L'INTERVISTA

Crisi Tlc, Rangone: “Innovazione unica via di uscita e bisogna rieducare i consumatori”

Il presidente di Digital360: “I nodi sono venuti al pettine ma non è una sorpresa. E la partita non può giocarsi solo sul terreno delle reti. È necessario entrare a testa alta nel mercato dei servizi a valore aggiunto come cloud e cybersecurity ma non bastano le partnership o gli investimenti di scarsa portata. Un intervento dall’alto appare quasi inevitabile nel momento in cui il comparto non riesce ad autoregolarsi”

Pubblicato il 15 Giu 2023

rangone

“I nodi sono venuti al pettine, le telco sono nel bel mezzo della tempesta e non è una sorpresa. Sono anni che a Telco per l’Italia dibattiamo della questione e siamo alla resa dei conti”: Andrea Rangone, presidente di Digital360 è stato fra i primi a lanciare l’allarme già da un decennio a questa parte ma “non bisogna darsi per vinti e bisogna trovare la via per uscire dalla crisi e tornare a recuperare competitività”, è questo l’auspicio.

 Presidente, come uscirne?

Il tema è questo: gli investimenti bisogna farli, è fuor di dubbio, ma i margini sono troppo risicati per garantire la sostenibilità. Ed è così da anni. I riflettori sono puntati sulla questione infrastrutturale ma bisogna ampliare gli orizzonti altrimenti non se ne esce. Le telco non possono continuare a configurarsi principalmente come carrier: nel B2B sono stati lanciati servizi a valore, ad esempio sul fronte del cloud e della cybsersecurity, ma si tratta di iniziative ancora troppo deboli per una presa sul mercato che consenta di invertire il trend della decrescita. Non bastano le partnership, e gli investimenti sono stati poco coraggiosi al netto di qualche sporadica iniziativa: servono operazioni forti, ad esempio attraverso acquisizioni ma anche in chiave di open innovation per una rivoluzione che parta dall’interno e poi vada verso l’esterno.

Però non ci sono i soldi per investire.

Non ce ne sono abbastanza ma quelli che ci sono bisogna orientarli nella giusta direzione. Le telco continuano imperterrite a farsi la guerra sui prezzi: ciò dimostra scarsa visione industriale e manageriale. la competizione sulle tariffe non porta da nessuna parte, è la leva più semplice ma quella che inevitabilmente distrugge il valore di tutta la filiera.

Il consolidamento, è arrivato il momento?

In realtà il consolidamento sarebbe già dovuto avvenire da molto tempo. Ma l’errore più grande è stato fatto a livello di autorità, in primis la Commissione europea che è stata più realista del re addirittura più liberale e liberista di americani e inglesi facendo proliferare gli operatori al posto di favorirne la riduzione e l’accorpamento. Una misura che avrebbe consentito anche e soprattutto di dare vita a campioni europei. La guerra dei prezzi non si sarebbe mai innescata se la competizione fosse stata fra meno soggetti. Ora cosa si fa? Si pensa a meccanismi di sussidio? A coinvolgere altri soggetti nell’infrastrutturazione? E per quanto tempo? È più che auspicabile un intervento sulla questione delle tariffe attraverso, ad esempio, meccanismi di pricing su modello di quelli di altre utilities come energia e trasporti per ridare ossigeno alle telco. Le telco sono finite in un circolo vizioso, un intervento dall’alto a questo punto appare quasi inevitabile.

Nel frattempo cresce la disaffezione legata a scarsa qualità delle offerte, disservizi e chiamate indesiderate. Il Garante Privacy ha preso seriamente a cuore la questione del telemarketing selvaggio e nei giorni scorsi ha comminato una serie di multe pesanti. Come recuperare la fiducia dei consumatori?

Se non investi in innovazione e nello sviluppo di servizi, se hai un debito monstre e non hai marginalità è chiaro che le conseguenze si abbattono sui consumatori in termini di qualità e sui lavoratori in termini di occupazione e quindi di licenziamenti. È matematico. Ma bisogna anche rieducare i consumatori: non si possono pretendere giga gratis, minuti illimitati e quant’altro e allo stesso tempo pretendere qualità nell’assistenza e nel funzionamento dei servizi. La vera sfida è far capire ai consumatori che qualità e prezzo sono due fattori strettamente legati e che le tariffe in Italia sono fra le più basse al mondo: come mai i consumatori conoscono bene ad esempio la differenza fra un telefonino di fascia bassa e uno di top di gamma e sono disposti a spendere anche oltre mille euro per uno smartphone ma poi pensano che la connessione a internet debba essere quasi gratuita? Non può funzionare.

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