Stanno arrivando i nuovi domini decisi dall’Icann (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers), cioè l’ente non-profit che assegna i “nomi” da dare ai siti web. Tempo addietro infatti erano stati liberalizzati i domini di primo livello, cioè la parte tutta a destra degli indirizzi: il “.com”, “.net” e “.it” per esempio, che serve a indicare il tipo di attività del sito o la sua nazionalità. Sino a poco tempo fa erano disponibili solo 22 sigle di primo livello (come “.com”) e 250 nazionali (come “.it”). Da poco tempo invece l’Icann ammette alla procedura di registrazione di un dominio di primo livello chiunque ne abbia causa, previo accertamento svolto dall’Icann stesso, e che possa pagare il costo di circa 185mila dollari, di cui un terzo vanno in accantonamenti per le future (e inevitabili) cause legali.
Nel mondo delle imprese la novità ha suscitato fin da subito interesse: c’è la possibilità di registrare i nomi di città, soprattutto le grandi capitali e i centri di turismo, ad esempio. E quelli dei servizi. Uno tra quelli strategici è il cloud, che sta diventando un elemento caratterizzando il nostro tempo.
È stata la società italiana Aruba ad aggiudicarsi il dominio di primo livello “.cloud” per il quale avevano fatto richiesta in sei società tra le quali le più note di Internet. Aruba costituirà il Registro Ufficiale del .cloud, affermando la propria presenza in ambito cloud – già solida in Europa – anche sulla scena mondiale
La società aretina Aruba (www.aruba.it), già attiva nei servizi di web hosting, PEC e registrazione domini e dal 2011 cloud provider di primo piano a livello europeo (www.cloud.it), si è dunque aggiudicata il tassello fondamentale per concretizzare le sue prospettive di operatore globale su questo mercato.
Per diventare Registro Ufficiale per la registrazione dei domini .cloud avevano fatto domanda sei società oltre ad Aruba, tra cui Amazon, Charleston Road Registry (Google) e Symantec. Il dominio in questione è un’estensione molto ambita, non solo perché di grande rilevanza per tutti gli attori del mercato desiderosi di affermare la propria cloud identity, ma soprattutto perché il grande successo del cloud in tutte le sue accezioni ha di fatto reso l’estensione d’interesse generale, tale da essere ambita da chiunque.
Il TLD (dominio di primo livello) .cloud rappresenterà un’ulteriore spinta all’espansione che questa tecnologia sta conoscendo ormai da diversi anni, infatti già oggi è riconosciuta come il maggior trend tecnologico in atto con aspettative, in termini di valore dei servizi basati sul cloud, di centinaia di miliardi di euro.
Aruba, probabilmente unica società in Italia che creerà un Registro per uno dei cosiddetti nuovi domini (NLD), così facendo sottolinea la sua forte propensione all’investimento e all’innovazione tecnologica. La visione di Aruba, spiegano i dirigenti dell’azienda, è che internet ed il cloud saranno sempre più identificabili come un unico mondo: di conseguenza il cloud continuerà la sua ascesa a protagonista dell’economia in generale e del settore IT in particolare. Per tale motivo, la società – che già oggi possiede una piattaforma cloud proprietaria conosciuta in Europa – vuole con questa operazione iniziare ad affermarsi anche come player mondiale.
«Siamo orgogliosi – dice Stefano Cecconi, ad di Aruba – di esserci aggiudicati questo dominio di rilevanza globale. Siamo leader sul mercato italiano da più di 20 anni e investiamo nello sviluppo del cloud da ormai diversi anni. Con un network europeo di data center e sedi in Inghilterra, Germania, Francia, Italia, Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria, la nostra offerta Aruba Cloud guarda sempre più ad un’espansione mondiale: in Aruba pensiamo al cloud sempre meno come a un prodotto e sempre più come a una vision di lungo periodo».