L’ANALISI

Cloud federato, cos’è e perché potrebbe essere utile al Paese



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La proposta di Assinter prevede di affiancare al Polo strategico nazionale una rete di data center certificati e sicuri implementati dalle in-house regionali. Per affrontare al meglio la sfida dell’edge cloud e dell’intelligenza artificiale, senza vanificare gli investimenti fatti finora dalle PA locali e le competenze tecnologiche acquisite nei territori 

Pubblicato il 18 apr 2025



cloud federato Italia

Dare vita a un nuovo modello per il cloud in Italia, integrando il Polo strategico nazionale con altre infrastrutture localizzate sui territori e gestite dalle in-house delle Pubbliche amministrazioni locali. Grazie a questa rete di data center certificati e sicuri, e all’interoperabilità con l’infrastruttura del Psn, si creerebbe un nuovo ecosistema future-proof in grado di affrontare al meglio le sfide dell’edge cloud e dell’intelligenza artificiale, valorizzando gli investimenti che le pubbliche amministrazioni hanno già fatto e le competenze di alto livello che di cui le PA locali si sono dotate, a livello regionale. Sono questi i punti chiave della proposta di Cloud federato che Assinter, l’associazione delle società per l’innovazione tecnologica nelle Regioni, ha avanzato al Governo e che è attualmente in fase di discussione.

Perché il contesto italiano favorisce il cloud federato

L’obiettivo della strategia cloud messa a punto dal Dipartimento per la Trasformazione Digitale insieme all’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale è di garantire autonomia tecnologica del Paese, definendo un framework di riferimento con standard di sicurezza unici per la Pubblica amministrazione. Questo passaggio ha consentito di mettere le basi per una trasformazione profonda delle infrastrutture, stabilendo a quali requisiti devono rispondere i servizi cloud sicuri, pubblici o privati, e consentendo la centralizzazione dei sistemi informativi della PA con una contestuale dismissione delle infrastrutture obsolete e meno sicure.

A questo obiettivo ha dato un contributo fondamentale il regolamento unico per le infrastrutture e per i servizi cloud per la PA adottato da Acn in accordo con il dipartimento di Palazzo Chigi. Questa trasformazione coinvolge essenzialmente tre tipologie di soggetti: il Polo Strategico Nazionale, che si pone come interfaccia di riferimento nel settore per la Pubblica Amministrazione centrale, i cloud service provider che operano nel mercato nazionale e le infrastrutture Pubbliche certificate che sono gestite principalmente da Regioni, Province autonome e società in house.

Le opportunità per la Pubblica Amministrazione

Al centro delle prospettive di sviluppo dell’intero ecosistema cloud nazionale c’è la necessità di adeguarlo alle nuove sfide dell’intelligenza artificiale, in cui i contesti locali potrebbero svolgere un ruolo di primo piano. Se infatti a oggi la strategia messa in campo con il Psn è particolarmente efficace per le grandi amministrazioni pubbliche, le criticità più grandi emergono se si restringe la visuale ai territori.

Tra le principali c’è la difficoltà di raggiungere a costi ragionevoli i grandi data center di Roma e Milano a causa di una presenza insufficiente di infrastrutture di rete in banda ultralarga su ampie aree del territorio italiano, che va di pari passo con un modello organizzativo che rende difficile servire in modo capillare le pubbliche amministrazioni locali per accompagnarle nella transizione.

A questo si aggiunge la carenza di competenze specifiche per la migrazione al cloud delle PA locali. Il tutto in un contesto in cui i servizi Internet as a service e di co-location sono diversi da operatore a operatore, rendendo complessa l’interoperabilità e la fornitura di servizi ad alto valore aggiunto.

Una criticità ulteriore, particolarmente significativa, riguarda l’intelligenza artificiale: le iniziative sul Cloud del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) rispondono infatti a una strategia nata prima che emergessero le potenzialità dell’AI generativa. Un ostacolo per l’infrastruttura cloud nazionale, che dovrebbe supportare “by design” lo sviluppo e l’implementazione delle tecnologie più avanzate, garantendo sicurezza, protezione dei dati e sovranità digitale, in un ecosistema flessibile e sicuro, coordinato e capillare su tutto il territorio nazionale.

“Alla luce degli ultimi sviluppi tecnologici oggi il modello delle infrastrutture, e in parte anche gli investimenti del Pnrr – spiega in una intervista a CorCom Pietro Pacini, direttore generale di Assinter – vanno ripensati e indirizzati in modo più efficace”.

Come si evolve il cloud nazionale: verso il modello federato

Per cogliere al meglio le opportunità delle nuove tendenze tecnologiche, intelligewnza artificiale compresa, secondo la proposta di Assinter sarà necessario affiancare il Psn, focalizzato sulla gestione dei dati nazionali strategici e per le pubbliche amministrazioni centrali, con un modello che integri entità pubbliche distribuite sul territorio italiano.

Il nuovo modello, proprio per la sua caratteristica di sistema federato, garantirebbe capacità computazionale distribuita in ottica edge cloud, per unaccesso più capillare all’innovazione, insieme alla possibilità di sviluppare e distribuire modelli fondazionali di AI su infrastrutture pubbliche, specializzati per settori specifici della PA, e l’adozione del federated learning per addestrare modelli complessi utilizzando i dati locali, senza la necessità di trasferirli. Gli algoritmi di AI potrebbero in sostanza essere distribuiti nei sistemi decentralizzati, migliorando la capacità di adattamento e risposta ai bisogni specifici dei diversi territori.

Infrastrutture pubbliche locali e cloud federato: un’alleanza strategica

Il panorama nazionale può contare al giorno d’oggi su alcune decine di soggetti pubblici che gestiscono data center che hanno già intrapreso l’iter di accreditamento presso l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, che sarebbero candidati di diritto come membri di una “federazione” che andrebbe ad arricchire le potenzialità della Strategia Cloud Italia. Questo perché si tratta di data center certificati, sicuri e all’avanguardia, i cui dati e servizi sono end-to-end sotto il controllo pubblico, con caratteristiche di prossimità uniche rispetto al territorio in cui operano. Da non sottovalutare, in quest’ottica, il fatto che un aggiornamento della strategia nella direzione del cloud federato consentirebbe di capitalizzare gli investimenti già realizzati dalle PA a livello locale.

Cloud Federato e Psn: sinergie e interoperabilità

Per rendere possibile ed efficace l’interoperabilità di infrastrutture e servizi del Cloud Federato in Italia e del Polo Strategico Nazionale sarà necessario, secondo la proposta di Assinter, adeguarsi al principio della standardizzazione delle interfacce di comunicazione, della condivisione, dell’integrazione e della complementarità dei servizi e delle piattaforme grazie a singoli accordi di collaborazione. In questa prospettiva il Cloud Federato potrebbe presentarsi al tavolo con la propria dote di infrastrutture di interconnessione integrate e “trusted”, con un unico framework di sistemi di sicurezza, monitoring e alerting basato su modelli predittivi e distribuiti grazie all’adozione dell’AI

Benefici per efficienza, sicurezza e sovranità digitale

Implementare un cloud federato in Italia per la Pubblica amministrazione sarebbe utile per migliorare l’efficienza del sistema, grazie alla distribuzione delle risorse e alla collaborazione tra diversi enti, ottimizzando l’utilizzo delle infrastrutture e riducendo i costi operativi. Da non dimenticare, inoltre, i benefici dovuti all’alto livello di protezione che il sistema offrirebbe per i dati sensibili della PA, favorendo anche la costituzione di Csirt regionali interoperabili. Tutto questo promuovendo l’innovazione e lo sviluppo di competenze avanzate e sostenendo la sovranità digitale, con la riduzione di fatto della dipendenza da fornitori esterni.

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