Google, Oracle, Microsoft e Amazon si spartiranno il contratto da 9 miliardi di dollari per la realizzazione della rete di cloud computing del Pentagono. L’annuncio fa seguito a una lunga battaglia legale, avviata dopo che l’iniziale contratto era stato assegnato a Microsoft, con il conseguente ricorso da parte di Amazon.
L’evoluzione del caso
Il Joint Warfighter Cloud Capability, questo il nome del progetto, consentirà l’accesso ai dati del Pentagono, da quelli di libera consultazione a quelli top secret, al personale militare Usa sparso nel mondo e sarà la spina dorsale delle moderne operazioni di guerra, che faranno sempre più ricorso all’impiego di droni e di satelliti per le telecomunicazioni. Il contratto, ha annunciato il Pentagono, verrà assegnato in lotti e sarà completato nel 2028.
Come accennato, in origine, il Pentagono aveva assegnato la prima bozza di progetto, il Joint Enterprise Defense Infrastructure, alla sola Microsoft, nel 2019, pare in ossequio alla dottrina di Donald Trump, secondo il quale era meglio fare affidamento su un unico provider. Ne è seguita una battaglia legale quando Amazon, il principale attore nel mercato delle infrastrutture cloud, ha contestato la decisione del Pentagono, contro la quale si è schierata anche Oracle.
Nel 2020, i funzionari del Pentagono hanno condotto una revisione del caso, stabilendo che non c’erano prove per concludere che l’amministrazione Trump fosse intervenuta nel processo di aggiudicazione dell’appalto. Mesi dopo, il Pentagono ha annunciato che avrebbe confermato a Microsoft la stipula dell’accordo. L’anno scorso, però, la Difesa ha cambiato approccio, chiedendo ad Amazon, Google, Microsoft e Oracle di proporre offerte per rispondere alle nuove esigenze emergenti. E all’epoca l’amministrazione dei servizi generali ha dichiarato che solo Amazon e Microsoft sembravano essere in grado di soddisfare i requisiti del Pentagono.
Tutte e quattro le società tecnologiche hanno vinto contratti a consegna indefinita, il che significa che possono coinvolgere una quantità indefinita di servizi per un periodo di tempo specifico.
“Lo scopo di questo contratto è fornire al Dipartimento della Difesa servizi cloud disponibili a livello globale a livello aziendale in tutti i domini di sicurezza e livelli di classificazione, dal livello strategico al vantaggio tattico”, ha affermato il Dipartimento.
E il governo Usa fa causa a Microsoft per fermare l’operazione Activision
Ma la notizia non giova a Microsoft in borsa, dove le azioni di Redmond affondano di quasi il 4% in seguito alla bocciatura da parte delle autorità americane del takeover da 69 miliardi di dollari di Activision Blizzard. “Cerchiamo di bloccare Microsoft dall’assumere il controllo” di una società di videogiochi indipendente e dall’usarlo per “danneggiare la concorrenza nei dinamici e crescenti mercati dei videogiochi”, afferma la Federal Trade Commission, che ha avviato una causa legale contro il gruppo per fermare l’unione, ritenendola dannosa anche per i consumatori. Microsoft infatti potrebbe “manipolare i prezzi di Activision e diminuire la qualità dei suoi giochi per le piattaforme rivali a danno dei consumatori”, mettono in evidenza le autorità americane.
Con l’acquisizione di Activision e dei suoi titoli di punta Call of Duty e Candy Crush, Microsoft sarebbe infatti balzata al terzo posto fra i colossi mondiali dei videogiochi alle spalle di Tencent e Sony.
Le autorità americane non sono comunque le uniche ad aver sollevato dubbi sull’operazione. Agli inizi di novembre già la Commissione europea aveva espresso perplessità e avviato un’indagine approfondita per valutarla, seguendo a ruota l’iniziativa dell’Antitrust britannico.
Per l’amministrazione Biden lo stop alle nozze è una sfida. Lo è soprattutto per Lisa Khan, la presidente della Federal Trade Commission salita agli onori delle cronache per le sue critiche contro Amazon. L’azione legale avviata sarà per lei un test per verificare se i suoi piani per controllare lo strapotere di Big Tech supereranno la prova del tribunale.
La proposta di fare causa a Microsoft è stata approvata grazie al voto favorevole dei democratici, che contano tre membri sui quattro totali che compongono la commissione. La repubblicana Christine Wilson si è invece opposta alla decisione. Il presidente di Microsoft, Brad Smith, ha dichiarato in una nota di voler contestare la decisione, affermando che “sin dal primo giorno di attività, la società ha prestato la massima attenzione al rispetto delle dinamiche concorrenziali”.