REPORT IDC

Cloud ibrido, utilizzo diffuso ma ancora poco maturo

Report globale Idc: il 73% delle aziende ha già adottato una strategia hybrid per l’erogazione di servizi IT, anche se l’utilizzo è molto variegato. Poche società sono in grado di garantire portabilità di workload e bursting automatico

Pubblicato il 02 Nov 2016

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Tra le aziende non esiste al momento molta consistenza nella definizione di cloud ibrido. Lo rileva l’usto studio globale di Idc, che evidenzia come il 73% delle aziende abbia già adottato una strategia hybrid cloud per l’erogazione di servizi IT ma come al contempo manchi ancora un po’di chiarezza sul tema.

Per il 20% delle aziende mondiali l’hybrid cloud equivale all’utilizzo congiunto di risorse cloud pubbliche e private per il medesimo workload. Per il 18%, questo utilizzo congiunto non è necessariamente limitato al medesimo workload. Per il 16%, cloud ibrido significa poter facilmente passare da un service provider all’altro. Ancora per il 18%, hybrid cloud è poter utilizzare una varietà di servizi cloud pubblici dello stesso service provider o di più service provider. Infine per il 22%, è poter usare una varietà di risorse cloud (per esempio computazionali e storage) dello stesso service provider o di più service provider. Il 6% non risponde o indica altri utilizzi.

Queste differenti sfumature di significato nell’utilizzo dell’hybrid cloud evidenziano secondo Idc una sensibile discrepanza a livello aziendale tra il grado di diffusione del cloud ibrido e il grado di maturità nel suo utilizzo. La maggior parte delle aziende che dichiarano di aver adottato una strategia hybrid cloud ha effettivamente sottoscritto contratti per servizi cloud pubblici e sta utilizzando un mix di risorse IT pubbliche e private, ma poche sono per esempio in grado di garantire la portabilità dei workload o il bursting in automatico.

Seconda la roadmap evolutiva disegnata da Idc, le aziende devono tendere verso soluzioni di cloud ibrido, integrando cloud pubblico e privato a livello applicativo, di dati e infrastrutturale, per giungere a un vero e proprio stadio “multicloud”, ove servizi e applicazioni cloud interne ed esterne possono essere configurati e integrati automaticamente con un approccio che potremmo definire best-of-breed.

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