Il Pentagono ha deciso di sospendere l’assegnazione di Jedi, il contratto da 10 miliardi di dollari per la fornitura di servizi di cloud computing alla Difesa degli Stati Uniti. Tra le aziende che hanno partecipato alla gara pubblica sono rimaste in lizza solo Amazon (Aws) e Microsoft, ma la prima è da sempre considerata in pole position per vincere, tanto che le aziende rivali hanno più volte contestato la procedura di gara. Il presidente Donald Trump ha deciso nei giorni scorsi di esaminare attentamente il caso e ora il Pentagono agisce di conseguenza, mettendo in stand-by l’assegnazione.
“Non mi sono mai occupato di un dossier con più proteste di questo”, ha detto Trump. “Stiamo ricevendo moltissime lamentele dalle altre aziende”, ha dichiarato il presidente facendo i nomi di Microsoft, Oracle e Ibm.
Il Pentagono ha fatto sapere che il segretario alla Difesa Mark Esper (in carica dal 23 luglio) sta passando in rassegna le accuse secondo cui la gara non sarebbe stata competitiva. Non ci sarà alcuna decisione sul programma Jedi prima che la valutazione della Difesa si sia conclusa.
Jedi (Joint Enterprise Defense Infrastructure Cloud) è un appalto di enorme valore non solo economico ma di immagine. Fin dall’inizio la Difesa Usa ha segnalato di desiderare un fornitore unico piuttosto che dover integrare tecnologie di più provider per assicurarsi un’implementazione rapida e omogenea. Questo ha messo subito Amazon e il suo cloud (Aws) in una corsia preferenziale.Il fatto di gestire già una parte del cloud della Cia nel territorio degli Stati Uniti è un vantaggio ulteriore per Aws.
I colossi IT Ibm, Oracle e Microsoft hanno fatto lobby per convincere il Pentagono a scegliere più provider; Oracle ha addirittura presentato protesta formale presso il Government Accountability Office (GAO) sostenendo che la procedura di gara non è stata corretta. Queste azioni sono cadute nel vuoto e ad aprile Ibm e Oracle sono state ufficialmente escluse dalla Difesa; Microsoft e Amazon sono gli unici concorrenti rimasti per la chiusura del contratto. La scorsa settimana Oracle si è vista respingere da un tribunale l’accusa secondo l’assegnazione del contratto ad Amazon sarebbe viziato da conflitti di interesse.
Donald Trump, che non perde occasione per attaccare Jeff Bezos e il suo impero dell’e-commerce, non era finora intervenuto sul caso Jedi. Ora ha deciso di fare marcia indietro e ascoltare il pressing della concorrenza, facendo nuovamente slittare i tempi per l’implementazione del progetto Jedi. La chiusura della gara (prevista inizialmente per settembre 2018) ha già subito diversi stop, tanto che lo scorso mese quattro parlamentari repubblicani hanno inviato una lettera a Trump chiedendogli di arrivare a un contratto in tempi rapidi. Ma il dossier ora è in mano al segretario Esper e l’appalto non sarà aggiudicato prima della fine dell’anno, secondo Reuters.