Soltanto un rivenditore di elettronica abituato a scommettere sui nuovi prodotti poteva accettare la sfida più complessa per il mondo IT oggi: portare in architettura cloud il proprio business nel mondo dell’e-commerce. È quanto sta avvenendo in Euronics Italia con il supporto, per la parte di architettura tecnica, di Alfredo Barbieri, coordinatore dell’area Ict di Euronics Italia, in stretta collaborazione con Davide Surace, responsabile del progetto.
L’e-commerce in cloud è una piccola-grande rivoluzione, ma in quale contesto tecnologico trova spazio?
Euronics Italia è un gruppo composto oggi da 18 società socie che hanno un proprio sistema IT, governato in maniera indipendente. La struttura del business si riflette sulla architettura delle infrastrutture tecnologiche. In altre parole, la nostra è una sorta di matrice: ogni socio è un’azienda autonoma che gestisce la propria struttura, ma esiste anche un’area Ict che si occupa del proprio sistema gestionale, fornisce servizi alle società socie e studia progetti comuni.
I compiti specifici dell’IT centrale quali sono?
Si occupa della definizione di accordi quadro con alcuni fornitori; della gestione dei processi di fatturazione dei servizi centrali verso i soci; di ricerche e indagini di mercato sulle architetture e novità tecnologiche; della definizione di specifiche di interoperabilità e degli studi di fattibilità e analisi di soluzioni innovative; del rollout di progetti comuni; della formazione degli utenti della sede e della verifica degli impatti organizzativi. In sintesi, segue la gestione di progetti centralizzati con un rapporto di stretta collaborazione con le strutture Ict dei soci.
Per esempio?
Il progetto legato alla monetica, ovvero la gestione delle architetture dei Pos e dei servizi per i pagamenti elettronici. Abbiamo di recente adottato una soluzione centralizzata che consente ad Euronics di avere una maggiore indipendenza dagli acquirers e poter così contrattare meglio le condizioni di fornitura e le commissioni.
Quali vantaggi avete ottenuto?
È stato il primo grande passo per costruire un’infrastruttura comune, maturando così la possibilità di analizzare al meglio le transazioni. Siamo passati poi dalle funzioni di base per i pagamenti elettronici alla disponibilità di numerosi altri servizi legati a carte studiate ad hoc, come la nuova gift-card che abbiamo veicolato a livello nazionale. Sono concetti semplici per aziende singole, ma molto complessi quando interessano sistemi informativi differenti, da integrare tra di loro. La scommessa, tuttavia, funziona, anche perché registriamo già un impatto sul fatturato. Consente di vendere ricariche, iTunes Card e altro, aprendo il nostro mondo ai nuovi prodotti che il mercato propone nell’area dei sistemi di pagamento elettronico. In futuro punteremo sui prodotti digitali; il mondo di Internet è pronto: vorremmo portare le stesse opportunità all’interno dei negozi Euronics.
Quali altri grandi progetti avete in corso?
Siamo impegnati su tre fronti contemporaneamente. Da una parte stiamo rivedendo l’architettura tecnologica alla base del nostro servizio di e-commerce. In secondo luogo abbiamo allo studio un progetto per ottimizzare la gestione degli stock e pianificare al meglio gli acquisti. Infine, stiamo lavorando alla trasformazione del nostro Data Warehouse con l’obiettivo di migliorare i servizi statistici di analisi su vendite e giacenze per confrontarci meglio con il mercato. In questo percorso di innovazione le tecnologie cloud avranno un ruolo importante.
Cioè?
Avendo bisogno di grande flessibilità di infrastrutture, di servizi e di costi, il cloud ci è sembrata la risposta migliore.
Anche per la piattaforma di e-commerce?
Sì, la nuova architettura tecnologica, basata su piattaforma di Art Technology Group (Atg), sarà una soluzione cloud offerta da Amazon. L’obiettivo è di rilasciare il nuovo servizio di e-commerce per la fine dell’anno, in prossimità di un periodo che ci consentirà di fare subito test sui picchi di vendita. Il cambiamento introdotto dalle architetture cloud ci faciliterà la gestione, senza dover più verificare ogni singolo “pezzo” della catena architetturale, avendo, al contrario, un referente unico a cui affidare richieste di estensione o riduzione dei servizi, ottimizzando il processo.
Per questo servono Sla molto ben studiate…
In effetti per la valutazione dei vari progetti, dei contratti di servizio e per l’impatto sul business c’è voluto molto tempo. In questa attività ci ha aiutato un partner specializzato. L’obiettivo, per noi, era di arrivare ad avere certezze sulla gestione di problematiche legate alla sicurezza, alla connettività o allo storage come accade per altre utility come per esempio per la corrente elettrica.
E in termini di costi?
A fronte di un’eliminazione dei costi di investimento legati a una server farm tradizionale – che viene mantenuto comunque per altri progetti – si innalzeranno i canoni di utilizzo di piattaforme cloud. È una migrazione che abbiamo calcolato si possa equilibrare in un periodo compreso dai tre ai cinque anni. Bisogna dire, però, che l’elasticità del cloud consente di affrontare con maggiore flessibilità i costi di gestione dei picchi: non ci obbliga, cioè, a sovrastimare la struttura in previsione di una crescita dei volumi.
Come state vivendo il momento del passaggio al cloud? In definitiva non esistono più server fisici da controllare e toccare con mano…
Ci siamo affidati a un partner tecnologico esperto e competente nella gestione di grandi progetti di questa natura. Abbiamo fatto valutazioni attente, in linea con il perimetro dei costi e in risposta all’esigenza di trovare soluzioni flessibili non invasive rispetto alle architetture esistenti e scalabili rispetto alle necessità. In conclusione, crediamo di avere trovato un modo per affrontare con maggiore forza le sfide che l’evoluzione delle tecnologie informatiche pongono oggi, in un periodo generale di contrazione dell’economia, alle aziende che ne fanno un uso intensivo.
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Pubblicato il 17 Set 2012
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