L’intervento più urgente è passare dana mera logica di tagli a misure di vero e proprio sostegno, pur sapendo che per i benefici ci sarà comunque bisogno di un orizzonte temporale più lungo. La recessione in cui ci ritroviamo – con un Pil in flessione da sette trimestri e i consumi in contrazione – impone di procedere con le riforme. Decine di decreti attuativi sono pronti ma non ancora in vigore riguardando, per esempio, le liberalizzazioni in vari settori e misure di peso come la cessione degli attivi patrimoniali pubblici. Se a ciò aggiungessimo interventi in grado di facilitare i pagamenti della PA, e se il credito bancario tornasse a livelli pre-crisi, forse troveremmo le risorse con cui allentare davvero la morsa del fisco su famiglie e imprese, agevolando così investimenti e consumi. Nel frattempo non dimentichiamo che c’è un’Agenda Digitale su cui puntare senza indugio. E che disponiamo di tecnologie e modelli di erogazione di servizio in grado di dare subito efficienza alla macchina pubblica e al mercato, in particolare a quello della piccola e media impresa.
Rispetto ai partner europei, nell’ultimo decennio abbiamo perso 20 punti percentuali di capacità competitiva a causa del drammatico calo della produttività, avviatosi negli anni ’70 e oggi ai minimi storici. È chiaro che azzerare un gap simile richiede molto tempo, non poche energie e un chiaro programma di interventi. Oltre a correggere le debolezze del nostro capitalismo, ad alleggerire le rigidità del lavoro e a rimuovere gli ostacoli del contesto in cui operiamo, la vera sfida resta quella di impostare una politica industriale che manca da troppo tempo. Siamo di fronte a precise scelte strategiche che vanno dall’attrazione degli investimenti esteri alla reale agevolazione delle start-up, da una scuola più vicina alle esigenze formative delle nuove generazioni allo sviluppo della ricerca di base e alla scommessa sui settori più avanzati e promettenti da cui nasce innovazione, il più potente tra gli abilitatori della crescita. A tutto ciò è indispensabile una condivisione di intenti e la stretta collaborazione tra pubblico e privato, anche a livello di singoli territori dove sta emergendo forte la voglia di fare e di sperimentare.