L'ANALISI

Cloud, sul Piano Colao l’ombra dell’agitazione politica

Ritirati last minute gli emendamenti che puntavano a ripristinare la norma del 2012 cancellata nel Pnrr e che attribuiva a Sogei un ruolo chiave nella strategia del cloud pubblico. Ma la partita non si chiude qui: sul piede di guerra un nutrito gruppo di parlamentari. Si rischia una pioggia di mozioni e ordini del giorno

Pubblicato il 15 Dic 2021

cloud3

Rischia di trasformarsi in uno tsunami politico il Piano Italia Cloud del ministro della Transizione digitale Vittorio Colao. In Parlamento si sta consumando una vera e propria battaglia politica e se è vero che sono stati ritirati last minute gli emendamenti al Pnrr relativi al ripristino della norma del 2021 (cancellata dal Mef) che attribuiva a Sogei un ruolo primario nella strategia del cloud pubblico, la partita non si chiude qui.

Un nutrito gruppo di parlamentari di Italia Viva, Lega, 5Stelle, e Alternativa – ed esprime criticità anche Fratelli d’Italia – sta infatti lavorando alla presentazione di una serie di mozioni e ordini del giorno che mirano a tenere alta l’attenzione sulla gara per il Polo strategico nazionale. Quel che non quadra è la cancellazione della norma del 2012 “in corso d’opera”. E preoccupa anche la vicenda dell’Opa Kkr su Tim.

L’allarme in Parlamento, ecco le questioni sul piatto

La deputata dei 5Stelle, Mirella Liuzzi “la crisi di Tim rischia di essere un boomerang per altri importanti piani di sviluppo del Governo primo fra tutti il Polo strategico nazionale per le pubbliche amministrazioni italiane. Parliamo dei dati delle pubbliche amministrazioni, dei cittadini e dei dati sensibili. Un investimento di 900 milioni di euro, voluto dal Governo tramite partenariato pubblico-privato, con riferimento al quale proprio Tim, insieme a Sogei, Leonardo e Cassa depositi e prestiti, ha presentato un’offerta tenuta sicuramente molto in considerazione dal Governo. Forse sarebbe stato meglio da parte del Governo, come sostenuto dal MoVimento 5 Stelle, scegliere prima il partner pubblico e proporre in seguito una gara classica aperta da proporre sul mercato. Avremmo evitato, probabilmente, il clima di incertezza di governance attuale”.

Secondo il deputato di Italia Viva, Luciano Nobili le lungaggini sulla trattativa Tim rischiano di compromettere le roadmap dei piani Italia a 1 Giga e Italia 5G ma anche quella del Piano Italia Cloud: “Si arriverebbe al rischio di compromettere le risorse del Pnrr, altro grande motivo di vigilanza”. Per Massimiliano Capitanio, deputato della Lega “per il Polo Strategico Nazionale, la cassaforte di tutti i dati di noi cittadini e di quelli strategici del Paese, si è scelto un modello di partenariato pubblico-privato che prevede la selezione di una delle proposte tecniche avanzate da operatori privati e una governance pubblica, attraverso un contratto di concessione. Abbiamo chiesto al Governo una riflessione sulla scelta di intervenire ex post per la risoluzione di alcune criticità rilevate”.

In Commissione Bilancio Raphael Raduzzi e Raffaele Trano, deputati di Alternativa, hanno evidenziato che “sulla procedura del bando per il Polo Strategico Nazionale per il cloud il governo sta combinando un disastro di proporzioni bibliche. Con un pastrocchio normativo che rischia di portare a ricorsi su ricorsi l’esecutivo ha infilato nell’articolo 7 del decreto Pnrr un comma (il 3) che sopprime la previsione contenuta in una legge del 2012 che affida alla Sogei il compito di realizzare uno dei poli strategici per l’attuazione e la conduzione dei progetti e la gestione del cloud nazionale. Peccato che già a settembre, quindi ben prima dell’approvazione in Consiglio dei ministri di questo decreto, Sogei avesse già formulato una proposta formale assieme a Tim, Cdp Equity e Leonardo per partecipare all’assegnazione. Quello del governo è quindi un tentativo maldestro di mettere una pezza ad un buco enorme che rischia di generare un caos normativo che potrebbe far slittare tutta la partita del cloud”.

“La procedura per la realizzazione del Polo Strategico Nazionale già in corso presenta diverse criticità, a partire dalla modalità con cui si è costruita la cordata principale composta da Cassa Depositi e Prestiti, Sogei, Leonardo e Tim, consentendo a Cdp di comportarsi come un soggetto di mercato alla ricerca dei propri partner, mentre le partnership pubblico-privato prevedono la presentazione di proposte progettuali da parte di sole imprese private, cui si potranno affiancare – solo in un secondo momento – i soggetti pubblici che per la loro natura dovranno essere equidistanti dai soggetti di mercato”, commenta Federico Mollicone, deputato di Fratelli d’Italia. “La nostra mozione vuole risolvere queste criticità, tutelando ad assicurare la chiarezza delle regole, la parità delle condizioni competitive per il mercato e la massima trasparenza nella gestione della procedura di gara per la realizzazione del Polo strategico nazionale, adottando iniziative volte alla sospensione delle procedure in corso fino al momento in cui saranno chiarite le criticità esistenti e corrette le attuali anomalie della procedura di gara”.

Il tema della governance e il ruolo degli hyperscaler

Il dibattito sul Psn tocca, inoltre, altri temi critici, in particolare quello della sovranità e controllo dei dati. Tutte le cordate prevedono la collaborazione con i cosiddetti hyperscaler, i giganti americani del cloud come Amazon, Google e Microsoft, gli unici in grado di garantire funzionalità critiche del Polo ma che allo stesso tempo sono soggetti al Cloud Act americano e al potenziale obbligo di condividere informazioni strategiche con il governo.  Uno degli aspetti più rilevanti sulla cui base saranno valutate le cordate riguarda, dunque, non solo le soluzioni tecniche proposte per la crittografia ma i meccanismi, anche di governance, per tutelare la sovranità delle informazioni che saranno conservate nel Polo.

Le tre cordate in campo

Sono tre le cordate nazionali che hanno presentato al ministro Colao la propria candidatura per il progetto del Psn: quelle costituite rispettivamente dal quartetto Tim-Cdp-Sogei-Leonardo e dalle accoppiata Almaviva-Aruba e Fastweb-Engineering. Si è invece ritirato dalla partita – almeno per ora – il Consorzio Cloud Italia composto dalle sei società Seeweb, Sourcesense, Infordata, Babylon Cloud, Consorzio Eht e Netalia, che aveva inizialmente depositato al Ministro dell’Innovazione la propria manifestazione di interesse. Il consorzio di riserva di “conoscere le determinazioni del governo sulle procedure di assegnazione” e quindi non si esclude possa tornare in ballo in un secondo momento.

La gara sul Psn, ecco la roadmap

La realizzazione e gestione operativa del Polo strategico nazionale verrà affidata a un operatore o ad un raggruppamento selezionato attraverso una procedura di partenariato pubblico-privato.

Relativamente alle tempistiche, sono previste 3 fasi:

  • Fase 1 (in corso) – operatori economici e raggruppamenti di imprese presentano al Ministro della Transizione digitale (Mtd) proposte tecnico economiche. Il Mtd valuta quella più rispondente ai requisiti e costruisce su di essa i requisiti del bando di gara. Secondo quanto annunciato dal ministro Colao la scelta del progetto sarà effettuata entro fine anno, quindi nei prossimi giorni.
  • Fase 2 – Pubblicazione del bando di gara entro gennaio 2022 (il ministro Colao ha affermato che la centrale di committenza sarà Difesa Servizi SpA, società in-house del ministero della Difesa)
  • Fase 3 – Aggiudicazione e realizzazione del Psn al più tardi entro la fine del 2022

Il controllo pubblico del Psn, nelle intenzioni del Ministro, sarà assicurato da un contratto di concessione a favore della cordata assegnataria del bando di gara. Per il progetto sono a disposizione 1,9 miliardi di euro del Pnrr. La migrazione delle amministrazioni verrà avviata a partire dalla fine del 2022 per concludersi entro la fine del 2025.

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