Manca ancora una sintesi nel dibattito nazionale sul ruolo e sull’inquadramento normativo e fiscale dei data center. Durante l’audizione nella commissione Trasporti della Camera, nell’ambito dell’esame delle proposte di legge per la disciplina dei centri di elaborazione dati, i rappresentanti di Anitec-Assinform hanno “proposto un intervento perché ci sia un’interpretazione autentica da parte del Parlamento per trattare in effetti questi data center nell’ambito della disciplina Ocse. I data center, come noto, non sono una stabile organizzazione ai fini della disciplina fiscale europea. Il punto è chiarire perché non lo sono”.
Secondo Ernesto Belisario, membro del comitato scientifico di Fondazione Italia digitale, “è fondamentale una norma che semplifichi e renda uniformi, su tutto il territorio nazionale, questo tipo di processi: il mercato e l’evoluzione tecnologica hanno bisogno di risposte veloci. C’è poi la necessità di coinvolgere i diversi attori istituzionali non solo per la sostenibilità, ma anche per esempio l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, il Garante della privacy e l’autorità che sarà individuata per l’intelligenza artificiale nella definizione di criteri e requisiti che non solo rendano da un punto di vista urbanistico più semplice la realizzazione di questi progetti, ma che continuino a fornire tutte quelle garanzie in tema di dati che sono indispensabili”.
Google e Microsoft: sovranità e consumo energetico non sono temi critici
Il confronto coinvolge anche due dei principali provider di servizi digitali tra quelli presenti sul mercato italiano, Google e Microsoft.
“Noi pensiamo due cose apparentemente in contraddizione: avere dati localizzati in un solo posto è strutturalmente inefficiente e meno sicuro, ma riconosciamo anche che per alcuni settori e per alcune categorie di dati possa essere utile averli localizzati sul territorio nazionale. Per questo crediamo sia necessario avere regole sia per avere qui data center che ospitano dati strategici, sia regole che facilitino lo scambio di dati nell’Unione europea e nei Paesi alleati, perché quanto più siamo in grado di far circolare i dati tanto più l’infrastruttura internet sarà sicura”, ha spiegato durante l’audizione Diego Ciulli, responsabile relazioni istituzionali di Google Italia. “La norma sui data center è utile, ma non deve essere confusa con i temi di sovranità digitale. Attiene molto più con il far essere l’Italia al centro di una grande infrastruttura globale”, ha aggiunto. Per farlo, la “chiarezza normativa è sempre utile”, come sono “utili tre elementi: in primis, il grande segnale politico, anche agli investitori internazionali, che l’Italia vuole attrarre questo tipo di investimenti e quindi chiarisce la normativa per farlo; il secondo è la certezza del diritto, in particolare dal punto di vista fiscale; il terzo è la capacità dell’infrastruttura energetica del Paese di supportare questo tipo di infrastrutture e di investimenti“.
Pure Microsoft chiede “certezza del quadro normativo procedurale”, ma anche maggiori garanzie sulle tempistiche. “È un punto su cui altri Paesi dell’Unione europea si stanno muovendo in termini di snellimento delle procedure. Auspichiamo, quindi, che il quadro possa andare verso questa certezza”. Lo ha detto Francesca Bitondo, direttrice rapporti istituzionali di Microsoft Italia, che ha precisato: “Ad oggi non c’è un tema di fabbisogno energetico in Italia. Anche rispetto agli investimenti che abbiamo annunciato, non è tanto questo il tema. Il vero tema è quello delle tempistiche e della certezza procedurale. Microsoft ha investito sulla riconversione di un reattore nucleare negli Stati Uniti: ci adeguiamo alle energie presenti nei territori in cui operiamo. Ad oggi non abbiamo nessun piano diretto in Italia, ma nei Paesi in cui è disponile usiamo anche il nucleare”.
Per Dario Francescatti, responsabile sviluppo territori di Microsoft Italia, sarebbe necessario “fare chiarezza sui ruoli, sulle competenze e sulle responsabilità di diversi enti e autorità delimitando gli spazi e le competenze in modo da avere chiarezza nella procedura. Evitare sovrapposizioni o gap, quindi mancanza di continuità tra una procedura e l’altra, ma anche evitare la rigidità di alcune consequenzialità che impediscono di risparmiare tempo rispetto agli iter istruttori di diverse pratiche. Su questo, secondo noi, c’è un ampio margine di guadagni: si può parlare di diversi mesi, se non di anni tra l’avvio delle procedure e avere i permessi per poter iniziare materialmente sul sito”.
Osservatorio Polimi: un potenziale di 15 miliardi di investimenti
All’audizione nella commissione Trasporti della Camera hanno partecipato anche Luca Dozio e Marina Natalucci, direttori dell’Osservatorio Data center del Politecnico di Milano. Dozio ha sottolineato che “quello dei data center è un mercato che sta vivendo una fortissima crescita che stiamo registrando già a partire dagli scorsi anni, ma che prevediamo continuerà nei prossimi anni. Guardando al numero dei player attivi nel nostro territorio, nel 2022 erano 58 e ne prevediamo 74 entro la fine del 2025. Questo ci fa capire come sta diventando un mercato attrattivo anche per gli investimenti esteri”. L’Osservatorio ha stimato 15 miliardi di euro potenziali di investimenti sul territorio dal 2023 al 2025. “Si tratta di investimenti potenziali perché non siamo l’unico territorio attrattivo e in più dovremmo essere bravi a creare le condizione adeguate, perché ad oggi la mancanza di un inquadramento normativo così come di un processo chiaro di approvazione dei progetti allunga i tempi e questo può creare incertezze”, ha aggiunto l’analista.
“Suggeriamo un dialogo con gli enti preposti, nazionali e sovranazionali, rispetto all’impatto energetico del settore, perché in questo momento la necessità di collegare queste infrastrutture all’alta tensione e la lentezza nel costruire queste infrastrutture, unita a un prezzo dell’energia piuttosto alto rispetto ad altri Paesi europei, rischia di farci perdere opportunità”, ha chiosato Marina Natalucci.