il caso

Chipset per cellulari, Qualcomm non la spunta: multa da 238,7 milioni



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La Corte Ue conferma la sanzione inflitta dalla Commissione europea per abuso di posizione dominante, al netto della decurtazione di 3,3 milioni per effetto del mancato rispetto delle linee guida sul calcolo dell’importo

Pubblicato il 19 set 2024



chip, microelettronica, semiconduttori, elettronica

Qualcomm non è riuscita a ottenere l’annullamento di una maxi sanzione antitrust dell’Unione Europea: la Corte del Lussemburgo ha respinto in larga misura le argomentazioni dell’azienda tecnologica nel caso dei chipset per cellulari, che era costato alla società, nel 2019, una multa da 242 milioni di euro.

Il tribunale ha dichiarato in un comunicato stampa che, dopo aver esaminato le argomentazioni di Qualcomm, le ha “respinte tutte nella loro interezza”, ad eccezione dell’argomentazione secondo cui la Commissione non ha seguito le linee guida nel calcolo della multa. Il tribunale ha quindi ridotto la multa a di 3,3 milioni di euro.

L’evoluzione del caso

Secondo l’Antitrust, il gruppo praticava “prezzi predatori” per estromettere un concorrente dal mercato. In particolare, Qualcomm aveva abusato della sua posizione dominante sul mercato dei chipset 3G a banda base, vendendoli al di sotto del costo di produzione per costringere la startup Icera a uscire dal mercato.

Tutto cominciò il 30 giugno 2009, quando la società britannica Icera presentò una denuncia alla Commissione europea contro Qualcomm. Nel 2012 Nvidia, che aveva acquisito Icera nel maggio 2011, ha fornito ulteriori informazioni, integrando la denuncia e formulando accuse di prezzi predatori nei confronti di Qualcomm. Tra giugno 2010 e luglio 2015, la Commissione ha inviato una serie di richieste di informazioni a Qualcomm, Icera, Nvidia e altri operatori del settore dei chipset a banda base.

Negli anni successivi, la Commissione ha portato a termine l’indagine, presentando ulteriori richieste di informazioni, inviando comunicazioni di addebiti e organizzando audizioni. Il 18 luglio 2019 la Commissione ha adottato la decisione impugnata, imponendo a Qualcomm la già citata ammenda di 242 milioni euro.

La Commissione ha riscontrato che Qualcomm ha detenuto una posizione dominante a livello mondiale, almeno dal 1° gennaio 2009 al 31 dicembre 2011, concludendo che l’azienda ne ha abusato fornendo, nel periodo in questione, determinate quantità di alcuni dei suoi chipset Umts a due dei suoi principali clienti, Huawei e Zte, a prezzi inferiori a quelli di costo, con l’intenzione di eliminare Icera, il suo principale concorrente dell’epoca.

La decisione della Corte europea

Qualcomm ha chiesto al Tribunale di annullare o, in subordine, di ridurre sostanzialmente l’importo dell’ammenda inflitta e a tal fine ha sollevato 15 motivi di ricorso basati in particolare su irregolarità procedurali, tra cui l’eccessiva durata dell’indagine, l’eccessiva brevità di alcuni appunti presi nel corso di colloqui non registrati dalla Commissione con terzi, errori manifesti di valutazione, di fatto e di diritto, nonché un difetto di motivazione da parte della Commissione in merito a una serie di aspetti della decisione in questione.

Ma la Corte ha dato sostanzialmente ragione alle autorità di Bruxelles, precisando solo che la Commissione si è discostata, senza alcuna giustificazione, dalla metodologia stabilita nei suoi orientamenti del 2006 e fissando quindi l’importo dell’ammenda inflitta alla Qualcomm a 238,7 milioni di euro.

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