È un’astrazione di una serie di componenti della Cloud Platform di Google, come Lambda di Amazon, il sevizio basato sugli eventi del cloud di Seattle. Ma Cloud Dataflow ha l’ambizione di essere più veloce e soprattutto di poter essere utilizzato dagli sviluppatori in modo totalmente automatico per costruire programmi che possano gestire grandi quantità di dati con il servizio BigQuery.
Il lancio di Cloud Dataflow è stato il punto di partenza della Google I/O di San Francisco dell’anno scorso, e l’edizione 2015 che si terrà fra pochi giorni sempre nella città californiana è stata preceduta da questo annuncio passato quasi in sordina. In realtà con la nascita di questi nuovi servizi di più alto livello la pervasività dei servizi di cloud pubblico dovrebbe aumentare in maniera esponenziale. L’accessibilità e facilità di utilizzo anche per applicazioni e servizi complessi e strutturati dovrebbe infatti consentire di passare a una nuova generazione di app nel cloud.
Google in questa fase sta accettando le proposte di software da utilizzare in versione alfa, utilizzando i servizi di BigQuery ma anche il Cloud Storage e la parte di potenza di calcolo offerta dal Compute Engine nella nuvola di Google.
La rivoluzione sta nei particolari, come spiega il responsabile del prodotto, William Vambenepe: «Scrivete un software, caricatelo e Cloud Dataflow farà tutto il resto. Non ci sono cluster da gestire, le risorse necessarie e la capacità di scalare automaticamente vengono gestite direttamente da Cloud Dataflow».