L’OSSERVATORIO POLIMI

Cloud: in Italia giro d’affari da 5,5 miliardi, balzo del 19%

A trainare in particolare i servizi infrastrutturali IaaS che registrano una crescita del 29% in un anno e raggiungono la componente software SaaS storicamente più diffusa. Piva: “L’andamento dell’inflazione non ha rallentato la spesa delle grandi imprese e la precedente allocazione dei budget su progetti strategici pluriennali, caratterizzati da contratti a tariffe bloccate, ha contribuito a mitigare gli effetti del rialzo dei prezzi”. Ingenti gli investimenti dei big provider nel mercato nazionale dei data center

Pubblicato il 05 Ott 2023

mercato cloud 2023

Continua a consolidarsi il mercato cloud italiano: nel 2023 il tasso di crescita è del 19% per un valore complessivo che raggiunge i 5,51 miliardi di euro.  A trainare la crescita sono in particolare i servizi infrastrutturali (IaaS), che raggiungono i 1,511 miliardi di euro (+29% sul 2022), arrivando a parimerito con la quota rappresentata dai servizi Software (SaaS), storicamente più diffusi. 

È quanto emerge dalla fotografia scattata dall’Osservatorio Cloud Transformation, giunto alla sua tredicesima edizione e promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano. “L’andamento dell’inflazione non ha rallentato la spesa delle grandi imprese in cloud: la precedente allocazione dei budget delle grandi imprese su progetti strategici pluriennali, caratterizzati da contratti a tariffe bloccate, ha contribuito a mitigare gli effetti del rialzo dei prezzi sull’anno in corso” dichiara Alessandro Piva, direttore dell’Osservatorio. “Inoltre, gli ingenti investimenti dei grandi Cloud provider nel mercato italiano dei data center, agiscono come indicazione di una crescente domanda per questi servizi”.

La spesa in cloud in Italia nel 2023

In continuità con gli scorsi anni, è la componente Public Cloud & Hybrid Cloud a registrare la dinamica di crescita più significativa, con una spesa di 3,729 miliardi di euro e una crescita del +24% sul 2022. Tra le altre componenti della spesa complessiva cloud, il Virtual & Hosted Private Cloud, cioè i servizi infrastrutturali residenti presso fornitori esterni, raggiunge 1,034 miliardi di euro (+9%) mentre la Data Center Automation, ossia la modernizzazione delle infrastrutture on-premises, cresce del +10% per un totale di 748 milioni di euro.

In particolare, all’interno del Public & Hybrid Cloud, lo IaaS registra la dinamica principale, raggiungendo il valore di 1,511 miliardi di euro (+29% sul 2022) e arrivando a pesare il 41% nel mix complessivo. Grazie soprattutto alle virtual machine (strumento abilitante per sviluppare nuovi servizi come quelli legati all’intelligenza artificiale generativa) la quota dei servizi è ormai vicino alla quota rappresentata dai servizi SaaS storicamente più diffusi. Segue in termini di crescita il PaaS, che registra un +27% per un totale di 686 milioni di euro, spinto dalle opportunità legate alle funzionalità di Artificial Intelligence e Analytics e dalle iniziative strategiche di modernizzazione del parco applicativo. Infine, il SaaS, in crescita del +19%, raggiunge un valore complessivo di 1,532 miliardi di euro.

Grandi imprese in prima linea, ma crescono le pmi

Ad oggi la spesa cloud italiana è rappresentata per l’87% dalle grandi imprese, che hanno raggiunto una consapevolezza sulla necessità di indirizzarla non solo verso l’adozione di nuovi servizi digitali, ma anche verso il consolidamento di quelli esistenti.  Qui mediamente oltre la metà delle applicazioni aziendali (51%) oggi risiede nel cloud. Le pmi, tuttavia, sono un comparto in grande crescita: grazie a iniziative sistemiche, come i fondi del Pnrr, la spesa in Public Cloud si attesta nel 2023 a 478 milioni di euro in crescita del +34% rispetto al 2022.

Oltre il 50% delle applicazioni delle “big” è nel cloud

“La ricerca 2023 ha sancito il sorpasso: per le grandi aziende del nostro panel oltre il 50% delle applicazioni del sistema informativo oggi è nel cloud- dichiara Stefano Mainetti, responsabile scientifico dell’Osservatorio Cloud Transformation –. Dopo aver affrontato i passi più semplici, quali l’adozione di applicazioni erogate in modalità SaaS o la migrazione di applicazioni già compatibili con il cloud, il focus si sta spostando, da un lato verso un maggior controllo della spesa e dall’altro verso l’ammodernamento del parco applicativo legacy a supporto dei processi core. In questo scenario, è ormai matura la consapevolezza del ruolo del cloud come importante fattore abilitante la trasformazione digitale delle imprese. Grazie alla trasformazione del proprio modo di lavorare con approcci più agili e con una maggiore collaborazione fra business e IT, le aziende sono oggi più preparate per godere dei benefici di innovazione portati dalle piattaforme di intelligenza artificiale, dagli ambienti di sviluppo low-code e no-code e dall’emergere di nuove applicazioni enterprise”.

Ma serve ancora un salto culturale

A questo si aggiunge la necessità di un cambiamento culturale. Ancora oggi, quasi due organizzazioni su tre (63%) dichiarano di misurare l’apporto del cloud al business dell’azienda in base al risparmio sui costi rispetto a una configurazione on-premise. Questo dato è espressione di una cultura organizzativa diffusa: invece di guardare al cloud come una leva di efficacia nell’accelerare la digitalizzazione e l’innovazione, lo si adotta come mezzo di puro efficientamento, alimentando una narrazione che inibisce la vera trasformazione. Non è infatti un caso che tra le iniziative in ambito Cloud che si profilano nell’arco dei prossimi 12 mesi, la più dichiarata è l’ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse e dei costi della nuvola.

Una nuova sfida: il Cloud Financial Management

La nuvola impone nuove modalità di gestione dei sistemi informativi che si adattino alle logiche di fruizione as-a-service. La revisione dei processi di IT Financial Management, oggi prioritari per le imprese, potrebbe rappresentare un primo passo fondamentale da cui partire nella sperimentazione di nuove modalità di lavoro tra Direzione IT e business. Per farlo, è possibile ispirarsi a paradigmi collaborativi come il FinOps, ormai best practice internazionale, che favorisce una maggiore responsabilizzazione dei dipendenti e identifica spazi di efficientamento nell’uso delle risorse. Purtroppo però, quasi tre quarti delle imprese italiane (74%) continua a gestire le risorse e i costi della nuvola secondo le logiche tradizionali dei sistemi on-premise che mal si adattano alla variabilità e dinamicità dei modelli di pricing del cloud.

“L’incapacità di prevedere i costi del cloud, la lentezza e la rigidità nell’adeguare i budget, comportano spesso difficoltà gestionali o, nei casi peggiori, il taglio o la riduzione di servizi” dichiara Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio Cloud Transformation.  “In molti casi, purtroppo, questo fenomeno determina un rallentamento degli investimenti in digitale che colpisce soprattutto i progetti innovativi che vengono sacrificati  per poter invece garantire continuità ai servizi già in produzione. Una efficace cloud transformation, dunque, richiede una maggiore maturità nel prevedere e gestire dinamicamente le risorse economiche dedicate cloud”.

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