Il cloud di nuova generazione basato sul concetto di Everything-as-a-Service (XaaS) è il modello che più risponde al bisogno di crescita dell’Italia, combinando i vantaggi di cloud pubblico e cloud privato. È quanto si legge nello studio strategico “La nuova generazione di Cloud basata su XaaS – Everything-as-a-Service – Nuovo modello sostenibile di Cloud per la competitività e la crescita dell’Italia”, che The European House – Ambrosetti ha realizzato per Hewlett Packard Enterprise (Hpe).
Negli ultimi vent’anni il Più dell’Italia è cresciuto mediamente dello 0,4% annuo, un tasso di crescita inferiore di oltre -1,2 punti percentuali rispetto alla media Ue27 + Uk (+1,6%) e di un punto percentuale rispetto a Francia e Germania (entrambe cresciute del +1,4%).
La mancata crescita dell’Italia è legata alla scarsa produttività nella componente che The European House – Ambrosetti definisce le “energie di sistema”, ovvero nella parte di produttività non imputabile a lavoro e capitale. Le energie di sistema, tra cui managerializzazione delle aziende, gestione dei talenti, sinergia tra pubblico e privato, si compongono di elementi intangibili, che possono essere favoriti e stimolati dalla trasformazione digitale di imprese e pubblica amministrazione e dalla loro capacità di gestire ed estrarre valore dai dati, una risorsa sempre più importante per la competitività di imprese e sistemi economici.
Lo studio strategico analizza il contributo differenziale del modello di cloud di nuova generazione nell’accompagnare la trasformazione digitale di imprese e pubblica amministrazione e sviluppa delle proposte di policy in favore della digitalizzazione del sistema-Paese.
Il cloud di nuova generazione: “Everything-as-a-Service”
L’avvio dello studio strategico era stato annunciato al Forum Ambrosetti di settembre. L’obiettivo era indagare gli impatti e i benefici generabili da una larga adozione del modello cloud di nuova generazione basato su “Everything-as-a-Service”, in grado di garantire l’accesso a tecnologie, applicazioni e strumenti tecnologici secondo logiche maggiormente vicine alle necessità della società del futuro.
Con il Pnrr, infatti, l’Italia ha intrapreso la strada della digitalizzazione, in grado di abilitare la modernizzazione del paese, ma per realizzare quanto auspicato nel Piano, occorre intervenire su nuove piattaforme, basate su architetture tecnologiche innovative in grado di rendere più agevole e accessibile il percorso di trasformazione digitale di aziende e Pa.
“L’Italia sta attraversando uno dei periodi più ricchi di opportunità degli ultimi decenni. Un momento in cui l’innovazione e la tecnologia offrono opportunità mai viste prima. Per esprimere appieno il potenziale di crescita che la digitalizzazione può garantire al nostro Paese è necessario però un nuovo approccio, che renda le soluzioni digitali più facilmente accessibili e adattabili alle esigenze di organizzazioni di ogni dimensione e settore, sia pubbliche che private. Il cloud di nuova generazione, il “cloud che viene da te” basato sul concetto di Everything-as-a-Service, Everywhere è il nostro nuovo modello di cloud che risponde a questo bisogno, combinando i vantaggi di cloud pubblico e cloud privato”, sottolinea Stefano Venturi, presidente e amministratore delegato di Hewlett Packard Enterprise Italia. “Questo studio strategico dimostra che i benefici che la diffusione di questo cloud di nuova generazione può generare sono concreti, riguardano l’intero sistema-Paese, le aziende private e le pubbliche amministrazioni, con oltre 220 miliardi di euro di Pil cumulato nel prossimo quadriennio e un aumento della produttività media delle imprese fino al +2,3%. Nello stesso periodo, l’impatto diretto per gli attori della filiera Ict è stimato in circa 1,3 miliardi di euro di ricavi aggiuntivi. Ciò significa che le nostre imprese Ict potranno continuare a operare e a crescere, portando un ulteriore contributo allo sviluppo dell’economia e delle competenze nel nostro Paese: una responsabilità alla quale non possiamo, non dobbiamo e non vogliamo sottrarci”.
Per la Pa risparmi superiori a 650 milioni sulla spesa Ict
“È fondamentale investire in tecnologie digitali per rilanciare la competitività e la crescita del sistema-Paese. Gli investimenti in nuove tecnologie, infatti, hanno un ruolo chiave nella creazione degli asset intangibili, fondamentali per il rilancio del sistema economico nazionale nell’era della Data economy”, dichiara Valerio De Molli, Ceo & managing partner di The European House – Ambrosetti. “In questo quadro, è necessario individuare un nuovo modello di sviluppo del digitale che accompagni in maniera efficace ed efficiente il percorso di trasformazione di imprese e pubblica amministrazione. A tal fine, il nuovo modello di cloud basato su “Everything-as-a-Service” è in grado di favorire una maggiore adozione delle soluzioni tecnologiche avanzate che abilitano un aumento della produttività delle imprese e del sistema-Paese nella sua interezza. Inoltre, anche la pubblica amministrazione potrà beneficiare della diffusione del nuovo modello di cloud basato su Everything-as-a-Service, ottenendo risparmi superiori a 650 milioni di euro per la spesa Ict e riducendo del 90% le richieste di dati e informazioni alle aziende”.
La nostra Data economy non contribuisce abbastanza al Pil
Le prime evidenze raccolte dallo studio strategico mostrano come la diffusione di investimenti in asset intangibili sia correlata con la crescita del Pil. Ciò è dimostrato anche dall’analisi delle valutazioni di borsa: ad oggi gli asset intangibili giustificano oltre il 90% del valore di borsa delle principali società statunitensi e oltre il 70% delle aziende europee. In tale contesto, il peso della Data economy sulle economie europee sta crescendo, nonostante la quasi assenza di player rilevanti a livello internazionale. Sebbene l’Italia si trovi al quarto posto in Ue27 + Uk per valore complessivo della Data economy (37,8 miliardi di euro), si posiziona solamente in 17ª posizione considerando il peso della Data economy sul Pil (2,3%), distante dalla media europea (3,0%) e da altri peer (Uk, 4,0%; Germania, 3,6%; Spagna, 2,7%; Francia, 2,5%).
Italia ben posizionata per un futuro data-driven. Ma mancano le competenze
In un futuro sempre più Data-driven, la digitalizzazione di imprese, pubbliche amministrazioni e cittadini gioca un ruolo chiave nell’abilitare la competitività del sistema-Paese. In tal senso, è stato elaborato un indicatore che ha messo in luce la digitalizzazione del sistema-Paese in base al livello di adozione degli strumenti digitali – connettività, cloud, intelligenza artificiale e robot industriali – nei settori industriali (soppesati per il relativo contributo al valore aggiunto). I risultati dell’indicatore posizionano l’Italia al nono posto in Europa ma al primo posto tra i principali Paesi benchmark – la Spagna si trova all’undicesimo posto, la Germania al quindicesimo e la Francia al diciassettesimo. Seppur positivo come risultato, bisogna anche considerare gli elementi critici del sistema imprenditoriale italiano, tra cui: le competenze considerate non idonee per governare la transizione digitale, la larga adozione di strumenti digitali di base dalla maggior parte delle imprese (in particolare piccole e medie) e le difficoltà manageriali nella gestione della transizione digitale.
Anche per la pubblica amministrazione la strada da percorrere è ancora lunga. Si consideri che soltanto il 21,8% degli uffici ha già assunto un Responsabile per la transizione digitale; solo il 16,2% della Pa ha oggi un programma per aggiornare le competenze dei suoi dipendenti; il 62% di tutti i dispositivi informatici in uso nelle pubbliche amministrazioni ha più di 5 anni; solo il 27,8% di tutte le amministrazioni pubbliche ha accesso a internet ad alta velocità (rete in fibra ottica); solo il 33,8% della pubblica amministrazione ha già implementato alcuni casi d’uso dei servizi cloud; il 51,7% delle amministrazioni pubbliche non offre alcun servizio tramite modulo online.
Dalla survey di The European House – Ambrosetti sono emersi ulteriori fattori ostativi, ad esempio, relativi al modello di sourcing delle infrastrutture Ict ritenuto non adeguato a soddisfare le esigenze di digitalizzazione della pubblica amministrazione oppure i modelli di contabilità pubblica e di bilancio pubblico che non permettono di gestire un modello Ict che prevede spese operative variabili in base all’utilizzo.
Il valore del modello as-a-service, della formazione digitale e degli “spazi dati”
Al fine di raggiungere il massimo potenziale del nuovo modello di cloud, il cloud di nuova generazione, basato su Everything-as-a-Service, quale abilitatore di una crescita diffusa sia a livello di sistema-Paese sia per la singola impresa, è dunque di estrema importanza affrontare e indirizzare con delle proposte di policy i fattori che oggi risultano essere ostativi alla digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni e delle imprese, conclude lo studio. The European House – Ambrosetti e Hewlett Packard Enterprise ritengono necessario che le pubbliche amministrazioni adottino un nuovo modello di sourcing basato sulle logiche “as-a-Service”, così come risulta fondamentale la creazione di meccanismi di collaborazione tra più enti pubblici e il rafforzamento del ruolo delle in-house regionali. Al contempo, è fondamentale promuovere l’adozione delle soluzioni cloud più avanzate all’interno delle imprese italiane, istituire “obblighi” di formazione sulle tecnologie e sull’impiego del digitale per i dipendenti delle imprese, al pari di quanto previsto per la sicurezza sul lavoro, e creare degli ecosistemi di dati (spazi dati) a livello nazionale che rendano possibile una maggiore interoperabilità a livello di filiera.
Lo studio strategico è stato indirizzato e validato da un Advisory Board composto da Stefano Venturi, presidente e amministratore delegato di Hewlett Packard Enterprise Italia, Valerio De Molli, chief executive officer & managing partner di The European House – Ambrosetti, Esko Aho, già primo ministro della Finlandia ed esperto di innovazione, Sonia Bonfiglioli, presidente del consiglio di amministrazione di Bonfiglioli Riduttori S.p.A. e Paola Cillo, Professore associato al Dipartimento di management e tecnologia dell’Università Bocconi.
L’Italia alla sfida del cloud
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