L'INDAGINE

Cloud, sprechi per quasi 9 milioni l’anno fra inefficienze, upgrade e lock-in

Secondo uno studio realizzato da Vanson Bourne per Couchbase, in media le aziende investono oltre 33 milioni di dollari ma quasi un terzo delle risorse potrebbe essere risparmiato. Ecco come

Pubblicato il 17 Giu 2022

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I costi che le aziende, a livello globale, sostengono per passare al cloud sono ancora eccessivi, oltre il 35% in più del necessario. A dirlo è una ricerca di Couchbase condotta da Vanson Bourne, che evidenzia tra i fattori piani tariffari poco flessibili, strumenti di gestione che non offrono il livello di controllo necessario agli utenti e dati che non vengono archiviati dove necessario.

Il sondaggio è stato condotto online nel periodo febbraio-aprile 2022 su 650 responsabili della trasformazione digitale di organizzazioni con almeno mille dipendenti negli Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania, Spagna, Italia, Turchia e Israele. Secondo il report, la spesa media delle aziende coivolte nella survey ammonta a più di 33 milioni di dollari all’anno per i servizi cloud; di questi 8,75 milioni potrebbero essere risparmiati o spesi altrove se aziende e cloud service provider riuscissero a risolvere efficacemente questi problemi.

SCARICA QUI IL REPORT

Perché complessità e costi aumentano

In particolare, la ricerca ha evidenziato che i servizi cloud non soddisfano le aspettative e aumentano complessità e costi: a livello globale, più di un terzo (36%) delle imprese ha dichiarato che i servizi cloud adottati negli ultimi tre anni non hanno soddisfatto le aspettative, mentre il 56% ha affermato che le decisioni prese in passato relative al cloud hanno reso i progetti di trasformazione digitale più difficili nel 2021, e il 48% più costosi. I dati in Italia appaiono invece più positivi, con solo il 20% degli intervistati che si dichiara insoddisfatto.

Come anticipato, tra i fattori che contribuiscono a far lievitare gli investimenti vi sono: mancanza di visibilità adeguata sui costi o di modi per ottimizzarli; necessità di migliorare le funzionalità di sicurezza e conformità; piani tariffari poco flessibili che non comprendono tutto in un unico pacchetto; strumenti di gestione che non garantiscono il controllo necessario; dati che non vengono archiviati dove necessario per soddisfare i requisiti normativi o di performance; vendor lock-in, ovvero l’impossibilità per le aziende di utilizzare l’infrastruttura cloud che desiderano.

Il 61% delle imprese, inoltre, ha dovuto ridurre le proprie ambizioni di trasformazione digitale a causa di problemi legati ai servizi cloud, mentre il 58% ha scelto servizi cloud che non consentivano la scalabilità necessaria a soddisfare la domanda.

A prescindere da questo, sottolinea il report, la generale tendenza verso il cloud è inarrestabile: il 95% del campione ha dichiarato che il passaggio dell’infrastruttura al cloud è “inevitabile”, un trend che viene confermato anche dal 96% degli intervistati italiani.

“Non si può negare l’impatto del cloud, che offre alle grandi imprese livelli superiori di scalabilità e agilità e alle piccole accesso a servizi e applicazioni che non potrebbero implementare internamente,” spiega in una nota Ravi Mayuram, Chief Technology Officer di Couchbase. “Le aziende sono convinte di ottenere ciò di cui hanno bisogno, altrimenti non vedremmo questo slancio apparentemente inarrestabile. Resta una domanda da porsi, ed è: potrebbero ottenere ancora di più? Dal nostro punto di vista 8,75 milioni di dollari sono troppi per essere considerati solamente un costo di gestione. Se le imprese elevassero le proprie aspettative e i service provider affrontassero le inefficienze, si potrebbero aprire nuove opportunità di trasformazione digitale o, semplicemente, ridurre i costi”.

Le opportunità del cloud nei prossimi anni

Nonostante costi e sfide da affrontare, le aziende sono ottimiste riguardo al cloud. Quasi tutti gli intervistati sono convinti che i servizi cloud offrano i livelli di sicurezza, disponibilità, prestazioni, economicità, controllo, scalabilità e conformità di cui hanno bisogno.

A questo corrisponde una spesa crescente per la nuvola. Entro il 2025, le aziende intendono destinare il 58% della loro spesa It al cloud pubblico, trovandosi attualmente già oltre la metà del percorso (56%) verso questo obiettivo. Le ragioni sono chiare: alla domanda specifica sui database-as-a-service (DBaaS), hanno risposto che i servizi cloud possono offrire Sla di uptime superiori rispetto al team interno, con un budget ottimizzato passando a una tariffazione a consumo. Questo consentirebbe loro di riallocare le risorse attualmente utilizzate per gestire l’infrastruttura di database, impiegandole in modo più produttivo in altre aree.

Per quanto riguarda le principali preoccupazioni legate alla nuova infrastruttura cloud, al primo posto si staglia la sicurezza dei dati (43%), seguita dalla gestione dei dati nel cloud (33%) e dalla capacità di soddisfare le future esigenze digitali (31%), mentre il 30% si preoccupa di tenere sotto controllo i costi in ottica futura.

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