Un miliardo e mezzo di dollari: è quanto Oracle prevede di investire in Arabia Saudita nei prossimi anni per costruire la sua “cloud footprint” nel regno e aprire a Riyadh la sua terza regione di cloud pubblico. Del progetto, tuttavia, si sa ancora poco. “Stiamo finalizzando i piani per l’apertura della nuova region – ha dichiarato Nick Redshaw, vicepresidente senior di Oracle, commentando l’annuncio diffuso in occasione di un’un’importante conferenza tecnologica nella capitale saudita alla presenza delle Big tech globali -. Stiamo ancora lavorando con i nostri fornitori prima di poter annunciare la data effettiva”.
Redshaw ha affermato che l’investimento sarà effettuato nell’arco di diversi anni, senza fornire dettagli. Ha aggiunto che Oracle amplierà anche la capacità della sua cloud region di Jeddah, che la società ha aperto nel 2020.
Arabia Saudita “a caccia” di investitori stranieri
L’aumento della domanda di cloud computing ha spinto aziende tecnologiche come Oracle, Microsoft, Amazon e Google di Alphabet a creare data center in tutto il mondo per accelerare il trasferimento dei dati. I funzionari sauditi hanno fatto pressioni sulle società internazionali affinché investano nel regno e trasferiscano la loro sede regionale a Riyadh per beneficiare dei contratti governativi.
Sebbene Oracle sia in ritardo rispetto ai suoi maggiori rivali nella corsa al mercato del cloud computing, è stata tra le prime grandi aziende tecnologiche ad aprire un data center in Arabia Saudita. Al regno sono stati dedicati centinaia di miliardi di dollari nell’ambito del piano di trasformazione economica, nota come “Vision 2030″, guidato dal suo sovrano de facto, il principe ereditario Mohammed bin Salman. Il regno ha faticato ad attrarre investimenti esteri diretti (Ide), uno dei pilastri della “Vision 2030” che mira a diversificare l’economia lontano dal petrolio. Gli Ide hanno infatti raggiunto poco meno di 4,1 miliardi di dollari nella prima metà del 2022, una frazione dell’ambizioso obiettivo di 100 miliardi di dollari fissato per la fine di questo decennio.
Mentre Oracle ha lavorato con il governo, l’Arabia Saudita ha cercato di incoraggiare le aziende straniere a stabilire sedi nel Paese, pena il rischio di perdere contratti governativi, e ha dato loro tempo fino alla fine del 2023 per conformarsi. “Stiamo lavorando a stretto contatto con il governo saudita per finalizzare i piani per il requisito del quartier generale regionale e li annunceremo non appena lo finalizzeremo con loro”, ha affermato Redshaw.
Oracle in prima fila per il progetto futurista Neom
Oracle ha anche vinto contratti per “Neom“, progetto da 500 miliardi di dollari del principe ereditario, una mega città futuristica e zona economica in costruzione sulla costa del Mar Rosso. “Neom sarà uno dei nostri maggiori consumatori di capacità cloud in Arabia Saudita”, ha affermato Redshaw.