Sarà Difesa Servizi Spa, la società per azioni con socio unico il Ministero della Difesa, la “centrale di committenza, per l’espletamento delle procedure di gara relative all’infrastruttura” del cosiddetto Cloud Nazionale. Per la realizzazione delle attività assegnate a Difesa Servizi S.p.A. viene inoltre chiesta l’autorizzazione di una spesa di 5 milioni di euro per il 2021 e di 10 milioni di euro per il 2022. Lo prevede il dl Recovery con le disposizioni urgenti per l’attuazione del Piano di Nazionale di Ripresa e Resilienza e la prevenzione delle infiltrazioni mafiose varato oggi dal Cdm.
Per semplificare, dare maggiore efficienza e celerità d’azione alla realizzazione degli obiettivi di transizione digitale fissati dal Piano nazionale di ripresa e di resilienza, il Cdm valuterà di modificare il cosiddetto Codice dell’amministrazione digitale (marzo 2005) con un focus particolare sui domicili digitali ovvero le Pec, le email certificate.
Tra gli obiettivi dell’Agenda digitale di Vittorio Colao c’è poi quello di permettere alle diverse istituzioni di parlarsi e scambiarsi dati più facilmente senza costringere il cittadino a fornire gli stessi dati più volte (la cosiddetta interoperabilità), per questo lo schema in un capitolo dedicato al Servizio di collegamento delle imprese alla Piattaforma Digitale Nazionale Dati) prevede per esempio che le Camere di commercio mettano a disposizione delle imprese il servizio dedicato di collegamento telematico con la Piattaforma Digitale Nazionale Dati (PDND).
Per accelerare questo punto viene proposto di stipulare “una convenzione tra la struttura della Presidenza del Consiglio dei ministri competente per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, il Ministero dello sviluppo economico, Unioncamere e Infocamere in qualità di gestore del servizio, sentita l’AgID e la società creata per realizzare la piattaforma digitale”. Dal 2024 saranno le imprese che usufruiscono del servizio a farsi carico degli oneri “per assicurare la remunerazione dei costi a regime per l’erogazione del servizio e lo sviluppo e la manutenzione dell’infrastruttura abilitante da parte del gestore informatico
del servizio”.
Competenze digitali
La mancanza di competenze digitali è uno dei punti deboli dell’Italia e per questo il verrà istituito in via sperimentale, dal 2022 al 2026, un Fondo per la Repubblica Digitale per progetti di formazione e inclusione digitale, accrescere le competenze digitali e migliorare il nostro posto nella classifica del Desi, il Digital Economy and
Society Index della Commissione Europea. Saranno chiamate a contribuire le Fondazioni, a cui sarà riconosciuto un credito d’imposta (fino a complessivi 508,5 milioni), pari al 65% dei versamenti effettuati nei primi due anni e al 75% per gli altri
tre.
Turismo, più digitale per rilanciare il settore
Il decreto riconosce un contributo da fruire come credito d’imposta a decorrere dal periodo d’imposta in corso alla data di entrata in vigore del provveidmento e fino alla chiusura del periodo d’imposta in corso alla data del 31 dicembre 2024, nella misura del 50 per cento dei costi sostenuti per investimenti e attività di sviluppo digitale fino all’importo massimo complessivo cumulato di 25.000 euro.