“Michael Dell? Vuole dare vita a un’offerta che resisterà sul mercato per lungo tempo. L’obiettivo è creare un singolo provider che possa coprire tutte le esigenze delle imprese garantendo economie di scala efficaci su qualsiasi tipo di Cloud. In altre parole, noi possiamo essere il ponte che unirà anche le piattaforme legacy al Cloud vero e proprio”. Parola di Maurizio Carli, Executive Vice President Worldwide Sales di VMware. “EMC possedeva l’80% dell’azienda, dopo l’acquisizione Dell detiene il 30% delle quote”, continua il manager. “Una maggiore libertà d’azione è diventata necessaria perché ora la nostra missione è quella di operare in un ecosistema di partner decisamente più vasto. Attualmente generiamo revenue per sette miliardi di dollari, ma la traiettoria che stiamo seguendo ci porterà verso i dieci miliardi”.
CorCom ha potuto incontrare Carli e altri top manager di VMWare in occasione dell’evento europeo di riferimento dello specialista della virtualizzazione, il VMWorld, che si è tenuto a Barcellona a metà ottobre. Una convention all’insegna delle novità e degli aggiornamenti delle soluzioni offerte dal vendor, ma inevitabilmente influenzata nei contenuti dal recente perfezionamento dell’acquisizione da parte di Dell di EMC (a cui fa capo VMWare attraverso la federation) e soprattutto dall’annuncio dell’alleanza strategica con AWS (Amazon Web Services).
“In effetti è quest’ultima la notizia più eclatante”, conferma Alberto Bullani, Country Manager di VMWare in Italia. “Anche nel nostro Paese siamo certi che l’impatto sarà positivo: ci sono clienti che si limitano a spostare sul Public Cloud solo carichi di lavoro non mission-critical. Ora abbiamo buone ragioni di ritenere che le aziende che stavano valutando un avvicinamento ad Amazon anche per altri tipi di operazioni saranno più propense a farlo, avendo a disposizione, grazie a VMWare, un livello di servizio più alto e un hardware dedicato”. Luca Zerminiani, PreSales Manager per il mercato italiano, precisa che rispondere alla sempre maggiore necessità di automazione delle aziende bisogna puntare su sistemi hybrid e seamless. “Come azienda stiamo lavorando su due fronti: da una parte c’è la Cloud foundation attraverso cui realizziamo soluzioni dedicate come software defined datacenter preintegrati. Poi c’è l’approcio Cross cloud, grazie al quale riusciamo a estendere governance, management e networking tipici del servizio VMWare anche verso Cloud pubblici di terze parti”.
La possibilità che VMWare tenti poi un ulteriore salto verso il Public Cloud attivando propri data center è stata immediatamente negata da Carli: “Non avremo mai un business come quello di Amazon, occorrono investimenti troppo elevati. Abbiamo deciso di fare leva sulla nostra tecnologia e allearci in qualità di leader nel Private Cloud con il numero uno del Public Cloud”. Una strategia su due livelli, visto che sull’altro versante c’è l’interconnessione con l’offerta Softlayer di IBM. “Vogliamo abilitare qualsiasi cliente all’utilizzo di qualsiasi Cloud su qualsiasi applicazione”, ribadisce Carli.
Il nuovo paradigma adottato da VMWare influisce inevitabilmente anche sul sistema dei partner e dei reseller. “Se prima in Italia in molti casi vendevamo direttamente al cliente finale, oggi la tendenza è quella di affrontare il mercato insieme ai grossi service provider. Ma stiamo collaborando anche con aziende con le quali, fino a qualche anno, sarebbe stato impensabile anche solo dialogare”, dice Alberto Bullani. “Gli smart device e e l’Internet of Things richiedono skill nuove, che non riguardano più il mero ambito infrastrutturale, ed è per questo che stiamo entrando in contatto pure con fornitori di dispositivi come Samsung e Apple”.
Maurizio Carli sottolinea invece lo sforzo in atto nei confronti delle operazioni fatte a quattro mani con i system integrator, come Accenture, IBM (in qualità per l’appunto di integratore di sistemi) e Atos. “Ma siamo interessati a lavorare anche con startup e imprese che partono da zero, purché abbiano la giusta visione”, dice il manager. “I distributori devono ripensare il modo in cui sono posizionati sul mercato, e in questo senso esistono due tipi di profili: ci sono le organizzazioni che fanno leva sulle strutture dei grossi player, puntando sul valore generato dal servizio, e poi ci sono quelle di stampo tradizionale, che avranno grossi problemi in futuro in quanto i modelli di business dell’IT si muovono sempre più verso la logica delle utilities”.