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Cloud leva di business, in aumento budget e progetti

Gli investimenti quest’anno vireranno in particolare sulle soluzioni per la cybersecurity. I leader IT senior segnalano però un aumento della complessità. Si ridimensiona l’hype del cloud pubblico e l’IT ibrido si prende la scena. Riflettori anche sulle opportunità per i contact center. I report di Avaya, Fortinet, F5, NetApp

Pubblicato il 05 Apr 2023

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Il cloud si conferma una cruciale leva di business: la fotografia scattata dai report di Avaya, Fortinet, F5 e NetApp evidenzia infatti un aumento per quest’anno di budget e progetti, con investimenti che vireranno in particolare sulle soluzioni per la cybersecurity. Ma non è tutto oro quel che luccica: i leader IT senior segnalano infatti un aumento della complessità, mentre si ridimensiona l’hype del cloud pubblico. In tutto questo, l’IT ibrido si prende la scena e si aprono opportunità per i contact center.

Fortinet: adozione costante, ma preoccupa la sicurezza

L’edizione 2023 del Cloud Security report, condotta da Cybersecurity Insiders e sponsorizzata da Fortinet (SCARICA QUI IL DOCUMENTO COMPLETO), ha intervistato 752 professionisti della sicurezza informatica di tutto il mondo e di qualsiasi settore per scoprire le priorità e le sfide principali che devono essere gestite per assicurare il successo del cloud. Secondo il report, il cloud computing pubblico continua a offrire molti importanti vantaggi alle aziende. Gli intervistati concordano sul fatto che le loro organizzazioni hanno sperimentato maggiore flessibilità e scalabilità (53%), maggiore agilità (45%), migliore disponibilità e continuità operativa (44%), e implementazione e provisioning accelerati (41%) grazie all’adozione del cloud. Di conseguenza, le organizzazioni, stanno ottenendo migliori risultati di business, quali una maggiore reattività alle esigenze dei clienti.

Nonostante l’adozione del cloud annua rimane similare a quella analizzata nell’edizione precedente del report, il ritmo con cui le aziende spostano i carichi di lavoro sul cloud si mantiene costante. Circa il 40% degli intervistati ha dichiarato di avere già più della metà del proprio carico di lavoro sul cloud, mentre il 58% ha anticipo che raggiungerà lo stesso livello nei prossimi 12/18 mesi. In questo quadro, quasi tutte le organizzazioni intervistate hanno dichiarato di essere preoccupate per la sicurezza del cloud ad un livello moderato/estremo. Inoltre, il 43% di loro crede che i rischi più significativi siano associati all’utilizzo del cloud pubblico, rispetto ad un ambiente on-premise. Inoltre, i professionisti della sicurezza informatica affrontano diverse sfide specifiche quando si tratta di proteggere in modo efficace i carichi di lavoro che sono sul cloud. La mancanza di personale qualificato è in cima alla lista delle preoccupazioni che ostacolano l’adozione del cloud per il secondo anno consecutivo. Gli intervistati hanno anche citato altre preoccupazioni a livello operativo connesse alla sicurezza del cloud: il rispetto dei requisiti di conformità, ottenere maggiore visibilità sugli ambienti cloud e l’implementazione di policy di sicurezza coerenti.

Più della metà dei professionisti intervistati (60%) dichiara poi che quest’anno aumenterà il budget destinato alla sicurezza del cloud. I team di sicurezza prevedono di utilizzare questi budget per affrontare le minacce e le preoccupazioni che rappresentano i maggiori rischi per le proprie attività. Secondo la ricerca, ad esempio, stanno dando priorità ad attività come la prevenzione di configurazioni errate (51%) e la protezione delle principali applicazioni cloud già in uso (48%).

NetApp: leader IT penalizzati dalla complessità del cloud

Il Cloud Complexity Report 2023 di NetApp (SCARICA QUI IL DOCUMENTO COMPLETO) ha rilevato che il 98% dei leader IT senior è stato in qualche modo penalizzato dall’aumento della complessità del cloud, che potenzialmente può portare a scarse prestazioni del sistema informatico, perdita di fatturato e ostacoli alla crescita del business.

“Il nostro rapporto di ricerca globale evidenzia i cambiamenti di paradigma nel modo in cui i leader tecnologici guardano e gestiscono le loro iniziative cloud”, dichiara Davide Marini, Country Manager Italia di NetApp. “Con l’accelerazione dell’adozione del cloud e dell’innovazione da parte delle aziende per essere competitive, i leader tecnologici si trovano ad affrontare una crescente pressione, per destreggiarsi tra più priorità contemporaneamente, inducendo molti a ripensare il modo in cui gestire l’efficienza e la sicurezza in questo nuovo ambiente.”

Secondo l’indagine, la complessità dei dati ha raggiunto un punto critico per le aziende a livello globale e i dirigenti del settore tecnologico sentono la pressione di doverne contenere l’impatto sul business. Tuttavia, le sfide di natura tecnica e organizzativa possono bloccare le loro strategie cloud: l’88% cita come ostacolo il lavoro attraverso gli ambienti cloud, mentre il 32% fatica ad allinearsi su una visione precisa a livello di leadership.

La sostenibilità intanto è diventata un inaspettato motore del cloud, con quasi otto dirigenti tecnologici su dieci che citano i risultati Esg come fondamentali per la loro strategia cloud. Tuttavia, il Roi (ritorno sull’investimento) è una preoccupazione per i leader aziendali, con l’84% dei dirigenti del settore tecnologico che afferma che la propria strategia cloud deve già mostrare risultati all’interno di tutta l’organizzazione.

Infine, guardando al prossimo anno, più di un terzo (37%) dei dirigenti del settore tecnologico dichiara che metà o più delle proprie implementazioni cloud saranno supportate da applicazioni guidate dall’intelligenza artificiale. Quasi la metà dei dirigenti tecnologici delle aziende più piccole (quelle con meno di 250 dipendenti) prevede di raggiungere il 50% di applicazione gestite dall’AI nel prossimo anno e il 63% entro il 2030, mentre le aziende più grandi sono rimaste più indietro.

F5: verso un ridimensionamento del cloud pubblico

Stando ai risultati del nono rapporto annuale State of Application Strategy di F5 (SCARICA QUI IL DOCUMENTO COMPLETO), l’IT ibrido è destinato a rimanere. I decision maker IT aziendali coinvolti nel sondaggio affermano che più di un quinto delle loro applicazioni sono ospitate in sei ambienti diversi, il che comporta una serie di sfide operative e di sicurezza e alimenta la domanda di soluzioni di rete multi-cloud. “Le decisioni sull’hosting delle applicazioni si basano in genere su obiettivi specifici e oggi le organizzazioni hanno piena consapevolezza del fatto che non esiste un unico ambiente che vada bene per tutti”, dichiara Lori MacVittie, Distinguished Engineer di F5 e coautrice del rapporto.

In questo contesto “hybrid-centrico”, lo studio ha rilevato che le aspirazioni (e l’hype) del cloud pubblico si stanno ridimensionando. Nel 2018, il 74% degli intervistati prevedeva di distribuire “fino alla metà” delle proprie applicazioni in “un cloud”. Oggi, poco meno della metà degli intervistati (48%) dichiara di avere attualmente delle app distribuite nel cloud e in media le organizzazioni distribuiscono solo il 15% del loro portafoglio di app nel cloud.
Dopo anni di decrescita, la percentuale di applicazioni ospitate nei data center tradizionali on-premise è aumentata del 2% rispetto ai livelli del 2022, raggiungendo il 37%. La quota di implementazioni on-premises supera il 50%, poiché sia gli ambienti tradizionali che quelli cloud sono presenti on-premises.

Sebbene la maggior parte degli altri modelli di distribuzione, come il cloud pubblico e il SaaS, siano stati in crescita negli ultimi anni, nel 2023 si sono stabilizzati o sono leggermente diminuiti. La mobilità delle applicazioni, facilitata dal rimpatrio delle app, è un fattore chiave di questa tendenza. Si continua a registrare tassi elevati per il secondo anno consecutivo: più di un terzo (43%) degli intervistati sta rimpatriando le app o prevede di farlo a breve. La necessità di controllare la dispersione delle app (app sprawl) in un mondo multi-cloud è considerata la motivazione principale dal 54% degli intervistati.

I cloud privati ospitano solo il 17% del portafoglio medio delle aziende, ovvero quasi la metà rispetto ai data center on-premises. Il SaaS è dietro di poco, con il 16% (anche se tecnicamente si tratta di un modello di consumo, non di un modello di distribuzione). Lo scenario è quello di una diversità ibrida, sostenuta della priorità dettate dal business sulla data sovereignty, gestione del rischio e requisiti di customer experience.

La sfida principale nel 2023 è rappresentata dalla complessità degli strumenti e delle Api che deriva dalla mancanza di standardizzazione o interoperabilità degli strumenti utilizzati per i diversi modelli di deployment (39%). L’applicazione di criteri di sicurezza coerenti è la seconda sfida principale per il secondo anno consecutivo (36%), l’ottimizzazione delle performance (36%) e la determinazione del cloud più conveniente per l’applicazione (35%).

Avaya: contact center su cloud, preoccupa la migrazione

A fronte della continua evoluzione del settore dei contact center, molti fornitori di piattaforme stanno proponendo offerte cloud. Tuttavia, alcune aziende nutrono legittime preoccupazioni su ritmo e conseguenza di una migrazione al cloud tout-court. Secondo un recente white paper di Ventana Research commissionato da Avaya – Migration to the hybrid cloud, Innovation for the modern contact center  (SCARICA QUI IL DOCUMENTO COMPLETO)–  il 39% delle aziende preferisce che le soluzioni di data analytics e di data deployment restino on-premise. Di fronte ai progressi tecnologici e alla pressione per l’adozione di soluzioni che consentano di non perdere terreno sul fronte dell’innovazione, le aziende possono incontrare difficoltà nella migrazione completa al cloud, in quanto devono affrontare un “rip-and-replace”, ovvero una sostituzione radicale dei sistemi legacy, complessa e spesso costosa, con lunghi cicli di implementazione e un notevole impiego di risorse. Tuttavia, oggi le aziende possono innovare senza disagi e discontinuità nelle attività aziendali.

“L’innovazione inizia con la progettazione e prosegue con l’implementazione, ma gli investimenti già effettuati non dovrebbero essere abbandonati in nome dell’innovazione”, commenta Tim Sherwood, Vice President of Product and Offer Management di Avaya. “Il percorso di innovazione per ottimizzare il contact center e semplificare l’esperienza cliente non deve necessariamente passare per una transizione completa al cloud. Mentre per alcune organizzazioni questa potrebbe essere la mossa giusta, altre preferiscono mantenere l’attuale contact center on-premise. Le aziende oggi intendono innovare a un ritmo e con un percorso personalizzato che si adatti alle loro specifiche esigenze”.

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