Quella del mercato cloud in Italia è ormai una progressione che si consolida accelerando anno dopo anno: la stima per il 2016 è di un incremento del 18%, per un valore di 1,77 miliardi di euro. A crescere a ritmo più sostenuto è il Public Cloud, stimato in crescita del 27% dal 2015 e destinato a toccare quota 587 milioni di euro. Segno più anche per gli investimenti dedicati alla Cloud Enabling Infrastructure, destinati ad aggiornare il patrimonio infrastrutturale e applicativo già esistente in azienda per l’adozione del Cloud, che arriveranno a valere complessivamente 1,185 miliardi di euro. Sono i dati messi elaborati dall’Osservatorio Cloud & ICT as a Service, giunto alla sesta edizione e promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano, presentata a Milano presso il Campus Bovisa in occasione del Convegno “Cloud: è arrivata l’età della ragione?”.
“Il trend di crescita del nostro Paese appare in linea con quello che gli analisti internazionali fotografano come un fenomeno sempre più pervasivo e inarrestabile a livello globale – sottolinea Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio Cloud & ICT as a Service del Politecnico di Milano – In riferimento al solo Public Cloud, Gartner stima a livello mondiale una crescita per il 2016 di poco meno del 26%, per un valore complessivo di 64,7 miliardi di dollari. In un orizzonte temporale più ampio, Idc stima che il mercato Public Cloud passerà dai 70 miliardi di dollari del 2015 a più di 141 Miliardi di dollari nel 2019, con un tasso di crescita composito del 19,4%. Segnali confortanti per l’Italia arrivano anche dal recente studio global cloud computing scorecard di Bsa – The Software Alliance che, nell’evidenziare alcuni passi in avanti fatti dal nostro Paese nella creazione dei presupposti per lo sviluppo del Cloud, colloca l’Italia all’ottavo posto a livello mondiale, due posizioni più in alto rispetto al precedente studio del 2013″.
La fetta più ampia della spesa in Public Cloud, con una quota pari al 23% del mercato, è rappresentata dal settore manifatturiero, soprattutto per la gestione della supply chain, dei trasporti e dei portali e-commerce. Poi il settore bancario (21%), Telco e media (14%) e i Servizi (10%). Al 9% infine si attesta il settore GDO e retail.
Quanto alla PA e alla sanità pubblica, che si attesta al 9%, al modello Public Cloud è spesso preferito il modello di Community Cloud, dove vengono sviluppati servizi verticali direttamente dagli Enti, mentre il ricorso a servizi Public Cloud è concentrato su servizi più standard.
“La componente di servizi applicativi (SaaS) è quella che sta trainando maggiormente la crescita del mercato Public Cloud: si prevede una crescita del 33% nel 2016 – sottolinea Alessandro Piva, direttore dell’Osservatorio Cloud & ICT as a Service – I servizi che crescono maggiormente sono quelli dei sistemi core e verticali per le imprese, che stimiamo possano valere quasi un quarto della spesa in SaaS nel 2016. Si osserva una specializzazione dell’utilizzo dei servizi Public Cloud da parte delle imprese, che trovano sempre più risposte ad esigenze specifiche. In questo senso si può parlare di un’età della ragione nell’utilizzo del Cloud, sebbene ci siano ancora molti passi fare”.
“Con il Public Cloud ormai realtà tangibile nelle grandi aziende italiane – afferma Stefano Mainetti, responsabile scientifico dell’Osservatorio Cloud & ICT as a Service – la sfida per le Direzioni IT è l’evoluzione verso modelli che permettano ad infrastrutture ed applicazioni di integrarsi in modo veloce e flessibile con i servizi consumati dal Cloud. Questo è un passaggio fondamentale per rispondere alle esigenze di innovazione e agilità che è richieste in modo mandatorio dai vertici aziendali”.
“Se da un lato il potenziale offerto dal Cloud è ormai ben noto, il percorso di Cloud Migration per le infrastrutture e per il parco applicativo aziendale è solo ai primi passi e c’è ancora molto lavoro da compiere – prosegue Mainetti – Ma proprio in questi casi è stato possibile identificare una significativa trasformazione del modo di gestire l’IT in impresa, grazie all’adozione di nuove politiche di sourcing, di modalità di gestione automatizzata delle operations (DevOps), di metodologie iterative (Agile) per la realizzazione di applicazioni e, in generale, di modalità di lavoro collaborative business-IT”.
Scomponendo la spesa tra Pmi e grandi imprese, queste ultime polarizzano ancora gran parte degli investimenti, per il 2016 di poco superiori al 90%. Il tasso di crescita della spesa delle grandi imprese è previsto essere del 28%, mentre per le Pmi è di poco sotto al 20%.
“Per le Pmi il Public Cloud rappresenta un’incredibile opportunità di digitalizzazione, che promette di recuperare il gap accumulato, offrendo tecnologie allo stato dell’arte che permettono di ridurre l’onere gestionale Ict – puntualizza Piva – Tra le organizzazioni che utilizzano il Public Cloud, solo il 12% del campione si trova in una situazione di adozione tattica, incentrata su processi di supporto e introdotti in modo separato rispetto ai sistemi informativi interni”.