LA DENUNCIA

Airbnb, i luxury hotel sul piede di guerra: “Concorrenza sleale”

I direttori degli alberghi a cinque stelle di Parigi puntano il dito contro le “offerte esclusive” del sito di home sharing. Dove anche le star di Hollywood mettono a disposizione le proprie camere

Pubblicato il 10 Ago 2015

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La “minaccia” di Aribnb si fa sentire a Parigi non soltanto sugli hotel di categoria media e bassa, ma inizia a minacciare anche i cosiddetti “palace”, i più celebrati ed esclusivi hotel della città, di cui i migliori sei mettono insieme un’offerta di 1.500 camere disponibili a più di mille euro a notte. E i direttori di queste strutture denunciano i “vantaggi sleali” di cui godrebbe chi affitta appartamenti tramite il portale, che inizia ad annoverare tra le proprie offerte anche alloggi di fascia “top”, con circa 400 proposte da 500 euro a notte, una quarantina delle quali si attesta anche oltre i mille euro.

“Il mercato di Parigi sta diventando molto difficile”, spiega a Reuters Didier Le Calvez, direttore dell’Hotel Le Bristol, che assieme ad altri colleghi ha denunciato Airbnb come una minaccia che beneficia di una forma di vantaggio sleale. Il Bristol ha sofferto nella prima metà del 2015 un calo di ricavi del 20 per cento, mentre il Four Seasons George V è sceso del 5 per cento, e il Plaza Athénée, ha optato per sconti fino al 20%.

Una difficoltà che si spiega, oltre che con le nuove offerte di Aribnb, che con il calo delle presenze a Parigi dei turisti di fascia alta dal Brasile, dalla Russia, e dagli Usa. Nella capitale francese, inoltre, aumenta anche l’offerta delle catene alberghiere tradizionali, che nel 2018, stando a quanto ricostruito da Consultant JLL Hotels & Hospitality, avrà una capacità alberghiera del 60 per cento superiore rispetto al 2008.

Tra le proposte più esclusive ospitate da Airbnb, a fare concorrenza agli hotel di lusso ci sono “Maxine & Fanny” che per 1.600 euro a notte offrono un appartamento che avrebbe ospitato un film con Brigitte Bardot, dove la “terrazza di 140 metri quadri offre una panoramica mozzafiato, a 360 gradi, della metropoli”. Ma c’è anche la casa, sempre per un presso simile, in cui il bagno di lusso può contare su una ampia vetratura con vista sulla Torre Eiffel. Tra chi mette a disposizione le proprie stanze parigine tramite Airbnb c’è anche l’attrice statunitense Judith Freiha, che propone i propri 54 metri quadri sull’Île Saint-Louis, con due terrazze che affacciano sulla strada principale e su un cortile, in un edificio del Seicento, a 900 euro a notte, più un eventuale extra di 150 euro per la pulizia della camera, compreso il saluto di benvenuto dell’attrice in persona.

Ma Airbnb respinge al mittente le accuse dei grand Hotel parigini: “E’ un servizio totalmente differente” afferma Nicolas Ferrary, a capo della costola francese del portale statunitense, che sottolinea come l’offerta sia in ogni caso diversa da quella degli hotel di lusso.

Gli albergatori però rimangono sulla loro posizione, e a motivare le proprie preoccupazioni citano anche una recente modifica legislativa che oltralpe consente ai francesi di affittare, per quattro mesi l’anno, anche le prime case. Rimane l’obbligo di dichiarare al fisco gli introiti di questa attività, ma in ogni caso i privati non sono sottoposti alle altre forme di tassazione e di tributi sociali che vengono richieste ai grandi alberghi. “E’ un vero e proprio attacco – sottolinea François Delahaye, direttore del Plaza Athénée – E’ ovvio che una gran parte della nostra clientela, specialmente le famiglie, abbandoneranno i Palace”.

Meno preoccupato José Silva, direttore del George V: “Il numero dei ricchi e la domanda sono in aumento nel mondo – afferma – Gli alberghi di lusso dovranno continuare a offrire un’esperienza radicalmente diversa da tutto”.

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