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Cloud e data center: Microsoft e Dxc Technology rafforzano la liaison

L’azienda guidata da Bonomi entra a far parte dell’alleanza Ambizione Italia che punta a spingere l’ecosistema nazionale facendo leva sulle partnership e sulla condivisione di know how e competenze a garanzia di data sovereignty, cybersecurity e compliance

Pubblicato il 11 Gen 2023

merger, digital

Microsoft Italia consolida la collaborazione con Dxc Technology, che entra a far parte dell’Ambizione Italia Cloud Region Partner Alliance, il progetto che coinvolge l’ecosistema Microsoft in prima linea nella realizzazione della regione Data Center tricolore.

In questo quadro, si legge in una nota, Dxc metterà le proprie competenze e le proprie soluzioni al servizio delle organizzazioni pubbliche e private del Paese per aiutarle a sviluppare progetti d’innovazione, facendo leva sui servizi cloud locali di Microsoft che verranno abilitati grazie alla nuova regione Data Center in via di sviluppo. I due player lanciano a tal fine un piano di strategia e business congiunto con un focus prioritario su grandi aziende e Pa, attori chiave per la competitività del tessuto economico italiano.

I contenuti e gli obiettivi della partnership

“Capitalizzando la propria expertise in ambito infrastrutturale e progettuale e la propria conoscenza dei mercati e dei modelli di business complessi, Dxc accompagnerà sempre più aziende italiane verso la trasformazione digitale in una logica di efficienza e ottimizzazione dei costi”, spiega il comunicato, che sottolinea che un ulteriore punto di forza della partnership sarà la possibilità di implementare scenari di cloud ibrido, grazie alla sinergia tra i data center Dxc esistenti e al cloud pubblico di Microsoft Azure che a breve si arricchirà anche della nuova regione italiana con garanzie di data sovereignty, cybersecurity e compliance.

La sicurezza sarà un tema centrale della collaborazione, dal momento che Dxc vanta importanti referenze in questo ambito e che, grazie all’approccio zero-trust di Microsoft e all’integrazione di cloud, intelligenza artificiale e machine learning, sarà in grado di rafforzare ulteriormente la cyber resilienza delle organizzazioni italiane.

L’Alleanza prevede un piano di formazione per promuovere la diffusione di una cultura digitale funzionale alla crescita del Paese. Laddove mancano competenze di base ed emerge uno skill gap sul fronte digitale, il ruolo dell’ecosistema dei partner Ict è chiave per guidare le scelte delle imprese italiane verso la transizione digitale. I dipendenti di Dxc verranno quindi coinvolti in un ampio programma di training e certificazioni Microsoft con l’obiettivo di favorirne il costante upskilling e accreditarli sempre più come consulenti in grado di dar forma a scenari d’innovazione cloud-based con un impatto significativo sulle industry chiave del Paese.

“La capacità di fare ecosistema con player di valore, unendo know how e competenze, oggi rappresenta uno strumento imprescindibile ed estremamente efficace per raggiungere gli obiettivi di business”, spiega Eugenio Maria Bonomi, Amministratore Delegato di Dxc Technology Italia. “Grazie all’approccio Cloud Right e alle soluzioni che offriamo in questo ambito, possiamo offrire un importante contributo che va nelle direzioni indicate anche dal Pnrr”.

Silvia Candiani, Amministratore Delegato di Microsoft Italia, precisa che “insieme potremo promuovere in modo sempre più capillare l’innovazione sul territorio italiano a partire da servizi cloud locali a bassa latenza per un accesso rapido e sicuro ai dati e, grazie a un approccio focalizzato sul cloud ibrido potremo consentire a un numero sempre crescente di grandi aziende e Pa di migrare gradualmente in linea con le proprie esigenze e priorità”.

Microsoft pronta a investire 10 miliardi in ChatGpt

Nel frattempo, pare che la casa madre di Redmond abbia intenzione di investire 10 miliardi di dollari in OpenAi, la startup che ha dato vita all’ormai popolare strumento di intelligenza artificiale ChatGpt. L’indiscrezione arriva da Semafor ed è stata rilanciata, senza alcun commento da parte dei diretti interessati, dai principali media statunitensi.

Le trattative tra le parti farebbero parte di un round di finanziamento con altri investitori, che valuterebbe OpenAi per ben 29 miliardi di dollari, ha riferito ieri Semafor, citando persone che hanno familiarità con la questione. Non è chiaro se l’accordo sia stato finalizzato, ma i term sheet inviati ai potenziali investitori indicavano che il piano prevedeva di chiudere l’affare entro la fine del 2022.

Secondo quanto riferito, Microsoft otterrà una quota del 75% dei profitti di OpenAi fino a quando non recupererà la quota di investimento, dopodiché il gruppo assumerà una partecipazione del 49% nella startup.

Il mondo della tecnologia è da diversi mesi in fermento rispetto a ChatGpt, lanciato lo scorso novembre e già diventato un must have. Lo strumento è un modello di elaborazione del linguaggio naturale, il che significa che è progettato per generare testi che sembrano scritti da un essere umano. Microsoft, del resto, aveva già investito un miliardo di dollari in OpenAi nel 2019, e pare stia lavorando per lanciare una versione del suo motore di ricerca Bing in grado di sfruttare l’intelligenza artificiale alla base di ChatGpt e farsi strada in un mercato dominato da Google.

A dicembre, Morgan Stanley ha pubblicato un rapporto che esaminava se ChatGpt rappresentasse una minaccia per Google. Brian Nowak, il principale analista della banca su Alphabet, ha in effetti scritto che i modelli linguistici potrebbero conquistare quote di mercato “e interrompere la posizione di Google come punto di ingresso per le persone su Internet”.

OpenAi, fondata dall’imprenditore della Silicon Valley Sam Altman (insieme a Elon Musk, che però non fa più parte del board) nel 2015, ha urgente bisogno di investitori: l’azienda sta attualmente bruciando denaro a causa dell’enorme livello di pressione sui suoi server derivante dall’immediato successo dell’applicazione. Cinque giorni dopo il rilascio di ChatGpt da parte di OpenAi, Altman ha affermato che lo strumento di ricerca sulla chat aveva già raggiunto un milione di utenti.

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