di consuntivo elaborati dal Centro studi & cultura di impresa di Ucimu, nel 2022, la produzione italiana di macchine utensili, robot e automazione si è attestata a 7.280 milioni di euro, registrando un incremento del 15% rispetto al 2021. Il consumo è cresciuto, del 26%, a 6.311 milioni, determinando l’incremento sia delle consegne sul mercato interno (3.812 milioni; +21,6%) sia delle importazioni (2.499 milioni; +33,3%). In aumento anche le esportazioni che, nel 2022, si sono attestate a 3.468 milioni di euro, l’8,5% in più rispetto all’anno precedente. Il rapporto export su produzione è sceso, dal 50,5% del 2021, al 47,6% del 2022. Nel 2022, principali mercati di sbocco dell’offerta italiana sono risultati: Stati Uniti (482 milioni, +43,5%), Germania (306 milioni, -13,3%), Cina (226 milioni, -0,7%), Francia (193 milioni, +9,6%), Polonia (188 milioni, +6,2%), Turchia (124 milioni, -3,9%), Spagna (119 milioni, +19,7%), Russia (99 milioni, -3,9%), Messico (84 milioni, +5,2%), Svizzera (74 milioni, +36,8%). La performance positiva dell’industria italiana del settore si è riflessa sul livello di utilizzo della capacità produttiva, la cui media annua è decisamente aumentata, passando dall’80,2% del 2021 all’86,6% del 2022. In crescita anche il carnet ordini, che si è attestato a 8 mesi di produzione assicurata, contro i 7,3 mesi dell’anno precedente. Il fatturato di settore ha raggiunto la cifra di 10.482 milioni di euro.

E anche il 2023 chiuderà con segno positivo ma la raccolta ordinativi del primo semestre segna il passo. La produzione si attesterà a 7.750 milioni di euro, il 6,5% in più rispetto all’anno precedente, segnando così un nuovo record assoluto nella storia dell’industria italiana di settore. Il consumo crescerà fino a raggiungere il nuovo valore record di 6.835 milioni di euro (+8,3%), trainando le consegne dei costruttori sul mercato domestico che otterranno un nuovo primato, attestandosi a 4.155 milioni di euro (+9%). Anche le importazioni saliranno ancora fino a toccare il valore di 2.680 milioni di euro (+7,3%). L’export crescerà a 3.595 milioni (+3,7%), così da tornare sui livelli pre-covid.

Secondo l’elaborazione Ucimu sui dati Istat, nei primi tre mesi del 2023, principali mercati di sbocco dell’offerta italiana di macchine utensili sono risultati: Stati Uniti (126 milioni +35,4%), Germania (89 milioni, +43,8%), Cina (55,5 milioni, +23,3%), Francia (54 milioni, +33,9%), Polonia (38 milioni, +10,2%), Turchia (34 milioni +86,8%), Messico (29 milioni, +49,7%), Repubblica Ceca (27 milioni, +118%), Spagna (25 milioni, -16,5%) e India (24 milioni, +38,9%).

“Se analizziamo l’andamento dell’ultimo triennio 2021-2023, appare evidente che l’Italia della macchina utensile esce rafforzata dalla crisi sanitaria a cui ha fatto fronte in modo più efficace ed energico di molti competitors, a partire dalla Germania – commenta Barbara Colombo, presidente Ucomu-Sistemi per produrre- Questi risultati dimostrano le nostre capacità e il valore del nostro modello di imprese agili e fortemente orientate all’innovazione. Ormai da diversi anni, le imprese del settore sono chiamate a operare in una situazione che definiamo di ‘business unusual’ in cui i cambi di scenario rappresentano una variabile costante. Non è facile, ma lo facciamo e lo faremo anche in futuro”.

“In risposta alla situazione di incertezza generalizzata che si riverbera, di fatto, sulla raccolta ordini di questo primo semestre dell’anno -aggiunge- le imprese hanno individuato alcune sfide su cui intendono concentrarsi nel futuro di medio lungo periodo, per rafforzare il posizionamento nel mercato internazionale: innovazione che si traduce in digitalizzazione&sostenibilità, disponibilità di personale preparato, servitizzazione e internazionalizzazione”.

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