La richiesta di addetti IT specializzati in cloud computing aumenterà ogni anno del 26% fino al 2015, creando nel mondo 7 milioni di posti di lavoro legati alla “nuvola”: lo riferisce un white paper commissionato da Microsoft alla società di ricerche Idc e intitolato “Climate Change: Cloud’s Impact on IT Organizations and Staffing”. Ma dallo stesso rapporto emerge che a tutt’oggi mancano i candidati con un livello di formazione e certificazione adeguato per operare in un mondo basato sulla cloud, al punto che nel 2012 i responsabili della selezione del personale nel settore IT non sono riusciti a colmare gli 1,7 milioni di posizioni aperte in questo specifico comparto.
Se negli Stati Uniti il settore IT in generale sta registrando una modesta crescita, con un incremento medio dell’occupazione compreso tra l’1,1 e il 2,7% annuo fino al 2020, il segmento cloud è in rapido aumento. “Questo incremento però – osserva Cushing Anderson, program vice president di Idc – evidenzia il fatto che, a livello mondiale, la forza lavoro sia indietro per possesso di competenze necessarie ad operare con successo in questo segmento. Colmare questo divario è estremamente impegnativo – ha proseguito – poiché l’utilizzo del cloud comporta una nuova serie di skill di cui non c’era bisogno in precedenza. Di conseguenza formazione e certificazione sono essenziali per preparare i potenziali candidati a occupare tali ruoli”.
Dallo studio di Idc, che risale a novembre 2012 e per il quale sono stati intervistati più di 600 responsabili della selezione del personale in tutto il mondo, emergono vari elementi. Innanzitutto a livello globale quasi due terzi delle aziende stanno pianificando, implementando o utilizzando il cloud computing e oltre il 50% riconosce che rappresenta una delle priorità principali. Tuttavia più di tre quarti delle imprese nutre preoccupazioni relative a sicurezza, accesso o controllo dei dati nell’ambito del cloud computing. La mancanza di formazione, certificazione o esperienza sono i tre motivi principali per cui le posizioni disponibili nel segmento cloud sono vacanti.
Quanto ai risultati per area geografica, sebbene la crescita dei posti di lavoro IT negli Stati Uniti sia lenta, la situazione negli altri Paesi è comunque migliore. Secondo Idc il numero complessivo a livello globale di posizioni IT nelle aziende clienti aumenterà con un tasso di crescita composto annuo pari al 4,3% tra il 2011 e il 2015 e raggiungerà i 29,3 milioni nel 2015.
Parlando di cloud e Stati Uniti, in base alle previsioni regionali di Idc lo scorso anno gli Usa sono stati responsabili del 62% della spesa mondiale per servizi di public cloud, a fronte di una spesa globale per l’IT pari al 35%. In Canada l’adozione dei servizi di public cloud sarà invece più lenta, ma ci sarà una maggiore diffusione dei servizi di private cloud. Nonostante una base occupazionale inferiore, in Canada i posti di lavoro generati dal segmento cloud aumenteranno con una rapidità superiore del 30% rispetto agli Stati Uniti.
Per quanto riguarda invece i mercati emergenti, saranno America Latina, Europa centrale e orientale, Medio Oriente e Asia Pacifico ad offrire più del 40% dei nuovi posti di lavoro legati al cloud. Per questi mercati si prevede una crescita annua pari al 34% fino al 2015.
Prendendo in esame Europa, Medio Oriente e Africa (Emea), durante lo scorso anno la spesa correlata ai servizi di public cloud in quest’area è stata pari a circa il 40% di quella nel Nord America, a fronte tuttavia di un investimento in private cloud di pari livello o superiore, dimostrando una determinazione nel passaggio al private cloud superiore rispetto a quella di altre regioni. Idc prevede che nell’area Emea le posizioni nel settore IT cresceranno ogni anno del 24%, fino a raggiungere 1,4 milioni circa entro il 2015.
Invece in Asia Pacifico (Apac) l’adozione dei servizi IT di private cloud sarà più decisa rispetto all’area Emea e al Nord America. I ruoli disponibili nel settore IT aumenteranno ogni anno del 32%, fino a raggiungere più di 2,3 milioni entro la fine del 2015.
Tornando alla questione relativa alla carenza di candidati esperti di cloud, Microsoft ha recentemente annunciato di aver rinnovato le certificazioni specificamente per il cloud, incluse le future certificazioni relative a Windows 8, che comprendono aree chiave riguardanti il cloud computing. “Tali certificazioni – ha commentato Anderson di Idc – sono più importanti che mai per i tecnologi attuali e futuri che desiderano acquisire le competenze necessarie per lavorare nel segmento cloud e per le aziende che intendono trarre vantaggi da questa tecnologia”.
Per la forza lavoro attuale Microsoft ha dato vita a Microsoft Virtual Academy, che consente ai professionisti attivi di acquisire competenze di importanza essenziale e accedere a risorse gratuite di formazione autogestita basate su un uso combinato di testi e video.
Inoltre, attraverso la Microsoft IT Academy, Microsoft aiuta a rispondere alle future esigenze di personale, proponendo corsi di formazione e certificazione. Per garantire che la prossima generazione di addetti IT sia preparata per ricoprire i nuovi ruoli legati al cloud computing, il programma della Microsoft IT Academy fornisce agli studenti di scuole medie, scuole superiori e università le competenze tecnologiche necessarie per intraprendere carriere di successo nel mondo cloud IT di domani. Ulteriori informazioni su IT Academy sono disponibili all’indirizzo http://www.microsoft.com/en-us/itacademy/default.aspx.
“Microsoft Virtual Academy e Microsoft IT Academy sono esempi del nostro impegno verso la forza lavoro presente e futura”, ha dichiarato Lutz Ziob, General Manager, Microsoft Learning. “Le opportunità offerte dal cloud sono significative e desideriamo avere la certezza che la forza lavoro possieda le competenze necessarie per trarne il massimo vantaggio. Il nostro obiettivo è continuare a preparare i professionisti attuali e gli studenti per affrontare al meglio i lavori di domani, consentendo loro di sviluppare le proprie competenze in modo da diventare gli esperti, gli innovatori, gli sviluppatori di software, e non solo, del futuro”.