Il Cloud come elemento di competitività, di miglioramento delle
prestazioni sia in termini di efficacia che di efficienza, il Cloud
come innovazione tecnologica, ma soprattutto come strumento per
ridisegnare il modo di fare impresa, andando a guardare alle
aziende a 360 gradi e non più per funzioni e compartimenti stagni.
Questo in sintesi l'oggetto del dibattito organizzato a Milano
dal Corriere delle Comunicazioni, "Competitività delle
imprese ai tempi del Cloud", in collaborazione con Telecom
Italia, Hewlett-Packard, Emc e Trend Micro, con il patrocinio
dell'Agenzia per l'innovazione.
A misurare la rilevanza del fenomeno e a evidenziare i trend più
rilevanti è stato in apertura dei lavori Alessandro
Piva, responsabile della Ricerca Osservatorio Cloud &Ict
as a Service del Politecnico di Milano. "E' un fenomeno
che necessita chiarezza, c'e l'impressione che ci sia molta
confusione – ha spiegato Piva – In Italia rispetto all'Europa
ci sono elementi che frenano e hanno frenato l'adozione di
modelli di Cloud computing, dagli aspetti di integrazione non
facile all'interno del sistema informativo, alla scarsa
conoscenza delle aziende di cosa sia il Cloud, anche se il dato è
in miglioramento, fino al ritardo del sistema paese in alcune aree
dove mancano tecnologia e infrastrutture per poter fruire di questi
modelli. Speriamo che con il nuovo governo possano esserci stimoli
positivi".
"Il Cloud computing – ha ricordato Piva, citando la
definizione ufficiale del Nist (National Institute of Standards and
Technology) – prevede in particolare tre direttive principali: SaaS
(Software as a service), PaaS (Platform as a Service) e IaaS
(Infrastructure as a service). Il PaaS ad oggi è un aspetto ancora
poco compreso anche dagli utenti finali, che dà la possibilità di
offrire piattaforme, dove siano sviluppate soluzioni standard ma
allo stesso tempo il più possibile calate sulle esigenze
dell'azienda".
Il passaggio verso il Cloud, comunque, non è utile solo per il
settore privato, ma è un fattore fondamentale di innovazione anche
per la Pubblica amministrazione, grazie "alla possibilità di
centralizzare per esempio a livello regionale i sistemi informativi
che ora sono replicati in ogni ente locale", ha aggiunto
Piva.
Che il Cloud sia ancora in fase di evoluzione lo ha ricordato
Stefano Nocentini, responsabile Marketing Top
Clients di Telecom Italia: "Questa è però una fase
importante per chi offre e recepisce l'offerta anche per il
feedback. Quella dell'analisi è una normale fase di sviluppo
per una cosa così grande e complessa come la nuvola".
Il fattore costo, e quindi risparmio, diventa centrale per le
aziende soprattutto per un tessuto imprenditoriale come quello
italiano, ha spiegato il manager. "L'Italia è basata
sulle Pmi che fino ad ora non potevano permettersi grossi data
center, ma ora il Cloud gli consente di avere le stesse soluzioni e
innovazioni a disposizione delle grandi aziende".
Il Cloud tuttavia presenta elementi percepiti anche come criticità
dagli utenti, in particolare quello della sfida della sicurezza dei
dati. Maurizio Martinozzi, manager Sales
Engeneering di Trend Micro. "I sistemi convenzionali di
protezione perimetrale non sono più ideali, soprattutto quando si
parla di Cloud e i dati vengono spostati fuori dalla rete
aziendale. La sicurezza è una sfida per i provider di servizi, ma
le vulnerabilità sono le stesse sia nel cloud sia nel
fisico". Diventa allora importante la formazione delle
persone: "Bisogna sapere dove sono le informazioni e
sviluppare un discorso di consapevolezza del rischio".
Pensare al Cloud è anche riconsiderare e rendere efficiente il
ciclo di vita dei dati all'interno di un'azienda, ha
spiegato Roberto Sortino, direttore di Unified
Infrastructure Group Italy di Emc. "Si crea una
'piramide' di dati a cui si accede di più e dati a cui si
accede meno. Si tende a fare dei backup di dati freschi mente
quelli storicizzati sono già immagazzinati e diminuisce così il
traffico caotico di circolazione dati nei data center. Una parte
può allora essere gestita nel Cloud privato e una nel cloud
pubblico con un'altra latenza".
Per quanto il Cloud possa portare a pacchetti di servizi
standardizzati e immediatamente accessibili da parte dei clienti,
resta la necessità di soluzione specifiche: questa l'opinione
di Gianluca Ciminata, Sales Diector per i servizi
tecnologici in Italia per Hp. "C'è un elemento di
scalabilità insito nel Cloud, le aziende hanno bisogno di
capacità per i picchi aziendali, che siano computazionali o di
storage. E' importante capire il cliente, fare un assessment
per analizzare se ci sono dei benefici nel passare al
cloud".
La sfida del Cloud viene colta anche dal lato delle imprese e non
solo dei vendor. Carlo Bonomi, Consigliere
Incaricato per Ricerca, Innovazione e Agenda Digitale di
Assolombarda è stato chiaro a proposito. "Potrebbe essere una
opportunità anticiclica, non bisogna solo diffonderne la cultura,
ma creare condizioni perché possa operare […] Il problema è
quello burocratico, quello che blocca la nascita delle imprese in
Italia. Occorre lavorare perché ci sia un mercato Cloud".
Nel pubblico la capacità innovativa del Cloud non si ferma infine
alla PA, ha concluso Edoardo Colombo
dell'Agenzia per l'Innovazione, dove pure i problemi non
sono indifferenti "con le PA che sono silos, fortezze
abbastanza inviolabili e le cui difese comportano difficoltà di
condivisione". "Come agenzia dell'innovazione stiamo
provando a vedere come potrebbe funzionare anche nel turismo, che
rappresenta una fetta rilevante di Pil. Rendere contenuti
aggiornati agli utenti, codificare il tutto e renderlo disponibile
in formato Cloud sarebbe fonte di competitività", chiude
Colombo.