MERCATO

Dropbox dopo le Pmi adesso mira all’enterprise

Il Ceo Drew Houston lancia la strategia con alleanze di peso, tra cui HP Enteprise. Sono 8 milioni i clienti business e 400mila i clienti paganti su 400 milioni di utenti base

Pubblicato il 05 Nov 2015

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Qualcosa cambia all’ombra delle nuvole dei dati. Una delle più interessanti fra le aziende di questo settore, Dropbox, ha appena flesso i muscoli preparandosi a un salto in avanti che potrebbe avere importanti ripercussioni nei prossimi mesi.

Drew Houston, co-fondatore e Ceo di Dropbox, ieri ha tenuto banco durante l’evento Dropbox Open organizzato a San Francisco da uno dei principali fornitori di spazio di archiviazione e sincronizzazione nel cloud. Dropbox ha presentato nuovi strumenti per la collaborazione in ambienti enterprise, con tool simili a quelli offerti dai rivali di Box, ma anche app specifiche per il nuovo iPad Pro (Dropbox Paper) e numeri sull’andamento del business.

Partiamo da quest’ultimo aspetto. Ad oggi Dropbox ha 400 milioni di utenti, di cui 150mila paganti. Otto milioni di aziende, 140 miliardi di documenti, 2,8 miliardi di connessioni e 200 milioni di apparecchi registrati. Non c’è esempio nella storia della documentaristica analogica per paragonare la mole di informazioni accumulate sui server di Dropbox dai suoi clienti.

Dropbox ha annunciato miglioramenti sul tema della sicurezza e riservatezza dei dati nel cloud, soprattutto per i clienti business ma anche per gli utenti “normali”. Negli Usa ha ottenuto anche la conformità all’HIPAA (Health Insurance Portability and Accountability Act): certificazione necessaria per strutture e operatori sanitari Usa che vogliano migrare gli archivi dei pazienti sul cloud seguendo le regole delle Protected Health Information (PHI). In questo modo Dropbox si pone come attore tecnologico significativo nel mercato della dematerializzazione sanitaria.

Tra le altre cose significative: il lancio di Dropbox Enterprise, per le grandi aziende (sulla falsariga di Dropbox Business) che però prevede un livello di customizzazione dell’offerta ritagliato su misura azienda per azienda. Una cosa impossibile per la variante Dropbox Business e invece necessaria per quanto riguarda le esigenze dei grandi colossi, compresa formazione e certificazione interna.

Dal punto di vista di Dropbox Business, la crescita è stata significativa: da 100mila a 150mila aziende in un anno. Da Expedia a Zillow, da Meredith Corporation a National Geographic, Macmillan Publishers fino a realtà anche nel nostro paese che pagano per accedere ai servizi di Dropbox Business in modalità automatica erogati dal cloud. Alla base del successo di questo settore B2B c’è l’evoluzione del servizio di Dropbox da semplice “hard disk tra le nuvole” con parziali funzioni di condivisione a vero e proprio servizio di collaborazione su ampi gruppi di utenti.

Alla conferenza non sono mancate notizie dal fronte degli sviluppatori e delle partnership. Nella Api Economyinfatti Dropbox gioca una partita importante: il suo servizio è necessario ed ha successo nella misura in cui viene integrato nei sistemi operativi ma anche e soprattutto nelle app di terze parti. Per questo il Dropbox Partner Network ha un ruolo importante nella definizione delle risorse necessarie agli sviluppatori e il modo in cui renderle sufficienti. Il programma prevede una serie di partner Premier, per adesso 45, a cui seguiranno altre novità, oltre a nuove Api per la condivisione di cartelle e di link a documenti.

Infine i reseller, il canale (virtuale) di Dropbox. Sino ad ora l’azienda è stata centralizzata nella sua strategia go-to-market, ma fornisce supporto a tutti i partner e reseller in maniera simmetrica. Aumentano adesso le partnership di peso, come quelle con Ingram Micro, Synnex e soprattutto con HP Enterprise che diventa reseller di Dropbox Business. Con una rete di circa 400mila reseller, la potenzialità è quella di raggiungere alcune decine di milioni di attività commerciali.

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