Alibaba sbarca negli Usa. Alla grande: apre un datacenter nel cuore della Silicon Valley, che diventerà il suo pivot per espandersi negli Stati Uniti. All’inizio come supporto per i servizi cloud delle aziende di Pechino e Shanghai, in prospettiva per fare concorrenza nei servizi di cloud al gigante Amazon, che a tutt’oggi oltre ad essere l’inventore è anche il dominatore del settore. Una concorrenza asimmetrica dato che Alibaba ha tutta l’apertura possibile in Cina, dietro alla Grande Muraglia Elettronica, mentre non si può dire la stessa cosa per i servizi dei provider e OTT americani provenienti dagli Usa, che spesso vengono bloccati per periodi più o meno lunghi.
Alibaba ha deciso di chiamare la sua nuova attività Aliyun (evoluzione di Alibaba Cloud Computing, società attiva dal 2009 in Cina), e secondo le dichiarazioni del vicepresidente responsabile, Ethan Sicheng Yu, «Con Aliyun speriamo di incontrare i bisogni dei nostri clienti cinesi negli Stati Uniti».
In Cina Alibaba ha una serie di datacenter a Hangzhou, Qingdao, Beijing, Shenzhen e Hong Kong che servono circa 1,4 milioni di clienti aziendali. La mossa di apertura negli usa solo nella seconda metà di quest’anno si tramuterà in una offerta aperta anche a clienti internazionali.
La cosa più interessante di questa mossa, che apre ufficialmente le ostilità tra due giganti del retail online capaci di creare un esercito digitale di riserva, cioè la capacità informatica che è alla base del cloud informatico venduto a terzi come servizio a diversi livelli, è tuttavia un’altra. Fa capire ancora di più quanto in realtà sia strategica la posizione dei datacenter. Se a lungo si è parlato dal punto di vista delle imprese della irrilevanza di dove sia effettivamente dislocata la riserva di calcolo e di memoria che archivia i dati e fa girare le macchine virtuali nella nuvola, in realtà la latenza, l’efficienza e la migliore delivery, senza contare il tema delle normative e dei blocchi (come quello in Cina) rendono la geopolitica dei datacenter una materia di scottante attualità.
È il potere del posizionamento. Aliyun risponde ad esigenze piuttosto complesse da parte delle aziende e quindi ha bisogno di essere fisicamente vicina ai centri di maggiore interesse e ai nodi più sfruttati. La stessa cosa accade ovviamente per i grandi concorrenti dell’azienda cinese, come Amazon.
La battaglia contro Amazon è sicuramente alle viste ma ancora lontana. Anche per una dimensione di scala. Contro lo schieramento cinese infatti ci sono altri numeri per il colosso di Seattle: il traffico generato dai datacenter americani di Amazon è superiore all’1% del traffico complessivo di Internet in nordamerica, i clienti sono più di un miliardo e il valore complessivo del mercato che Amazon ha disegnato con gli AWS più di un decennio fa oggi è stimato essere in crescita a partire dagli attuali 150 miliardi. Se il 75% delle aziende americane oggi usano servizi di cloud, la concorrenza per Amazon è già molto forte: da Google a Microsoft e Ibm e via via molti altri nomi nella lista dei competitor orizzontali o verticali dell’azienda. Alibaba è solo un nome che si aggiunge alla lista, ma un nome che in Cina pesa moltissimo, è la forza dominante della internet retail di quel paese-continente e rappresenta, in un’altra arena, il più generale scontro tra le economie cinese e statunitense. L’esito è tutt’altro che scontato.