La Commissione Industria ed energia del Parlamento europeo ha approvato il progetto di legge sul “Chips Act“, che mira a rafforzare la capacità tecnologica e l’innovazione della filiera dei microprocessori nell’Unione. Contestualmente, è stato approvato anche il ”Chips Joint Undertaking” per aumentare gli investimenti previsti in tal senso.
I campi d’azione del framework
La proposta legislativa sul Chips Act è stata adottata con 67 voti a favore, uno contrario e quattro astensioni. In una votazione separata, poi, gli eurodeputati hanno adottato con 68 voti a favore, nessuno contrario e quattro astensioni, la proposta di impresa comune dei chip, che attua le misure previste dall’iniziativa “Chips for Europe“.
Nella prima legge, gli europarlamentari si sono concentrati maggiormente sui semiconduttori di prossima generazione e sui chip quantistici. Il testo approvato mira a creare una rete di centri di competenza per affrontare la carenza di lavoratori specializzati e attrarre nuovi talenti nella ricerca, nella progettazione e nella produzione.
Il dispositivo punta anche a sostenere progetti volti a incrementare la sicurezza delle supply chain, attirando investimenti e a sviluppare la capacità produttiva, rispondendo a eventuali carenze attraverso un meccanismo di risposta alle crisi, con la valutazione da parte della Commissione dei rischi per l’approvvigionamento di semiconduttori nell’Ue, nonchè degli indicatori di allarme rapido negli Stati membri, che potrebbero far scattare un’allerta a livello europeo.
Il framework permetterebbe alla Commissione di attuare misure di emergenza, come dare priorità alle forniture di prodotti particolarmente colpiti o effettuare acquisti comuni per gli Stati membri. Nel testo approvato, i deputati sottolineano che “la catena di approvvigionamento dei chip dovrebbe essere mappata per identificare eventuali colli di bottiglia”, oltre a ribadire “l’importanza della cooperazione internazionale con partner come Stati Uniti, Giappone, Corea del Sud e Taiwan”.
La Commissione, secondo il parere dell’Europarlamento, dovrebbe istituire un’iniziativa diplomatica ad hoc per affrontare qualsiasi futura interruzione delle catene di fornitura.
Limitare la condivisione di informazioni sensibili ai paesi terzi
È inoltre prevista una stretta sulle informazioni alla base dell’industria europea sui chip verso paesi terzi, contenuta in un emendamento di compromesso approvato dalla Commissione Industria ed energia del Parlamento Ue al Chips act. Le novità sono state inserite in un articolo aggiuntivo, che prevede che il trasferimento o l’accesso a informazioni riservate, come segreti commerciali e altri dati sensibili protetti da diritti di proprietà intellettuale o diritti di proprietà, detenuti nell’Unione europea, nell’ambito del regolamento Chips act, a paesi terzi “sono consentiti solo in presenza di un accordo bilaterale o multilaterale“.
La Commissione e gli Stati membri dovranno quindi adottare tutte le ragionevoli misure tecniche, legali e misure organizzative, per impedire il trasferimento internazionale o l’accesso governativo a informazioni riservate. Inoltre, ogni impresa che riceva aiuti di Stato ai sensi del Chips act, entra in un accordo con la Commissione o con lo Stato membro competente che preclude al beneficiario di impegnarsi in un trasferimento di dati sensibili. Sulla base dei termini dell’accordo, il beneficiario deve notificare alla Commissione qualsiasi piano di trasferimento in un paese terzo che potrebbe violare le norme e i diritti di proprietà intellettuale dell’Unione o dei suoi Stati membri. Sarà poi la Commissione a decidere sull’ammissibilità del trasferimento.
La prospettiva degli europarlamentari
“Vogliamo che il Chips Act dell’Ue affermi l’Europa come un attore importante nell’arena globale dei semiconduttori”, commenta il relatore della legge sui chip Dan Nica. “Non solo il bilancio deve essere commisurato alle sfide e finanziato con denaro fresco, ma vogliamo garantire che l’Ue sia all’avanguardia nella ricerca e nell’innovazione, che abbia un ambiente favorevole alle imprese, un processo di autorizzazione rapido e che investa in una forza lavoro qualificata per il settore dei semiconduttori. Il nostro obiettivo è garantire la crescita in Europa, prepararsi alle sfide future e disporre dei giusti meccanismi per affrontare le crisi future”.
La relatrice della proposta sull’impresa comune sui chip Eva Maydell, aggiunge: “I microchip sono parte integrante della transizione digitale e verde dell’Ue, nonché della nostra agenda geopolitica. Chiediamo nuovi finanziamenti che riflettano l’importanza strategica del settore europeo dei chip. Anche i partner e i concorrenti dell’Europa stanno investendo molto nei loro impianti di semiconduttori, nelle loro competenze e nell’innovazione. Forse non abbiamo l’enorme potenza finanziaria degli Stati Uniti, ma il bilancio offerto dalla Commissione e dal Consiglio deve riflettere la serietà della sfida”, chiosa Maydell.
“L’Unione europea deve sviluppare la propria capacità di produzione di semiconduttori per sostenere la competitività della nostra industria e tutelare i posti di lavoro. Per questo, è importante che la Commissione Industria, Ricerca e Energia del Parlamento europeo -su iniziativa dei socialisti e democratici – abbia votato una proposta migliorativa del Chips Act che contiene misure per rafforzare l’ecosistema dei semiconduttori. Senza chip non c’è economia moderna ed è del tutto evidente che se guardiamo all’autonomia industriale, con il preciso obiettivo di impedire che l’industria ad alta tecnologia abbandoni il continente, dobbiamo iniziare a produrre semiconduttori, rendendoci meno dipendenti dalla loro importazione”, dichiara Beatrice Covassi, neo europarlamentare dem e componente della Commissione Industria, Ricerca e Energia. “Oggi abbiamo compiuto un passo importante per ridurre le vulnerabilità dell’Ue e le sue dipendenze da attori stranieri, migliorare la sicurezza dell’approvvigionamento, la resilienza e la sovranità tecnologica nel settore dei chip”.