STRATEGIE

Agosto, tempo di migrare sul cloud. Ma occhio agli step

E’ il momento in cui la “nuvola” può essere definita una chance di business. Ecco i cinque fattori strategici che le aziende devono tenere presente: dalla “shadow IT” alla crittografia

Pubblicato il 12 Ago 2015

fotina-sito-cloud-131104111958

Agosto è il mese migliore per iniziare a pianificare, con tutta calma, la migrazione verso il cloud. Anche perché la nuvola non è più “una strategia per il futuro”, ma il piano da mettere in atto adesso: un mercato miliardario sul quale sta puntando ad esempio Microsoft (il Ceo Satya Nadella sostiene che diventerà un business da 20 miliardi di dollari all’anno per la sua azienda entro il 2018) e quindi bisogna muoversi. Infatti non si può fare a meno di sottolineare che adesso, e non domani, è il momento in cui il cloud può essere definito pienamente come una opportunità di business, da perseguire con intelligenza per far crescere la propria azienda dandole agilità, possibilità di risparmio, elasticità (risorse disponibili solo quando sono necessarie). Per farcela occorre fare attenzione a molto fattori diversi. Ne abbiamo identificati cinque che non esauriscono la lista delle possibilità ma certamente possono essere un buon viatico al cloud.

Primo fattore: ascoltare e imparare dallo “Shadow IT”. L’utilizzo interno all’azienda di risorse tecnologiche al di fuori del perimetro costruito dal dipartimento IT (uso di Dropbox e Gmail, tablet non autorizzati, blog su wordpress e altri sistemi fai-da-te) non sono solo un rischio per l’integrità e la sicurezza dell’azienda. Sono anche un’opportunità per capire quali sono i bisogni profondi e il livello di conoscenza dei dipendenti. La mancanza di autorizzazione è di per sé un ostacolo davanti a chi decide di fare a ogni costo delle scelte tecnologiche: forse è meglio capire i motivi e ascoltare le ragioni, magari accogliendole con soluzioni più meditate, piuttosto che vietare tutto in ogni caso.

Secondo fattore: prima di correre bisogna imparare a gattonare e poi a camminare. Ci si dimentica spesso che le cose si fanno progressivamente, per gradi. Che ci sono aree più mature di altre per andare nella nuvola: nelle PMI l’email, il backup, l’archiviazione dati, il sistema VoIP in hosting e il CRM sono più che maturi. Ottimi posti da cui cominciare a fare cloud. Muovere tutto il centro di calcolo dentro il cloud, partire da zero da soluzioni IaaS, probabilmente è eccessivo e richiede invece un approccio graduato, basato su sistemi di Software as a Service con i quali testare – a costi ridotti – i primi timidi passi nella nuvola. Ricordarsi che andare piano ma regolari è la base del modello Toyota: in poco tempo si acquista una velocità maggiore (e più sostenibile) che non cercando di procedere a strappi.

Terzo fattore: i vostri dati devono restare vostri. La relazione con i fornitori di cloud è interessante, complessa, articolata e oggetto di numerose polemiche (soprattutto per la fornitura del servizio e dei livelli di qualità). Ma non è ipotizzabile che i dati che vengono dati al provider di cloud non siano più estraibili e riutilizzabili in altri contesti. Attenzione alle trappole di compatibilità! E anche al posizionamento fisico dei server della nuvola, perché in paesi differenti cambia la legislazione e diventano possibili azioni di sequestro o di legal discovery impossibili in altri posti.

Quarto fattore: fare un’analisi di sicurezza ben fatta è inevitabile. Passare nel cloud vuol dire giocare con regole diverse da quelle dei datacenter residenti nel perimetro fisico dell’azienda. I dati risiedono altrove e passano molto tempo in flussi che si spostano da un posto all’altro. Crittografia, data leak prevention e capacità di bloccare gli accessi non autorizzati sono il nuovo normale. È necessario socializzare un nuovo insieme di regole, certificazioni e standard di sicurezza.

Quinto fattore: Costo e capacità. Perché l’errore più classico è quello di chi pensa di risolvere tutto solamente sulla base dei costi. Ma non è (solo) di questo che si parla quando si parla di cloud. In realtà il ragionamento deve essere più sofisticato: bisogna prima analizzare, dare le priorità e, per quanto possibile, quantificare i requisiti dell’attività d’impresa. A quel punto si può selezionare la soluzione che più si avvicina ai bisogni fondamentali della vostra azienda e che sta nella fascia di prezzo che avete preventivato di poter stanziare.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Analisi
Video
Iniziative
Social
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati