È la sicurezza assieme alla compliance la barriera maggiore per l’adozione del cloud? Il passo del cloud pubblico ha rallentato e anche le soluzioni ibride stanno vivendo una stagione di ripensamento. Cresce lo storage ma non cresce proporzionalmente il segmento della nuvola.
«Ci sono tre problemi – spiega Greg Fitzgerald, CMO di Cylance durante il convegno organizzato a Roma da Netevents alcune settimane fa – e cioè gli attacchi digitali che portano a perdita di dati, danni e interruzione dei business; ma ci sono anche i problemi di privacy sull’organizzazione dei dati raccolti che con il cloud si moltiplicano; e poi c’è tutto il tema della compliance e delle regolamentazioni, che rendono ulteriormente complesse, se mai ce ne fosse bisogno, il settore».
Alla base dei cyberattacchi però c’è un aspetto che spesso viene sottovalutato: la grande maggioranza degli attori di questo settore (da McAfee a Symantec fino a TrendMicro) si muovono cercando di proteggere i propri clienti da minacce già note (e scoperte sulla “pelle” dei primi che vengono infettati e attaccati) mentre nel mondo della rete di oggi i comportamenti pericolosi alla base degli attacchi stanno diventando sempre più difficili da monitorare e quindi da cogliere in tempo.
La nuova generazione di persone che utilizzano la rete e i servizi che le aziende mettono in piedi, spiega Christian Busch, ricercatore della London School of Economics, ci sono bisogni e gerarchie di pensiero diversi. La tipica piramide dei bisogni di Maslow, che ha fatto per decenni da caposaldo per gli studi del settore, è cambiata profondamente. I bisogno sono diventati parte di una economia dell’accesso e della condivisione, dello sharing, che sta cambiando anche il valore dei servizi e delle risorse messe a disposizione in rete. «Questo – dice Busch durante la conferenza di NetEvents – ha lo steso impatto: l’importanza crescente del motivo per cui le persone e le aziende fanno le cose». I valori per i quali fanno quel che fanno. Valori genuini che costituiscono la base delle attività di oggi: tutela dei dati personali e privacy diventano così qualcosa di più che non un semplice adempimento burocratico e una richiesta tecnologica: sono invece alla base.
Dopotutto, la tecnologia e il cloud, assieme alla mobilità, è quello che secondo Jean-Baptiste Su, analista e giornalista per Forbes con sede a San Francisco, costituisce la base della trasformazione delle aziende: tecnologia per creare organizzazioni ad alta performance, tecnologia per attrarre clienti con servizi nuovi nella nuvola che generino più valore..
Le aziende in ultima analisi, nonostante le richieste della compliance normativa, sono responsabili della loro “postura sulla sicurezza”, a prescindere da chi gestisce le loro infrastrutture tecnologiche. Questo punto di partenza è importante per capire lo spostamento dell’asse della responsabilità: dai mezzi ai dati, dal fornitore di servizi al suo fruitore. «Non si può chiedere sicurezza – dice Su – senza preoccuparsi di fare in modo di essere effettivamente sicuri».
Alla fine, comunque, il prossimo passaggio di evoluzione del cloud passa attraverso le telco e lo sviluppo di infrastrutture per la Internet of Things. «I trend più caldi – dice Ian Keene di Gartner – sono chiari: Lte sempre più veloce, cloud gestito da sistemi più flessibili e piccoli, reti di internet of things e la digital business trasformation come paradigma del cambiamento». Un cambiamento che rivoluziona il modo in cui lavorano le aziende, anche quelle apparentemente più lontane dalla tecnologia e che vede certamente, come detto la sicurezza in primo piano.
«Dopotutto – conclude Jeremiah Caron di Current Analysis – quello che abbiamo visto con il nostro lavoro di ricerca sulle aziende che hanno lanciato progetti di Internet of Things in questi anni è il bisogno di strutture tecnologicamente flessibili, adeguate e sicure. Il supporto viene certamente dalle telco che sono in questo momento in una situazione unica per supportare questo tipo di progetti. Vedremo nei prossimi mesi cosa succederà».