“Il cloud è un pilastro della ripresa post Covid19. E l’Italia non fa eccezione”: Carlo Giorgi, country manager di Amazon Web Services Italia, non ha dubbi sul ruolo del cloud in qualità di “pilastro” della nuova economia. “Il cloud è diventato l’abilitatore del business e la nuova normalità, poiché le aziende di ogni dimensione stanno implementando nuove applicazioni nel cloud “by default”, e cercano di migrare il maggior numero possibile di applicazioni esistenti il più rapidamente possibile”.
Ma il cammino italiano non è privo di ostacoli, soprattutto sul fronte Pmi. E vanno chiariti anche i confini del dibattito sul “cloud di Stato”, che sta tenendo banco da qualche settimana. “La vera necessità oggi è garantire sicurezza e privacy del dato, che questo dato rimanga in Italia, e che sia gestito e operato in maniera sicura su data center sicuri che risiedano sul suolo nazionale, e nel pieno rispetto della normativa europea sulla privacy. Questo è già possibile oggi”, spiega il manager a CorCom.
Giorgi, che idea si è fatto di questo dibattito e come stanno davvero le cose anche a livello di strategia europea?
Il game changer è la presenza dell’infrastruttura cloud nel paese. La nostra Region, i data center, consentono ad un soggetto nazionale certificato di gestire i dati e le applicazioni in maniera sicura senza che nessuno possa spostarli a meno che non lo faccia il cliente stesso. Per questo mi augurerei di non vedere ritardare ulteriormente l’innovazione e la digitalizzazione del Paese alla ricerca di un cloud nazionale: questo infatti, pur essendo un concetto interessante in teoria, nella realtà non considera aspetti quali gli anni e i fondi impegnati nella ricerca per arrivare ai livelli tecnologici della nostra infrastruttura, e rischia seriamente di eliminare molti dei benefici fondamentali del cloud per i clienti. Si andrebbe infatti a limitare la libertà di scelta, la flessibilità e la capacità di scalare a livello globale, senza aumentare la sicurezza, andando in direzione opposta rispetto agli intenti originali dell’idea. È diverso invece se parliamo del progetto Gaia-X, basato sulla creazione di standard nell’ottica dell’interoperabilità nel rispetto delle norme UE. Aws ha partecipato a più gruppi di lavoro tecnici Gaia-X e sarà felice di continuare a farlo. La vera necessità oggi è dunque garantire sicurezza e privacy del dato, che questo dato rimanga in Italia, e che sia gestito e operato in maniera sicura su data center sicuri che risiedano sul suolo nazionale, e nel pieno rispetto della normativa europea sulla privacy. E questo è già possibile oggi.
A proposito della Region battezzata a Milano, come funziona la gestione dei dati?
Con l’avvio della nostra nuova infrastruttura cloud italiana, la Regione Aws Europe a Milano, ad aprile di quest’anno, i clienti con o senza requisiti di residenza dei dati per l’archiviazione dei contenuti in Italia possono farlo mantenendo la completa proprietà dei propri dati, con la sicurezza che questi non verranno spostati a meno che non scelgano loro stessi di farlo. È chiarissimo per noi che il dato è, e rimarrà, di proprietà e nel pieno controllo dei nostri clienti. E per assicurarsi ulteriormente il pieno controllo e la non accessibilità ai propri dati, i nostri clienti possono crittografarli, sia nella fase di transito che di riposo. Una volta crittografati, l’unico modo di vedere i dati in chiaro è avere la o le chiavi crittografiche. Queste però sono solo nelle mani dei nostri clienti, Aws non ha accesso ad esse. Voglio poi ricordare che Aws non fa business sui dati dei clienti, il dato è di proprietà dei nostri clienti, non nostro. Inoltre, gestire un’infrastruttura tecnologica ad una scala del livello di Aws, è un’attività difficile e ad alta intensità di capitale, in cui le richieste dei clienti in termini di innovazione e strumenti di sicurezza più recenti sono insaziabili. La scala di Aws permette di investire in modo significativo nei servizi di sicurezza e nella rapida innovazione di prodotti e servizi per soddisfare queste richieste. I clienti con cui parliamo, dalle start-up innovative ai governi nazionali e locali, alle aziende in settori fortemente regolamentati, non vogliono fare una scelta tra sicurezza e innovazione, vogliono entrambe le cose.
Quali investimenti e quali progetti state portando avanti in Italia e cosa avete in programma per i mesi a venire?
Aws ha già una lunga storia di investimenti in Italia e contemporaneamente alla crescita del numero di clienti italiani, anche le dimensioni della nostra presenza e dei nostri investimenti nel Paese aumenteranno. Dal 2012 fino ad oggi, Aws ha lanciato 5 Edge location a Milano (3), Palermo (1) e Roma (1), un endpoint DirectConnect a Milano, aperto due uffici (Milano e Roma), e anche acquisito la società Nice Software, fornitore leader di software e servizi per l’Hpc. Ed infine il 28 aprile 2020 abbiamo lanciato quello che rappresenta il più grande degli investimenti di centinaia di milioni di euro ed un impegno di lungo periodo per l’Italia lanciando la Regione Aws Europa a Milano. Continuiamo anche a investire nel skill up dei sviluppatori, e della prossima generazione di leader IT in Italia, con più di 5000 persone formate in tecnologie cloud avanzate nel paese negli ultimi anni tramite il programma Aws Educate che fornisce l’accesso ai servizi e ai contenuti Aws progettati per costruire conoscenze e competenze nel cloud computing. Oltre 30 università e business school italiane partecipano al programma come il Politecnico di Milano, l’Università La Sapienza di Roma, l’Università di Roma Tor Vergata e tanti altri.
L’Italia sta andando avanti ma molto deve essere fatto in particolare sul fronte Pmi. Qual è la sua percezione dello scenario nazionale e quali sono le priorità da mettere in agenda per accelerare?
Parlando con i clienti, quasi sempre l’inizio della conversazione è sulla riduzione dei costi. Alla maggior parte delle aziende piace trasformare le spese in capitale (capex) in spese variabili (opex) e piace anche avere una spesa variabile nel cloud inferiore a quella che possono fare da sole. La riduzione dei costi è uno dei primi motivi, ma un’altra ragione è l’agilità e la velocità con cui si può cambiare l’esperienza dei propri clienti o cittadini. Non dovere ordinare infrastruttura, installarla e renderla operativa tramite installazione di vari pacchetti software, permette una agilità e velocità di esecuzione di minuti verso mesi e permette quindi alle società di focalizzare le proprie risorse sulle necessità dei propri utenti e sull’innovazione tramite l’utilizzo dei più di 175 servizi che Aws mette a disposizione con un modello al consumo. Ed è importante riconoscere che Aws porta avanti nel paese una vera democratizzazione della tecnologia, mettendo a disposizione di aziende di ogni dimensione tecnologie che prima erano riservate alle grandi imprese o multinazionale con budget IT di centinaia o anche milioni di dollari.
Quale può essere il contributo di Aws nell’ambito della spinta al cloud della Pubblica amministrazione italiana?
Il contributo del cloud e di Aws, è fondamentale al fine di aiutare i clienti italiani, e la PA italiana in particolare, ad accelerare digitalizzazione, trasformazione e modernizzazione, e con queste la competitività del Paese. E già si è visto durante questo periodo difficile di lockdown, in cui Aws ha aderito all’iniziativa “Solidarietà digitale” lanciata dal Ministero dell’Innovazione mettendo a disposizione crediti promozionali Aws Cloud a centinaia di istituzioni regionali e locali (ad esempio i Comuni di Codogno e di Cagliari) organizzazioni no-profit, startup e aziende, al fine di potenziare durante l’emergenza i loro progetti digitali con soluzioni di lavoro o di istruzione da remoto e ambienti di collaborazione on-line. E ora il cloud rappresenta una grande opportunità di rilancio anche per le PA e per tutta l’economia dopo un periodo difficile. In questo senso il nostro contributo è quello di mettere a disposizione le migliori risorse ed un infrastruttura cloud in Italia affinché tutti clienti possano sfruttare appieno le potenzialità del cloud Aws per innovare, migliorare l’esperienza dei propri clienti e di noi tutti cittadini.
Google ha siglato un accordo con Tim sul fronte cloud: anche voi siete interessati a scendere in campo al fianco delle telco?
Ci siamo già, Aws è partner delle telco. Gli operatori stanno cercando il modo di aumentare il loro vantaggio competitivo e di accelerare la loro trasformazione digitale. Discutendo con i nostri clienti, vedo tre assi di sviluppo. Il primo è quello di aiutare a modernizzare le loro applicazioni e i loro servizi. Due, migliorare l’esperienza digitale degli operatori che portano ai loro propri clienti. Ultimo, identificare il lavoro su come la tecnologia può creare nuovi flussi di fatturato. Uno dei punti più importanti è l’introduzione della rete 5G. Quando guardiamo alla convergenza del networking 5G con l’edge computing e i dispositivi in generale, si può iniziare ad identificare punti d’innovazione davvero ampi sfruttando IoT, analytics, machine learning e tante altre tecnologie. Ne è un esempio il recente annuncio di Telefónica Germany / O2, che è stato il primo operatore di rete tedesco a virtualizzare il suo core 5G utilizzando l’infrastruttura Aws presente in Germania.