IL CASO

Cloud “sovrano”: Ovh e Google si separano

Stop alla collaborazione sulla piattaforma Anthos ad appena due anni dall’avvio della partnership annunciata a suo tempo come strategica. In ballo la questione della sicurezza dei dati

Pubblicato il 10 Nov 2022

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Si scioglie la partnership tra Ovhcloud e Google Cloud nata nel novembre del 2020 per proteggere la sicurezza dei dati dei clienti europei di Google. A due anni dall’annuncio della collaborazione strategica, le strade dei due provider si dividono. “Questa decisione scaturisce da una valutazione condivisa tra le parti sull’integrazione delle soluzioni e non ha a che fare con le tecnologie sviluppate né con la possibilità di una collaborazione futura”, ha dichiarato Ovh.

Il sodalizio era stato disegnato per aiutare Google Cloud ad allinearsi ai parametri europei per la sovranità dei dati permettendo ai suoi clienti di usare la piattaforma Anthos tramite un’offerta di private cloud installata e gestita da Ovhcloud. “Il gruppo francese Ovhcloud ha rinunciato a utilizzare il software di Google per la sua offerta cloud, perché è mancato l’accordo sulle conduzioni di aggiornamento del prodotto“, si legge in una nota congiunta.

Il nodo della separazione dei server

Anthos è la piattaforma gestita per l’implementazione di applicazioni sia on-premise che nel cloud. Al momento della sigla della collaborazione con Google, Ovhcloud aveva annunciato che Anthos sarebbe stato proposto all’interno di una nuova offerta di cloud privato hosted  “che rende questa tecnologia compatibile con le tecnologie open source, grazie all’infrastruttura dedicata, iper-scalabile e interamente gestita in Europa dai team di Ovhcloud”.

Ma secondo quanto spiegato ad Afp da Michel Paulin, ceo di Ovhcloud, sono le condizioni operative della piattaforma a rappresentare il pomo della discordia: l’azienda europea non sarebbe riuscita a ottenere da Google Cloud garanzie sul mantenimento in futuro della “disconnessione” tra i propri server e quelli del gigante americano.

Secondo i due manager Google voleva che gli aggiornamenti si effettuassero direttamente tramite una connessione internet quando il gruppo francese voleva procedere con i propri mezzi.

Questa soluzione non era accettabile per Ovhcloud, che vuole mantenere, per motivi di sicurezza dei dati, una separazione totale tra i suoi server e quelli di Google. Dovresti sapere che puoi ricevere fino a 50.000 modifiche al giorno” per un servizio cloud, ha affermato Michel Paulin.

La sovranità sul cloud

Se la rottura di un accordo tecnologico non è rara nel settore It, il caso Google-Ovh è emblematico come parte di una riflessione più ampia sulla sovranità tecnologica dei paesi dell’Unione europea, attualmente dipendenti dalle tecnologie cloud delle big tech americane.

Negli ultimi anni si sono formate diverse alleanze per offrire servizi gestiti alle aziende europee tramite gli hyperscaler statunitensi, garantendo l’integrità e la riservatezza dei loro dati di fronte a eventuali richieste delle autorità statunitensi.

In questo contesto, la francese Thalès ha stretto una collaborazione con Google Cloud in una joint venture chiamata S3NS che dovrebbe essere operativa nel 2024. Dovrebbe invece entrare nel vivo a dicembre il servizio Bleu gestito da Orange e Capgemini sfruttando le tecnologie di Microsoft Azure.

La strategia di Ovhcloud: assist all’Ue

La ricerca di una propria sovranità digitale e tecnologica è diventata uno degli obiettivi chiave dell’Unione europea. Da un lato, infatti, la crescente influenza economica e sociale delle aziende tecnologiche americane richiede nuove regole per assicurare ai cittadini del Vecchio Continente il controllo sui loro dati personali e favorire la partecipazione delle aziende europee ai mercati digitali. Dall’altro, l’Ue punta a stabilire modelli di regolamentazione della transizione digitale che, affermandosi come standard di riferimento, possano promuovere i valori, le tecnologie e gli interessi europei nel mondo.

In questo contesto si inserisce l’apertura del nuovo data center di Ovhcloud a Strasburgo: SBG5 si inserisce in un piano strategico, che prevede l’apertura di 15 siti entro il 2024, per fornire ai propri clienti soluzioni IaaS e PaaS in un contesto affidabile e sostenibile. L’azienda è di fatto l’unico provider cloud europeo in grado di competere con i colossi a stelle e strisce.

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