Un’azienda leggera, tesa alla competizione in tempo reale, capace di cambiare scala e velocità rapidamente. E ancora, il futuro dei mercati è complesso, richiede talenti che superino le barriere organizzative interne e sappiano utilizzare le tecnologie in maniera trasversale. È quello verso cui ci sta portando il modello as a service, basato su cloud, sicurezza e analytics. Oggi il paradigma cambia con l’idea che non sia più centrale il possesso bensì l’accesso. Accenture vede nel modello as a service una importante leva di crescita per i propri clienti. CorCom ne parla con Valerio Romano, Managing Director, Accenture Infrastructure Services Lead per Italia, Europa Centrale e Grecia.
Come nasce il modello di economia as a service e come sta evolvendo?
Il modello as a service trova le sue radici prevalentemente nell’abilitazione tecnologica che consente la fruizione di capacità computazionale a consumo. Per anni è stato associato al cloud computing, richiamando un modello già in uso per commodity consolidate come l’elettricità, l’acqua corrente e via dicendo. In realtà, oggi l’as a service pervade anche altri ambiti tecnologici, come la security e gli analytics, introducendo il paradigma della tecnologia a consumo.
Cosa sta cambiando nel modo di lavorare delle aziende?
Da un lato la tecnologia cloud, l’automazione e la robotica contribuiscono a potenziare efficienza e produttività, mettendo i clienti nella posizione di poter acquistare all’occorrenza i servizi di cui hanno bisogno. Dall’altro, le aziende sentono una pressione sempre maggiore ad innovare più velocemente e a operare in modo più flessibile. L’incrocio tra evoluzione tecnologica e bisogno di innovazione spinge le aziende verso una nuova era in cui applicazioni, infrastrutture e processi aziendali vengono ripensati per abilitare un’erogazione del servizio in modalità on demand.
Quali sono i punti chiave, quindi?
Sicuramente l’accesso rapido a nuove tecnologie, la possibilità di esternalizzare processi di business complessi, la scalabilità e conseguente flessibilità di produzione del bene o erogazione del servizio e la possibilità di far pagare per quello che viene effettivamente utilizzato. Tutti aspetti che convergono in una logica di business outcome.
In che senso?
L’idea è che non si paga per acquisire qualcosa, ma per ottenere un risultato. Pagare per fatture elaborate, per biglietti d’aereo emessi, per SIM telefoniche attivate, per macchine vendute. Un esempio: alcuni nostri clienti ci pagano solo se l’attività di digital marketing erogata in modalità as a service porta poi effettivamente alla vendita del loro prodotto. E’ un servizio il cui risultato e il relativo costo sono perfettamente misurabili.
Quali tecnologie abilitano questo approccio?
Lo “stack” del modello as a service è implementato con il cloud, la security, tutta l’infrastruttura per la connettività alla piattaforma, i device di nuova generazione, IoT e via dicendo. In merito alla sicurezza in particolare, la capacità di integrare al cloud funzionalità di security offerte anch’esse as a service è fondamentale non solo perché ci sono grandi resistenze psicologiche legate al fatto che i dati messi nella nuvola sono fuori dal perimetro aziendale, ma anche perché è cambiato lo scenario della sicurezza dei dati.
In quale modo?
Le sfide in materia di sicurezza sono sempre più complesse. Gli attacchi informatici sono via via più aggressivi e le aziende hanno capito che attrezzarsi internamente con infrastrutture e esperti dedicati è troppo costoso. Inoltre, oggi la protezione dei dati è ancor più prioritaria se si pensa al sempre maggiore impatto che gestione della sicurezza e privacy hanno sulla brand reputation di ogni organizzazione. Alla luce di questo, è ragionevole valutare la possibilità di gestire la sicurezza su una piattaforma esterna, che consenta di usufruire dei servizi di security in maniera flessibile, anche a fronte di particolari picchi di utilizzo, come nel caso in cui l’azienda lanci un nuovo prodotto e necessiti di una maggiore difesa contro possibili attacchi informatici. Con sofisticati servizi di cyber intelligence è inoltre possibile usufruire all’occorrenza di una protezione predittiva dalle aggressioni, anticipando le intenzioni malevole e predisponendo per tempo le difese necessarie.
Che ruolo giocano gli analytics?
Direi fondamentale. Gli analytics offrono riscontri decisionali molto importanti, perché dove c’è accesso immediato ai servizi e erogazione on demand è necessario capire rapidamente se l’utilizzo che se ne sta facendo è efficace ed economico. Con l’aiuto di sofisticati strumenti di analisi erogati in modalità as a service è possibile avere all’occorrenza insight di tipo descrittivo, prescrittivo e predittivo in grado di far capire cosa va attivato e quando, e cosa invece va disattivato o modificato e per quanto.
Chi beneficia di questi servizi in Italia?
In genere le aziende medio-piccole sono particolarmente orientate all’adozione di soluzioni as a service di tipo applicativo (Software as a Service), sicuramente più facili da implementare. La strategia vincente per le PMI è però quella che non trascura nessuna delle componenti di servizio, dal processo aziendale, alle applicazioni e piattaforme, alle infrastrutture. Con un approccio as a service le PMI possono infatti coniugare una crescita molto rapida e un veloce accesso all’innovazione con investimenti molto ridotti.
E per le grandi aziende?
Le grandi aziende hanno in genere processi di cambiamento più lenti e complessi, oltre che asset preesistenti ancora da ammortizzare. Il modello as a service offre la possibilità di procedere per gradi, testando l’approccio in una funzione di business non critica o in una singola area geografica per poi scalare velocemente al resto dell’organizzazione. In questo modo si possono utilizzare i risultati positivi ottenuti in questi ambiti per costruire il giusto committment della leadership e del middle management.
Che talenti servono a un’azienda che adotta un modello as a service?
Servono persone con professionalità trasversali. La tradizionale classificazione dei ruoli (esperto di marketing, di processo, di tecnologia etc) dovrà lasciare il passo ad una tipologia di professionisti versatili, capaci di cogliere le opportunità offerte dal mondo digital e di collaborare in team che lavorano sui processi di trasformazione. Un’azienda moderna, sottoposta a frequenti trasformazioni in tempo reale e con forti spinte all’innovazione, ha bisogno di investire in talenti che aiutino l’organizzazione a competere con nuovi modelli di business.